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lunedì 25 novembre 2019

Un'eccellenza chiamata N.O.R.M.

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", molti di voi mi hanno chiesto di parlare del Nucleo Operativo Radiomobile dei Carabinieri e del loro servizio h24 svolto in gazzella.
Il N.O.R.M. dell'Arma dei Carabinieri è l'insieme di militari che opera sul territorio a tutela e protezione del Cittadino.
Ogni gazzella del N.O.R.M. pattuglia una zona ben precisa e - in coordinamento con le altre gazzelle - svolge controlli sistematici di polizia atti a prevenire il crimine ed i reati. In una realtà come quella di Milano il N.O.R.M. svolge una media di 50 interventi a turno (6 ore) quindi si parla di circa 200 interventi ogni 24 ore.
Il N.O.R.M. è un reparto di pronto intervento. L'impiego delle gazzelle che vengono dispiegate quotidianamente è diretto a far fronte alle necessità del Cittadino che si rivolge al 112. In più il Radiomobile espleta un'azione di pattugliamento e prevenzione nell'ambito di un piano di controllo coordinato del territorio con le Questure (e le altre forze di polizia) atto ad impedire che i reati vengano commessi.
Giornalmente quindi viene garantita una sorveglianza pressoché totale dell'area che il N.O.R.M. ha in pertinenza. I militari vengono impiegati sulla strada per osservare il territorio, notare eventuali comportamenti illeciti e rendicontare al Comando Provinciale quelle che sono le zone di maggiori criticità e di maggior concentrazione delinquenziale.
Quando si vede una gazzella sostare in aree apparentemente tranquille e/o di bassa affluenza, in realtà, ci si trova dinanzi a due Carabinieri che controllano lo scorrere delle autovetture e monitorano il flusso in determinate ore ed in determinati giorni. Questo tipo di controlli avviene per pianificare in modo efficiente ed efficace ciò che conosciamo più comunemente come "controllo di polizia stradale".
Il Codice della Strada, infatti, è lungo, articolato e cavilloso. I Carabinieri, per farlo rispettare al meglio, cercano di individuare i luoghi più indicati per i controlli e le aree dove è più facile trovare contravventori e "furbetti" della strada.
Nelle piccole città è più facile vedere le gazzelle appostate nei pressi della stazione ferroviaria, di pompe di benzina su strade provinciali, di aree di sosta per camper e caravan, e di luoghi frequentati da autotrasportatori e mezzi pesanti.
Questo ha una spiegazione pressoché logica. Nelle adiacenze delle stazioni ferroviarie è più facile che ci siano incontri fugaci fra spacciatori ed assuntori. Sulle strade provinciali ad alta frequentazione è più facile che vi siano prostitute, auto ad alta velocità, ... Nelle aree di sosta per camper e caravan è più facile trovare soggetti interessati al furto sui mezzi e/o camperisti che svuotano le "acque nere" in modo non conforme alle normative vigenti. In piazzole dove sostano camion, pullman e altri mezzi costosi è altresì importante che i Carabinieri girino per far da deterrente a quanti - complice la notte - credono di poter rubare il carburante dai serbatoi mentre l'autotrasportatore dorme e così via.
Il servizio di pronto intervento quindi non risponde sempre alle chiamate che i cittadini fanno al 112. Molto spesso gli interventi di pattugliamento attenti e mirati dei Carabinieri del N.O.R.M. fanno sì che il cittadino non abbia bisogno di dover chiamare il 112. Sono moltissime le zone delle nostre città che sono diventate sicure grazie al lavoro metodico e costante delle gazzelle del Radiomobile che - con la loro sola presenza - hanno "disturbato" i malfattori convincendoli a desistere dalla condotta criminosa.
Ovviamente non è tutto semplice come ve lo sto descrivendo.  Non di rado capita di imbattersi - soprattutto in orario notturno - in soggetti in stato di forte ebbrezza che "danno di matto" prendendo la strada pubblica per una pista di rally. Quando i Carabinieri del Radiomobile li beccano alla guida procedono con il famoso "test del palloncino". Una volta accertata l'alta concentrazione di tasso alcolemico nel sangue - calmano il soggetto e - dopo qualche minuto - ripetono l'esame per vedere se il tasso rilevato in prima battuta si è attenuato, stabilizzato o affievolito. Spesso, troppo spesso, il soggetto in questione inveisce contro i militari e a volte li aggredisce anche fisicamente. Capite tutti che spesso questo avviene in aree cittadine extraurbane e quindi i cittadini non sono al corrente del controllo effettuato. Qui torno a dire quello che dico sempre. Il fatto che non vediamo i Carabinieri fare controlli di questo tipo non significa che non vengano fatti. I militari dell'Arma non mettono i manifesti per vantarsi di quello che fanno; lo fanno e basta.
I Carabinieri del N.O.R.M. sono soprattutto quegli angeli in uniforme che intervengono quando qualche uomo (indegno di esser definito tale) picchia, maltratta ed aggredisce una donna. I militari del Radiomobile sono quegli eroi silenziosi che entrano nelle case delle donne maltrattate per prestare loro un primo soccorso ed avviare l'iter di protezione della donna in stato di difficoltà psico-fisica.
I Carabinieri del N.O.R.M., in coordinamento con i loro colleghi delle Stazioni, sono quegli angeli custodi che entrano in punta di piedi nella vita di queste donne per convincerle a riprendersi in mano la libertà e la serenità di cui ogni essere umano non può essere privato.
Le donne vittime di violenza soccorse dai Carabinieri hanno tutte ben impressa nella memoria la domanda che il militare in turno ha fatto loro: "Signora, da quanto tempo succede? Da quanto tempo?". Ricordano che - un po' per paura e un po' per amore - la loro risposta è stata evasiva e quasi giustificativa del loro carnefice. Ma ricordano le parole amorevoli e rassicuranti del Carabiniere: "Ricordi che l'amore non è violenza. Non deve permettere a nessuno di alzarle le mani. L'amore non si dimostra con le botte. Lo denunci. Ci permetta di aiutarla e di assicurare il suo aguzzino alla giustizia".
Bene, nella giornata dedicata alle Donne Vittime di Violenza, ho voluto fare il mio piccolo ma sincero encomio ai Carabinieri del Nucleo Operativo Radio Mobile che ho più volte visto in televisione a seguito di testimonianze di donne che - dopo essersi rivolte a loro - hanno riottenuto una vita serena e spensierata.
A quegli angeli dal cappello fiammante, a quegli eroi dalle braghe rigate di rosso, a quegli uomini con gli stivaloni va il mio più devoto ed accorato GRAZIE per ciò che fanno a tutela dei cittadini, dei deboli e dei senza voce.
L'Italia è una grande Nazione e lo è per la presenza di questi Angeli chiamati Carabinieri!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

giovedì 14 novembre 2019

Il Beato Teresio Olivelli, un Alpino morto per amore

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", questa sera voglio parlarvi della storia di un Ufficiale Alpino che è stato beatificato in virtù del suo grande amore e del suo cuore immenso. La sua breve esistenza terrena è durata solo 29 anni ma il segno che egli ha lasciato è stato profondo ed indelebile.
Teresio Olivelli è nato il 7 gennaio 1916 a Bellagio, in Provincia di Como. Cresce in un ambiente profondamente cristiano fatto di studio, sport, e impegno caritatevole. Dopo gli studi superiori va a Milano per frequentare il Corso di Laurea in Giurisprudenza. Purtroppo però l'Italia si trova nel pieno dei tumulti bellici che devastano l'Europa e Mussolini si trova costretto dagli eventi a fare l'alleanza con la Germania nazista di Hitler.
Teresio non condivide la scelta fatta dal Duce ma per senso del dovere ed amor di Patria chiede ed ottiene di partire per la Campagna di Russia come Ufficiale Alpino. La sua motivazione è riassunta in poche ma profondissime parole: "Non ho eroici furori. Solo desidero di fondermi nella massa, in solidarietà col popolo che senza averlo deciso, combatte e soffre".
Questa sua motivazione viene vissuta concretamente nella vita al fronte. Mangia poco per lasciare razioni più sostanziose a chi ha fame, crea piccoli cenacoli di preghiera in luoghi improvvisati per diffondere la speranza in una terra apparentemente abbandonata da Dio, chiacchiera per ore con tutti i commilitoni in modo da farli sfogare e non farli crogiolare fra gli orrori della Guerra.
Nel 1943, dopo atroci sofferenze, riesce a lasciarsi le steppe russe alle spalle e a rientrare in Italia. La situazione che trova nel comasco è tremenda. Teresio non può stare con le mani in mano perché il Vangelo lo sprona ad aiutare chi sta peggio. Oltretutto, dopo aver servito la Patria nel glorioso Corpo degli Alpini, non può scrollarsi di dosso le responsabilità che gli sono ormai proprie. Decide, anche se non ne condivide interamente gli ideali, di unirsi alla Resistenza Lombarda: non come guerrigliero arrabbiato ma bensì come cristiano, compiendo una vera e sincera "rivoluzione dell'amore". A differenza dei "compagni" di resistenza, Teresio non commette omicidi, non tortura e non stupra. La sua azione di resistenza è fondata sul principio di "ribellione per amore" che deve portare alla crescita spirituale, all'amore fraterno ed alla sussidiarietà in favore di chi è più sfortunato. Tutte le persone che hanno la fortuna di incontrarlo vengono raggiunte da questi insegnamenti ma Teresio non si accontenta di raggiungere una manciata di persone. Pur sapendo a cosa va incontro fonda, con altri temerari, il giornale clandestino "Il Ribelle" che - ben presto - arriva nelle mani dei gerarchi nazisti presenti sul territorio italiano. Questi non tollerano che qualcuno possa parlare di rivoluzioni e ribellioni fondate sull'insegnamento di Cristo. L'Alpino Olivelli viene immediatamente inserito fra gli esponenti pericolosi per il Reich con l'accusa di essere un "esponente cattolico ambrosiano".
Il 27 aprile 1944 Teresio Olivelli viene arrestato a Milano e - senza esser sottoposto a regolare processo - viene deportato al Campo di Concentramento di Fossoli prima e di Hersbruck, in Germania, poi. In quest'ultimo Campo di Concentramento Olivelli viene barbaramente ucciso il 17 gennaio 1945 da un branco di gerarchi nazisti che non accettano il suo atteggiamento di "buon samaritano" verso i gli altri internati. Teresio, infatti, difende i compagni maltrattati, aiuta quanti non riescono a portare a termine le fatiche e crea momenti clandestini di preghiera nelle baracche.
Dopo l'uccisione i gerarchi non perdono tempo e gettano il corpo di Teresio Olivelli in un forno crematorio.
La Chiesa Cattolica, il 3 febbraio 2018 beatifica l'Alpino Teresio Olivelli per esser stato ammazzato in odio alla fede.
Carissimi, come sapete il mondo partigiano non mi rappresenta e non gode della mia stima. Il 25 aprile non festeggio perché non credo ci sia nulla da festeggiare ma dinanzi alla storia di un uomo grande e corretto come il Beato Teresio Olivelli mi tolgo il cappello e abbasso lo sguardo.
I partigiani continuano a non rappresentarmi ma le singole persone, quelle che hanno fatto il loro dovere di Italiani e di Cristiani, hanno tutto il mio rispetto e la mia venerazione.
Grazie ancora di cuore per il grande seguito che date a questo mio blog. Siete stupendi.
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

martedì 12 novembre 2019

Un Parà al comando dell'Accademia Militare di Modena: il Generale Rodolfo Sganga

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", molti di voi in questi giorni mi hanno chiesto che cos'è la Missione UNIFIL e in cosa consiste. Avrei potuto copiare ed incollare ciò che dice Wikipedia ma ho deciso di rispondervi con le parole di uno dei più grandi militari che il nostro Paese ha oggi in servizio: il Generale Rodolfo Sganga, già Comandante della Brigata Paracadutisti Folgore ed attuale Comandante dell'Accademia Militare di Modena.
Nel 2017 il Generale Sganga era Comandante del contingente italiano in Libano nell'ambito della Missione UNIFIL. E, quando gli veniva chiesto che cosa fosse UNIFIL, rispondeva: "UNIFIL è la missione che si è schierata nel Sud del Libano a seguito della Risoluzione dell'ONU 17/01/2006 con il compito di monitorare la cessazione delle ostilità, supportare le Forze Armate libanesi e supportare la popolazione locale. L'Italia gioca un ruolo di primo piano nell'ambito della Missione UNIFIL. Basti pensare che dal 2006 ad oggi abbiamo avuto tre generali italiani che hanno ricoperto l'incarico di Force Commander, quindi di Capo di tutta la Missione. L'Italia fornisce un contingente che è certamente uno dei più numerosi dei 41 Paesi contributori alla Missione di UNIFIL e assume la responsabilità del Settore Ovest che oggi è alle mie dipendenze, sotto il mio comando. Inoltre investe in termini di budget un notevole quantitativo di denaro per supportare la popolazione locale attraverso dei progetti che sono finalizzati a migliorare le condizioni di vita della popolazione stessa. Come Esercito Italiano svolgiamo tutta una serie di attività che sono rivolte a fornire sicurezza nei confronti della popolazione locale, a supportare le Forze Armate libanesi nello svolgimento dei loro compiti istituzionali ed è comunque un successo nei confronti della popolazione locale che non viene dal caso. Noi Italiani abbiamo questa capacità particolare di empatia nei confronti di altre popolazioni che sicuramente ci rende più idonei di altri a connetterci con la popolazione locale. Però questo successo è dato anche da una grossissima attività di addestramento che viene fatto al personale a premessa dell'immissione in teatro operativo e che consente di valorizzare questa capacità di empatia e ci permette di connetterci con la popolazione locale in maniera estremamente efficace. Inoltre, ho avuto modo di incontrare i leader religiosi delle principali confessioni e tutti hanno un'unica visione che è quella che la religione deve mirare alla pace per i popoli". (Marco Petrelli, intervista al Generale Rodolfo Sganga, Comandante del Force Lebanon Commander, Shama, Libano, 26 dicembre 2017)
Il 13 settembre 2019, il Generale Rodolfo Sganga ha ricevuto la Bandiera d'Istituto dell'Accademia Militare di Modena divenendone ufficialmente il Comandante. Intervistato dalla "Gazzetta di Modena" ha detto: "Torno a Modena con il sentimento di un ragazzino che torna a casa sua dopo un lungo periodo di assenza. Io sono stato qui da Allievo, sono stato qui dieci anni più tardi da Comandante di Compagnia e adesso ci torno da Comandante dell'Accademia. Io, come tutti gli Ufficiali dell'Esercito Italiano, ho partecipato a numerose missioni all'estero, in vari teatri operativi, e poi dal 2014 al 2017 sono stato Addetto Militare presso l'Ambasciata Italiana a Washington D.C.
Colgo dal mio predecessore un'eredità importante ed intendo proseguire seguendo la continuità assoluta in tutte le iniziative così come impostate dal Generale Stefano Mannino".
Carissimi, dinanzi ad Ufficiali di questo calibro, in presenza di Comandanti di questa levatura, non si può che battere il tacco ed abbassare lo guardo. L'Italia è una Nazione grande e gloriosa non tanto per i bei monumenti e le opere d'arte ma soprattutto per uomini come il Generale Sganga che, ogni giorno, spendono la loro vita in funzione di un bene supremo: l'Amor di Patria.
L'Accademia Militare di Modena e gli Allievi Ufficiali hanno l'onore ed il privilegio di poter apprendere dal Generale Sganga la difficile arte del soldato che è fatta di sudore, sacrificio, impegno, dimenticanza di sé, e molte traversie. Al Comandante ed ai suoi allievi giunga il nostro più affettuoso ed accorato "in bocca al lupo" per il tempo che trascorreranno assieme fra formazione e servizio.
Una Acies!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

venerdì 8 novembre 2019

"Cuore Alpino" omaggia i Vigili del Fuoco

Carissimi Vigili del Fuoco,
questa lettera vuol essere un segno di affetto e di sincera vicinanza al Vostro Corpo Nazionale nel giorno in cui l’Italia tutta ha dato l’ultimo ed estremo saluto a Marco, Matteo e Antonino.
Quando succedono cose così non ci sono parole che abbiano un senso. Nei nostri cuori alberga un misto di sensazioni che vanno dal dolore alla rabbia, dallo sconforto al senso di oblio. Tutti i Vigili del Fuoco che hanno prestato servizio assieme ai tre Caduti sicuramente oggi hanno una sola domanda: “Perché?”.
Come migliaia di Italiani, questa mattina, ho seguito i Funerali di Stato in diretta su RaiUno perché desideravo mettere il mio “cuore alpino” accanto a quello di tutti Voi eroi con il caschetto che, per l’ennesima volta, avete dovuto dare il congedo obbligato a dei vostri fratelli.
Il Vescovo di Alessandria, nella sua breve ma intensa omelia, ha voluto ricordare che “la vita non è tolta ma è trasformata”. Voi Vigili del Fuoco lo sapete bene ed infatti vivete ogni attimo del servizio come se fosse il primo ma, al contempo, anche l’ultimo. Voi Vigili del Fuoco sapete che quando uscite dalla porta di casa vostra potreste non più farvi ritorno. La vita del Pompiere è questa e – permettetemi – è innestata pienamente nel passo evangelico nel quale Gesù dice: “non c’è Amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. (Giovanni 15:13)
In questi giorni ho visto sui social network un grande ed unanime cordone di ammirazione ed affetto verso i vostri Caduti ma soprattutto verso il vostro Corpo Nazionale. Gli Italiani vi vedono come amici e vi vedono così in virtù della vostra abnegazione e del vostro altruismo.
In questo giorno di dolore e di mestizia per tutti gli appartenenti al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ho perciò ritenuto dovuto e doveroso venire presso il Comando Provinciale di Cuneo (quello a me più vicino) per esprimervi di persona e con sincerità ciò che gli Italiani pensano di voi.
Voi siete gli angeli che tutti noi vogliamo avere vicino quando le fiamme devastano lo nostre case, quando le acque spazzano via le nostre certezze e le nostre fatiche, quando i venti abbattono gli alberi sulle nostre vite e sulle nostre strade, quando scompare qualcuno a cui teniamo e abbiamo bisogno che venga ritrovato.
Voi non siete Italiani come gli altri, voi non siete semplici Servitori dello Stato. Voi siete un barlume di speranza in un Paese ammantato da una nera coltre di indifferenza, egoismo e individualismo. Voi siete una brezza fresca e leggera in un Paese che ha il puzzo dell’opportunismo e del guadagno facile. Voi siete acqua sorgiva in un Paese paludoso fatto di scappatoie e sotterfugi.
Oggi l’Italia tutta ha pianto e si è straziata per questo. Il nostro Tricolore si è sbiadito un poco perché ha perso tre dei suoi figli migliori: Marco, Matteo e Antonino!
Con il cuore in mano, e con la sicura consapevolezza che Santa Barbara stamane era con voi nel portare a spalle i tre feretri, vi abbraccio con sincero affetto e vi dico l’unica parola che ha senso in un momento così ignobile e privo di qualunque logica: GRAZIE!
A nome e per conto della comunità dal “Cuore Alpino”,
Elia

mercoledì 6 novembre 2019

Il Caporal Maggiore Scelto Paolo Pascali riceve la Medaglia d'Oro per le "Vittime del Terrorismo"

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", il 14 aprile 2013 il quotidiano on-line "Lecce Prima" titola: "Afghanistan, feriti lievi in un attentato due militari: uno è un salentino 29enne".
Il salentino di cui l'articolo parla è il Caporal Maggiore Paolo Pascali, nativo di Caprarica di Lecce, in forza presso Barletta all'82 Reggimento Fanteria "Torino" della Brigata Corazzata "Pinerolo".
Sono le 9:30 del mattino, siamo ad Awkalan (Afghanistan). I militari italiani sono impegnati nella quotidiana attività di "Village Assessment" che consiste nella presa di contatto con i leader del villaggio e di ricognizione dei bisogni della cittadinanza. Si trovano sul loro Lince quando vengono investiti dall'esplosione di un ordigno improvvisato. Sono attimi di terrore. Sono attimi di triste consapevolezza. Ma, grazie a Dio, l'epilogo non è poi così tragico. I due soldati più danneggiati dall'esplosione riportano "solo" delle ferite e vengono prontamente trasportati all'Ospedale Militare da Campo di Shindad.
L'attentato puzza di vendetta visto che - proprio i militari del Contingente Italiano - alcuni giorni prima hanno inaugurato un pozzo d'acqua in grado di fornire acqua potabile alle oltre 700 famiglie del villaggio di Mogholam Kohen. Ovviamente i talebani sono infastiditi da questi fatti ed allora sfogano la loro frustrazione e la loro idiozia su chi il bene lo compie senza aspettarsi nulla in cambio.
Ma perché vi racconto questa vicenda proprio oggi?
Ho deciso di raccontarvi la storia di Paolo Pascali perché il 4 novembre scorso presso la Prefettura di Lecce la dottoressa Maria Teresa Cucinotta, Prefetto di Lecce, per conto del Presidente della Repubblica ha consegnato la Medaglia d'Oro per le "Vittime del Terrorismo" al Caporal Maggiore Scelto Paolo Pascali.
Nel giorno in cui l'Italia celebra la Giornata delle Forze Armate il Presidente della Repubblica ha voluto onorare e "medagliare" un valido soldato che, con la sue eroica tempra, continua - nonostante quel 14 aprile - a servire la Patria nell'82 Reggimento Fanteria "Torino".
Il Caporal Maggiore Scelto Pascali vive per la Patria, lotta coi ricordi, onora il Tricolore "evidenziando il coraggio ed il senso del dovere che caratterizzano i soldati dell’Esercito Italiano e, più in generale, gli appartenenti a tutte le Forze Armate". (Fonte: Lecce Sette)
Queste sono le persone che la nostra Nazione deve portare come esempio alle giovani generazioni perché insegnare il valore dell'onore vale più di un problema di trigonometria o delle capitali imparate a memoria.
Come cittadino impegnato da anni sul fronte della memoria storica sento il dovere e la responsabilità di raccontare queste storie sul mio Blog. Nonostante mi sia sentito affibbiare il titolo di "signor nessuno" non mollerò ma, semplicemente, eviterò di condividere i miei scritti e le mie riflessioni con chi considera "nessuno" chi si spende per la memoria gratuitamente e senza tornaconto.
Grazie a tutti voi per l'attenzione e il sincero seguito.
Andrea Elia Rovera
Responsabile per la Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

venerdì 1 novembre 2019

Il luminoso pensiero del Parà Santo Pelliccia

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", per la prima volta dalla fondazione di questo mio Blog porto alla vostra attenzione le parole di un grande soldato della Brigata Paracadutisti "Folgore" che poche settimane fa ci ha lasciati per compiere l'ultimo lancio. Sto parlando di Santo Pelliccia, glorioso sopravvissuto della Battaglia di El Alamein.
Il 15 giugno 2014, un gruppo di congedati della Brigata "Folgore", riunito per il XIII Raduno della Compagnia Paracadutisti "Condor", ha fatto una breve intervista al leone della "Folgore" Santo Pelliccia. Vi riporto alcuni suoi pensieri ed alcune sue considerazioni:
"Noi avevamo un addestramento tale - e una selezione innanzitutto - che ci consentiva di superare tutte le difficoltà tranquillamente. Noi non abbiamo mai avuto una lamentela. Nessuno si è mai lamentato di qualche cosa. Quello che nessuno ha mai spiegato ai Paracadutisti è che le flessioni che si fanno non sono semplice ginnastica ma un omaggio al nostro modo di atterrare. Io dovevo essere Sergente Maggiore ma sono rimasto Paracadutista perché non me ne fregava nulla dei gradi. Gli inglesi, quando videro che non riuscivano a spuntarla in alcun modo, crearono i Reparti anti-Folgore. La storia di El Alamein non la conosce quasi nessuno perché fino al '43 è stata soffocata completamente. Ci rispettano più all'estero che in Italia. 
I giovani di oggi non hanno valori, crescono nel nulla. La morale è scomparsa volutamente. Ai nostri giovani è stato tolto tutto. Come diceva un vecchio re napoletano: "Più è ignorante il popolo, più sono intelligente io". Oggi c'è la caccia all'impiego perché hanno abituato i giovani ad avere tutto comodamente; il sacrificio non esiste. La società è distrutta. Una società senza valori è distrutta, è finita!
Riguardo i Marò posso dire che all'estero stiamo facendo la figura delle pecore, incapaci di difendere i diritti dei propri cittadini. I nostri governanti hanno dimostrato di non essere dei politici ma dei politicanti perché se no quei due ragazzi sarebbero tornati subito in Italia. Abbiamo dimostrato ancora una volta che non contiamo nulla e invece i Marò stanno subendo il mercimonio dei politici che pensano solo a ricavarne qualche utilità personale e non per la Nazione. Sono vittime del fatto che non abbiamo mai avuto un Governo serio italiano. Il Popolo giovane del dopo Guerra ha perso i valori di Dio, Patria, Famiglia. Ci si augura che arrivino politici che siano politici e non politicanti. Noi della Folgore nel 1942 facemmo una prova dello sbarco su Malta con quelli del Battaglione "San Marco" e quindi conosco personalmente i Marò. Sono un modesto rappresentante di quei ragazzi che in Africa hanno dimostrato ancora una volta che l'Italiano è superiore agli altri e a questi due ragazzi dico solo una parola: "Grazie". Abbiamo un Governo di pagliacci, non di politici". (Giuliano Tristo, "Addio al Paracadutista di El Alamein Santo Pelliccia, intervista SENZA CENSURA")
Queste parole sono dure come macigni ma vere com'è vero che la terra ruota attorno al sole. Fare memoria di questi pensieri e riflettere su ciò che è stata la storia d'Italia è necessario e fondamentale. Tra pochi giorni ci troveremo a celebrare la Giornata delle Forze Armate e il mio personale ricordo andrà proprio a Santo Pelliccia, vero figlio del Tricolore ed autentico testimone dell'onore dei Parà.
Spero questo mio breve - ma contenutisticamente spesso - post possa esservi d'aiuto per vivere al meglio e con il giusto spirito la giornata del 4 novembre.
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

domenica 27 ottobre 2019

Quando l'orgoglio italiano... corre i 100m - Omaggio al Caporal Maggiore Scelto Monica Contrafatto

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", questa sera mi sono messo al pc per raccontarvi una storia che definire straordinaria è poco. La storia in oggetto si fonda su una donna, una giovane, grande, donna: Monica Graziana Contrafatto, Caporal Maggiore Scelto Ruolo d'Onore del 1 Reggimento Bersaglieri.
Non vi nego che mi tremano le dita sulla tastiera. Parlare di una così grande persona non è facile ed io mi sento il più indegno della terra a narrarvi la vita e le gesta di un militare così eroico e coraggioso.
Monica, la chiamerò solo così, nasce a Gela nel 1981. Si innamora follemente dei Bersaglieri che vede per la prima volta durante l'Operazione "Vespri Siciliani" e da quel giorno decide che anche lei sarà un Bersagliere dell'Esercito Italiano.
Qualcuno di voi si chiederà perché io abbia deciso di parlarvi proprio di Monica. Ebbene, ve lo spiego subito.
Siamo in Afghanistan, distretto del Gulistan, Provincia di Farah. E' il 24 marzo 2012 e un gruppo di schifosi terroristi, alle ore 18:00 (14:30 in Italia), lancia 3 colpi di mortaio contro la Base Operativa Avanzata (F.O.B.) "Ice" presidiata dall'Esercito Italiano sotto comando della Task Force South-East. Monica era di servizio. Si è recata ai mezzi ed in quel momento è stata colpita dalle schegge di un'altra bomba da mortaio che le hanno provocato una ferita all'arteria femorale ed una severa lesione dell'intestino. A seguito di queste ferite Monica ha perso la gamba destra e un bel pezzo di intestino.
Pensate che rimpianga qualcosa? No!
Se le si chiede: "Ma questa perdita così grave non ti ha fatto pensare che hai sbagliato vita?" ci si sente rispondere: "No, no, no. Io sono felicissima di quello che ho fatto perché comunque quando noi andiamo là andiamo a fare aiuti umanitari, andiamo a portare tipo la pace. Cerchiamo di dare la pace. Costruiamo ponti, scuole, portiamo cibo, coperte, facciamo previdenza sanitaria, quindi io ero felicissima di stare là. Ci ritornerei centomila volte. Ci sono stata - prima dell'incidente - altri sei mesi. Il cielo stellato è bellissimo, la notte le stelle ti illuminavano il viso. Gli occhi dei bambini, quando gli davi una bottiglietta d'acqua, una brioches, erano luminosi, felici. Ti riempivano di grazie. Anche le persone adulte che ti aiutavano, ti ringraziavano quando noi li aiutavamo. Io in Afghanistan ho fatto la pace, non ho fatto la guerra. Io nemici non ne ho visti. I nemici siamo noi stessi, secondo me. Io ho perso una gamba. Sarei stata nemica di me stessa se non lo avessi accettato. Vabbé ho perso una gamba ma posso fare sport e sto cercando di diventare brava nella corsa. Sono un Bersagliere e ho ricominciato a correre. Ci vuole tanto allenamento ma ci vuole forza. Io sono in pace con me stessa, sono serena. Sono un militare, sono un soldato".
Quando le viene chiesto: "A parere tuo per l'Afghanistan c'è speranza?". Lei, con quel suo splendido sorriso, risponde: "Penso che per l'Afghanistan ci sia speranza. C'è tanta gente brava là. C'è tanta gente brava che ci ha pure aiutato qualora c'erano degli ordigni sulla strada che facevamo".
E se la si incalza con: "Cosa vuol dire, per te, essere Italiana?". Lei, con sguardo innamorato, dice: "Essere fiera del mio Paese. Io sono fierissima di essere Italiana. Non cambierei la mia cittadinanza per nessun motivo al mondo. Io sono consapevole che quello che facevo, quello che i miei colleghi continuano a fare in Afghanistan, lo fanno per portare la pace e portare del bene. Se la gente la pensa in modo differente per me non è un problema. Ognuno è libero di pensarla come la vuole".
Credetemi, queste parole le ho ascoltate decine e decine di volte. Ogni volta che le ascoltavo la pelle mi si accapponava di più perché pensieri così profondi nascono solo da un cuore puro e una coscienza cristallina.
Monica ha un senso di italianità difficile da eguagliare e quasi impossibile da capire. Come si fa ad essere così radiosi e pieni di speranza dopo aver perso una gamba? Dare una risposta - qualunque essa sia - risulterebbe anacronistico.
La risposta più bella ce l'ha data Monica alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro nel 2006 quando, dopo una gara iper-adrenalinica, ha ottenuto la Medaglia di Bronzo stando dietro alla grande Martina Caironi che si è conquistata una meritatissima Medaglia d'Oro.
Monica si è innamorata dell'atletica leggera e dei 100m piani grazie ad una gara di Martina Caironi che vide quando era nel letto con la gamba appena amputata. Monica voleva essere su un podio con il Tricolore per rendere onore all'Italia. Monica ce l'ha fatta. E' salita sul podio e lo ha fatto con il suo idolo Martina Caironi.
A fine gara Monica è stata intervistata dai giornalisti sportivi e ha detto poche e semplici parole: "Il mio sogno si è realizzato. Sono contenta. Grazie a Martina ho cominciato a correre ed oggi è bellissimo vincere insieme a lei. Finalmente una gioia per me. Diciamo che a un certo punto non ce la facevo più però vedevo da lontano la medaglia ed il fatto di innalzare una bandiera in più, insieme a Martina. All'Inno d'Italia - essendo un militare - piangerò sicuro, sappiatelo".
Quello che vi ho riportato, è il piccolo e misero racconto di un Italiano che - dopo aver conosciuto la storia del Caporal Maggiore Scelto Monica Graziana Contrafatto - è ancora più ammirato ed innamorato dell'Italia.
Come sapete nel 2021 la mia Cuneo ospiterà la 69esima Adunata Nazionale dei Bersaglieri e, con questo mio umile Blog, colgo l'occasione per chiedere al Generale Comandante della Brigata Bersaglieri "Garibaldi" ed al Colonnello Comandante del 1 Reggimento Bersaglieri di mandarci - in quell'occasione - il Caporal Maggiore Scelto Contrafatto per farci vedere dal vivo com'è fatto un eroe e che volto ha un Italiano vero. Monica è personificazione vivente del Tricolore e poterla incontrare sarebbe per me un onore senza pari. Probabilmente il mio cuore batterà allo stesso modo nel quale ha battuto quando ho sostato presso il sepolcro del Milite Ignoto.
Carissimi, speriamo questo mio appello raggiunga chi di dovere. Intanto mi congedo da voi con la tastiera ma non con il cuore invitandovi ad urlare con me: "Ictu impetuque primus" che significa: "Primo nel colpire e nell’assaltare".
Viva l'Italia, viva i Bersaglieri, onori al Caporal Maggiore Scelto Monica Graziana Contrafatto!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

lunedì 21 ottobre 2019

Ragazzi col fucile in braccio... per noi. Grazie.

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", per la prima volta da quando il Blog è nato vi riporto la riflessione di un santo Sacerdote che voluto scrivere un'ode ai nostri giovani militari italiani.
Padre Vito, questo il suo nome, scrive: "Per guadagnarsi da vivere si deve essere disposti a lavori pesanti. A volte, per di più, si lavora a rischio della propria vita. E' la condizione di tanti, anche se non di tutti. Tra i lavori più rischiosi c'è quello del militare, che deve impugnare le armi e difendere con queste la vita degli altri, a rischio della propria. Li vediamo spesso, specialmente in città. Dedichiamogli la necessaria attenzione mente sono vivi. Meritano ben di più di un minuto di silenzio - doveroso! - in caso di morte sul posto di servizio.
Difendono i fedeli che si recano nei luoghi di culto più importanti. In effetti non difendono Dio, che non ne ha bisogno, ma il papa, i cardinali, i vescovi, i preti, le suore, i fedeli, i visitatori provenienti da tutto il mondo. Che bello, tutti questi possono pregare tranquilli, perché c'è chi vigila, rischiando al posto loro. C'è una postazione anche a difesa della Basilica di San Giovanni in Laterano, a Roma. Un giorno, passando, non vedevo i due militari che solitamente sono di guardia vicino all'ingresso, a fianco alla loro camionetta. Li trovo, fatti pochi passi, all'ombra dell'obelisco! Ci siamo fatti una bella chiacchierata all'ombra, ringraziando... chi l'aveva commissionato in Egitto millenni or sono, chi l'aveva scolpito e istoriato, e chi l'aveva collocato proprio lì, ai tempi di Costantino, per... proteggere dall'insolazione quel giovane soldato e quella gentile soldatessa.
Difendono i passanti nei luoghi di traffico affollato. Prime fra tutte le stazioni della metropolitana. Il pensiero di trovarsi coinvolti, sottoterra, in un tunnel buio e stretto, su un treno devastato da un'esplosione fa rabbrividire. Speriamo che questi bravi militari aiutati dalle telecamere, dagli addetti ai controlli, sappiano individuare le facce sospette, i bagagli insoliti.
Difendono le case di rappresentanze importanti. Niente mi muove a criticare loro, perché si tratta, per esempio di ambasciatori di altri stati esposti a rischi. Tuttavia, in alcuni casi, i soldati di guardia, a rischio della vita, difendono una casa vuota. Mi è successo, di ritorno da una breve passeggiata serale. Di solito mi fermo e, se non c'è traffico in quel momento, scambiamo qualche parola con i due militari. Giorni fa mi è venuto spontaneo chiedere: "Sapete se in casa c'è qualcuno?". La risposta è stata: "No". Sono rimasto stupito, pensavo che avrebbero diritto di sapere se stanno difendendo persone oppure cose. Due giovani erano lì per ore e ore, sotto un sole cocente, con la divisa imbottita, imbracciando un fucile molto pesante, in una strada stretta, percorsa a notevole velocità da mezzi rumorosi e puzzolenti. E questo per... nulla! Mi hanno fatto una grande pena, accompagnata da un sentimento di disapprovazione. Rosmini chiama questo con un termine preciso: "risentimento giuridico". E' ciò che si prova davanti ad una imposizione che schiaccia e viola la persona e la sua dignità. E' proporzionato alla stima della dignità intrinseca da riconoscere a quelle persone. E' da "rigettare la deformità morale che accompagna quella violazione". Egli auspica "maggiore rispetto, minore violazione di tutti i diritti".
Anni addietro la parrocchia affidata ai rosminiani in Sicilia aveva una colonia al mare, prefabbricata. Da settembre a giugno non veniva utilizzata. Un caro anziano della borgata, che abitava proprio nei pressi, si era incaricato di custodirla, dietro un modesto compenso. Una volta mi chiese se, in caso che notasse dei ladri, era opportuno che egli difendesse la colonia sparando col suo fucile da caccia. Lo guardai e gli dissi: "Ma davvero credi che i letti, i materassi, i tavoli e le sedie, i piatti e le pentole che abbiamo qui valgano più della tua vita o della vita di un'altra persona?". (Padre Vito Nardin, Preposito Generale dell'Istituto della Carità (Rosminiani), su "Charitas - Bollettino Rosminiano", Anno XCIII n. 8-9 - agosto - settembre 2019)
Ho voluto dare eco ed enfasi a questo scritto perché quando l'ho letto mi ha creato una grande emozione. Nelle parole di Padre Vito, con il quale ho avuto il piacere di vivere per un anno al Sacro Monte Calvario di Domodossola, ho ravvisato l'amore ed il rispetto che moltissimi Cittadini hanno nei confronti dei giovani soldati impegnati nell'Operazione "Strade Sicure". Purtroppo sono poche le persone che hanno il coraggio di fermarsi a riflettere sul servizio che questi giovani svolgono a tutela della collettività. Ancora meno sono quelli che, quando li incontrano, perdono qualche momento per un saluto e un sorriso. Questo mi addolora molto perché oggi la riconoscenza sembra divenuta un optional. Sempre più "italioti" hanno il coraggio di dire: "Quando si arruolano sanno a che rischi vanno incontro". Come se uno che fa il falegname sa che potrebbe portarsi via la mano con una sega circolare. Che ragionamenti del ...!
Carissimi, ormai sono anni che mi occupo del Caduto Langella e che racconto le storie di chi, quotidianamente, indossando un'uniforme, spende la sua vita per la nostra incolumità. Da quando ho iniziato ho conosciuto tante brave persone, tanti amministratori locali sensibili e tanti cittadini coscienti. Ma, ahimé, com'è inevitabile, ho incontrato tanti personaggetti che si atteggiano a Capi di Stato Maggiore non essendolo manco alla lontana. Ho conosciuto persone becere e arroganti. Ho avuto a che fare con persone maleducate e supponenti. Risultato? Non ho mai smesso, non mi sono mai arreso e non gliel'ho mai data vinta. Sapete perché? Perché sento di avere un senso di responsabilità verso tutti voi miei lettori ma, soprattutto verso quei ragazzi e quelle ragazze che - anziché stare al sollazzo o sul divano col Reddito di Cittadinanza - donano la loro vita allo Stato per la difesa della Patria e delle Libere Istituzioni.
Senza di voi, dunque, tutto questo non sarebbe possibile ed una sola cosa posso dirvi: Grazie. Grazie di esistere. Grazie per il vostro seguito. Grazie per il vostro affetto. Ad majora!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

giovedì 3 ottobre 2019

Operazioni della Guardia di Finanza in contrasto al lavoro nero

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", è con immensa soddisfazione che dedico il primo Post del mese di ottobre al Corpo della Guardia di Finanza che, in questi giorni, ha messo in atto tutta una serie di azioni atte a contrastare concretamente il lavoro nero.
La Tenenza di Fossano, facente parte del Comando Provinciale di Cuneo, dopo accurate attività investigative, è giunta in un'azienda ristoratrice del saviglianese ove ha rilevato personale impiegato "in nero". Al momento dell'accertamento risultavano sprovvisti di contratto di assunzione e/o di chiamata ben sette operatori in forza lavoro. Questo comportamento messo in atto dal titolare dell'azienda è lesivo della dignità del lavoratore che - con questo trattamento - è stato depauperato dei contributi previdenziali, di un adeguato trattamento retributivo, dell'assicurazione sanitaria e dell'assicurazione Inail che lo tutela in caso di infortunio sul luogo di lavoro.
I militari della Guardia di Finanza, con grande professionalità, hanno inoltre calcolato che oltre il 20% del personale in forza al momento del controllo era "in nero" ed hanno perciò provveduto a segnalare l'anomalia al locale Ispettorato del Lavoro chiedendo che provvedesse alla sospensione immediata dell'attività imprenditoriale come previsto dalla Legge sulla Sicurezza dei Luoghi di Lavoro.
Caso analogo, sempre in questi giorni, è avvenuto a Cecina dove gli uomini delle Fiamme Gialle, appartenenti al Comando Provinciale di Livorno, hanno ispezionato un esercizio commerciale scoprendo che i due dipendenti in forza lavoro erano "in nero" e sconosciuti alla Previdenza.
Anche qui, come nel caso di cui sopra, i militari della Guardia di Finanza hanno allertato l'Ispettorato del Lavoro di Livorno per la sospensione immediata dell'attività.
Sempre in Provincia di Livorno, nel comune di Rosignano Marittimo, la Guardia di Finanza ha ispezionato un Bar senza cucina ove il titolare dell'azienda aveva in forza lavoro un uomo e una donna - entrambi 30enni - senza regolare contratto di lavoro. I militari della Guardia di Finanza, intervistati da "Qui News Cecina.it" hanno precisato che l'imprenditore cecinese - a seguito del loro controllo - "dovrà regolarizzare nei confronti dell'Inps e dell'Erario le inadempienze commesse, pagando una "maxi-sanzione" pari a 5400 €uro".
In questi giorni il Governo Italiano sta mettendo a punto le ultime modifiche alla Legge di Bilancio e in televisione si fa un gran parlare della lotta all'evasione e del contrasto al lavoro sommerso (o lavoro in nero). Le attività pressoché quotidiane messe in atto dalla Guardia di Finanza si inseriscono in modo più che pertinente in un cammino lungo, complesso e tortuoso atto a

  • contrastare i soggetti che, con la loro evasione fiscale, creano effetti catastrofici sull'economia reale;
  • tutelare la sicurezza e l'incolumità di quei lavoratori a cui è stata negata in modo fraudolento la possibilità di avere una posizione previdenziale, assicurativa e contributiva degna e dignitosa.

Carissimi, nel ringraziarvi ancora per il grande affetto con cui seguite "Cuore Alpino", vi invito a ricordarvi sempre che in Italia ci sono grandi eccellenze da onorare e la Guardia di Finanza è una di quelle. Come già ho fatto in altre occasioni vi sprono a fare un sorriso e a dire un "grazie" a quegli uomini e a quelle donne che ogni giorno si alzano dal letto per andare nelle Caserme della Guardia di Finanza a servire la Patria e il Popolo Italiano.
Nec recisa recedit!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli alpini Giorgio Langella

domenica 29 settembre 2019

La "Folgore" celebra il suo patrono San Michele Arcangelo

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", oggi in tutta Italia si celebra la Solennità di San Michele Arcangelo che - tra i suoi vari patronati - ha quello della gloriosa Brigata Paracadutisti Folgore.
In giornate come questa il mio pensiero corre ai tanti uomini e alle tante donne che indossano l'uniforme della Brigata "Folgore". Questi uomini e queste donne sono la parte migliore della nostra amata Italia perché in loro ciascuno di noi può riporre - senza dubbio alcuno - la propria sicurezza e la propria incolumità.
Visto il mio grande amore per le Forze Armate, ed in particolar modo per l'Esercito Italiano, non posso non tessere un elogio dei nostri Parà che sono l'orgoglio e l'eccellenza della Difesa.
Molti Italiani pensano che i militari paracadutisti siano soldati come gli altri ma mi permetto di affermare - senza paura di smentita - che essi sono più e meglio degli altri. Qualcuno mi potrà chiedere: "Perché affermi ciò?".
Innanzitutto perché i Parà sono uomini dotati di tre valori fondanti che mai negozierebbero: ideali, tradizioni e storia.
Gli ideali che animano ciascun Parà sono l'Amor di Patria, lo Spirito di Corpo, la Fratellanza ed il Cameratismo.
Le tradizioni insite all'interno dei Reggimenti della Folgore sono indissolubilmente legate alla storia della nostra Nazione ed alle date simbolo dei paracadutisti di ogni tempo.
La storia dei Parà non si potrebbe esaurire neppure in un tomo di un migliaio di pagine. Non c'è infatti battaglia, conflitto o operazione in cui non sia presente almeno un plotone di Parà. Lo Stato Maggiore dell'Esercito sa che, se vuole compiere al meglio la propria funzione, deve avvalersi dell'impiego operativo e strutturale della gloriosa Folgore.
All'interno della Brigata, infatti, ci sono soldati che:
come il Paracadutista Giacomo Dessena - ormai in congedo - hanno servito la Nazione per 37 anni con onore, precisione e dedizione somma;
come il Caporal Maggiore Capo Scelto Arsenio Tierno hanno partecipato a 13 missioni in terra estera ricoprendo incarichi operativi;
come il Caporal Maggiore Enrico Cosaro hanno effettuato più di 10mila lanci e hanno aiutato colleghi divenuti disabili a compiere lanci in totale autonomia;
come il Primo Caporal Maggiore Sabrina Rege hanno piegato migliaia di paracadute in modo da garantire la massima sicurezza di ogni Parà che dovrà affrontare il vuoto;
come il Caporal Maggiore Capo Scelto Francesco Grasso hanno partecipato all'Operazione "Strade Sicure" salvando cittadini da morte certa. Il CMCS Grasso, infatti, nel 2017 ha salvato Filippo Meschini da un torrente che se lo stava trascinando via.
Come ha detto il Generale di Brigata Rodolfo Sganga, ex-Comandante della Brigata "Folgore" ed attuale Comandante dell'Accademia Militare di Modena, "quando si vede la Folgore in azione - seppur con i suoi limiti - si rimane ammirati dalla qualità degli uomini e delle donne che servono la nostra amata Patria" con il caratteristico basco amaranto.
Nel giorno in cui la Chiesa universale celebra uno dei suoi santi più invocati, la Brigata Paracadutisti "Folgore" celebra il suo Patrono e Protettore. Il mio compito e la mia missione sono quelli di essere sempre vicino e prossimo a chi - rinunciando ad una vita comoda - ha indossato vegetata, anfibi e basco per servire la Patria, l'italico Popolo, e le libere Istituzioni.
Carissimi amici dal "Cuore Alpino", come sempre, vi chiedo di condividere questo mio Post in modo da far arrivare la storia e la straordinaria presenza dei Paracadutisti "Folgore" in ogni luogo ed in ogni dove. Grazie per l'affetto e la stima che mi dimostrate. Vi abbraccio tutti cameratescamente.
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

giovedì 26 settembre 2019

Cerimonia di Commemorazione del Caduto Giorgio Langella

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", questa mattina - come vi ho più volte annunciato in quest'ultimo periodo - abbiamo celebrato il 13 anniversario della morte di Giorgio Langella avvenuta il 26 settembre 2006 in quel di Kabul (Afghanistan) durante una Missione Internazionale di Pace.
CERIMONIA PRESSO IL COMUNE DI BOVES
Alle ore 8.00 Don Dario Bottero, parroco di "San Bartolomeo" in Boves, ha celebrato la Santa Messa ricordando l'anima del nostro defunto Giorgio ed affidandola alle braccia paterne del Padre.
Alle ore 8.45 ci siamo spostati presso il locale Cimitero Urbano per la resa degli onori sulla Tomba del Caduto e la deposizione dei fiori che il 2 Reggimento Alpini di Cuneo ha voluto donare.
A termine della Resa degli Onori un militare del 2 Reggimento ha dato lettura della Preghiera dell'Alpino e la cerimonia si è ufficialmente conclusa.
Francesca, vedova di Giorgio, tiene a ringraziare il 2 Reggimento Alpini, il suo Comandante e il Gruppo A.N.A. di Boves per la gentile partecipazione.
CERIMONIA PRESSO IL COMUNE DI DIANO MARINA
Diano Marina, comune natio di Giorgio Langella, ha voluto ricordare il suo figlio con una semplice ma toccante cerimonia svoltasi in due momenti. Nel primo è stata deposta una corona di fiori presso il Monumento ai Caduti in tutte le Missioni di Pace; nel secondo è stata deposta una corona di fiori presso il locale Cimitero Urbano ove è affissa una targa in memoria di Giorgio.
Alla cerimonia erano presenti la Signora Antonella, in rappresentanza della Signora Giuliana, mamma di Giorgio (che per motivi di salute non è potuta essere presente), soldati dell'Esercito Italiano coordinati dal Comando Militare Liguria e il Consigliere Comunale dianese Michele Calcagno, da sempre vicino alla Famiglia Langella.
RESOCONTO OPERE DI CARITA' IN MEMORIA DELL'ANGELO DEI BAMBINI
Colgo l'occasione per mettervi al corrente dell'avanzamento della Raccolta perenne di monetine rosse (€uro 0.01 - 0.02 - 0.05) in favore di opere caritative in memoria di Giorgio Langella, conosciuto come "L'Angelo dei Bambini".
Tornato a casa dalla cerimonia mi sono messo al tavolo e ho contabilizzato le ultime monete raccolte e le ultime offerte ricevute. Al momento "in cassa" ci sono €uro 150,80 che saranno impiegati - assieme a quello che ancora dobbiamo raccogliere - per progetti in favore dell'infanzia meno fortunata. Come sempre ringrazio tutti ricordando che "ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me". (Matteo 25:40)
Carissimi, a conclusione di questo mio Post desidero dire a tutti e a ciascuno che il mio impegno nel cammino della Memoria Storica non si ferma nonostante in molti lo trovino fastidioso e/o inopportuno. La richiesta di una intitolazione personale e peculiare al Caduto Langella resta una mia priorità perché questa è la volontà della Vedova di Giorgio. A me - a scanso di equivoci - non viene nulla in tasca e non è per me che va creato un luogo per la memoria.
Lancio ancora una volta l'appello a tutti gli uomini e le donne di buona volontà che sono sensibili al tema dei Caduti dell'Esercito affinché si adoperino nella creazione di un luogo della memoria dedicato al Caporal Maggiore Capo Scelto Giorgio Langella. Spero qualcuno ascolti questa mia richiesta e vi dia seguito.
Come sempre resto a disposizione di quanti volessero informazioni e ricordo che se su questo mio Blog ci fossero delle inesattezze o delle imprecisioni sarò ben felice di correggerle su vostra segnalazione.
Viva l'Italia, onore ai Caduti!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

giovedì 19 settembre 2019

Sono passati 13 anni ma a Giorgio Langella nulla è stato intitolato

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", a meno di una settimana dal 26 settembre, vengo a voi con questo post per ripercorrere una dolorosa vicenda che vede coinvolti me, la Vedova del CMCS Langella, Gigi, Luigi, Ida, gli iscritti alla Pagina Facebook "Noi che non dimentichiamo Giorgio Langella" e tutti quelli che hanno voluto bene a Giorgio. La vicenda in oggetto è la richiesta (lecita e legittima) di una via, piazza, corso, aula, sala, ... in memoria del Caporal Maggiore Capo Scelto degli Alpini Giorgio Langella, Caduto in Missione di Pace a Kabul il 26 settembre 2006.
Come sapete, nonostante molteplici incontri avuti con il Sindaco Maurizio Paoletti ed i Comandanti del 2 Reggimento Alpini che si sono succeduti negli ultimi anni la nostra richiesta è stata gettata alle ortiche.
Tutto ebbe inizio con il Colonnello Fabrizio Recchi che, in modo deciso e risoluto, andò a Boves per parlare con il Sindaco ed esprimere il sostegno del Reggimento alla richiesta della Famiglia Langella. Recchi, però, purtroppo, poco dopo venne trasferito per un importante incarico al Ce.Si.Va. di Civitavecchia e gli subentrò il Colonnello Paolo Romanin che, seppur fra mille impegni, provò a portare avanti la trattativa iniziata dal suo predecessore. In due anni nulla di fatto; l'Amministrazione Comunale bovesana si è più volte palesata contraria alla richiesta adducendo una valanga di scuse e di giustificazioni a dir poco grottesche. Romanin ha lasciato il comando del 2 Reggimento Alpini al Tenente Colonnello Enrico Fontana che, seppur sensibile alla causa, non si è occupato della vicenda per via del suo impegno con il Reggimento in quel dell'Afghanistan. A lui è succeduto il Colonnello Marcello Orsi, attuale Comandante del Reggimento.
L'Amministrazione Comunale di Boves in questo 2019 ha deciso - dopo mille rinvii e numerose giustificazioni - di concedere la Cittadinanza Onoraria al 2 Reggimento Alpini di Cuneo e di "deporre alcune corone in memoria dei Caduti" ad una lapide posta su uno spartitraffico accanto a Chiesa Vecchia in cui sono ricordati tutti i Caduti del 2 Reggimento Alpini.
Quella mattina - turandomi in naso - ho partecipato, nonostante Francesca, vedova del Caduto Langella, abbia ritenuto opportuno non partecipare ad una deposizione quantomeno incoerente con quanto promesso nel corso degli incontri avuti in questi anni. Con me c'era il sig. Luigi Fabbiano, papà di Francesca e suocero di Giorgio. Ho partecipato nonostante non condivida assolutamente il 25 aprile e nonostante abbia ritenuto la cerimonia una sorta di "pulizia della coscienza" per metterci a tacere e dire di aver fatto quanto si poteva fare per la memoria del povero Giorgio. Per non dare il nostro "imprimatur" ad una simil commemorazione mi sono premurato di non rivolgere né il saluto né la parola tanto al Sindaco quanto al Comandante.
Il 2 Reggimento Alpini, visto il cammino fatto dai succitati colonnelli, avrebbe dovuto impegnarsi affinché Giorgio non si trovasse su una lapide con altri nomi ma avesse una intitolazione personale e peculiare. Oltretutto, e trovo giusto scriverlo, Francesca - in tutti gli incontri avuti - ha sempre detto che se il Comune di Boves avesse intitolato qualcosa si sarebbe sobbarcata l'intero ammontare della spesa. Noi che curiamo la Memoria Storica di Giorgio Langella non abbiamo mai voluto nulla da nessuno e abbiamo sempre fatto tutto in modo gratuito ed autofinanziato. Quindi la Giunta di Boves non ha neppure la scusa di non aver potuto far fronte alla cosa per motivi di carattere economico-finanziario.
Carissimi, vi ho voluto scrivere questo post a meno di 7 giorni dal 13esimo Anniversario della morte del CMCS Giorgio Langella perché sono deluso e addolorato dalla poca considerazione che le Autorità Civili e Militari hanno nei confronti di chi ha dato la vita per il servizio al Paese. Se girovagate nel web e scrivete "Caduti di Serie B" vedrete che ci sono altre persone e associazioni che lamentano più o meno le stesse cose. Il problema - e lo dico con estrema sincerità - è che quando si alza la voce per ottenere diritti e dignità Sindaci e Comandanti battono in ritirata come se venisse loro richiesta la luna.
Concludo questa mia pesante riflessione dicendovi che non ho nessuna intenzione di battere in ritirata perché sono nipote di un Ufficiale che ha servito la Patria, ha fatto la Guerra e non ha mai amato nulla più dell'Italia. Vivrò il resto della mia vita spendendomi affinché - in capo al mondo - conoscano la vita e la storia del Caporal Maggiore Capo Scelto Giorgio Langella. Volete impedirmelo? Uccidetemi!
Con affetto e profonda gratitudine per le oltre 200mila visualizzazioni che questo mio semplice Blog ha raggiunto grazie a voi vi saluto ma solo dopo avervi dato un sincero ed emozionato abbraccio.
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

martedì 17 settembre 2019

L'Italia ricordi l'attentato del 17 settembre 2009 in cui persero la vita sei Parà

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", il 17 settembre l'Italia non può non fermarsi un momento per ricordare ciò che è accaduto a Kabul, all'ora di pranzo, esattamente 10 anni fa.
I blindati italiani sono sulla strada per la solita ricognizione atta a garantire la sicurezza alla popolazione civile residente a Kabul (Afghanistan); è quasi mezzogiorno, ora in cui in Italia le massaie stanno mettendo su l'acqua per la pasta e impanando le fettine.
Sulla strada per l'aeroporto un Toyota Corolla bianca, "farcita" da 150Kg di esplosivo, si lancia ad alta velocità contro i blindati dell'Esercito Italiano. Ne scaturisce uno scoppio così forte che si sente il boato a molto kilometri di distanza. Il bilancio è da subito tragico. Sei Paracadutisti della Folgore hanno subito perso la vita e altri quattro soldati, tre Paracadutisti e un Aviere, restano gravemente feriti.
Tutti i soldati coinvolti nell'attentato stanno rientrando al Quartier Generale I.S.A.F. dall'aeroporto dove sono andati a recuperare due Parà in rientro dall'Italia dove sono stati per licenza. I Parà presenti sul primo Lince, nessuno escluso, sono immediatamente morti mentre sul secondo Lince uno è morto e gli altri quattro sono rimasti gravemente colpiti e segnati.
I Paracadutisti - appartenenti al 186 Reggimento Paracadutisti di stanza a Pisa - Caduti nell'attentato sono:
Tenente Antonio Fortunato, 35 anni, Lagonegro (Potenza), Comandante dei due Lince;
Sergente Maggiore Roberto Valente, 37 anni, Napoli;
Primo Caporal Maggiore Matteo Mureddu, 26 anni, Solarussa (Oristano);
Primo Caporal Maggiore Davide Ricchiuto, 26 anni, Glarus (Svizzera);
Primo Caporal Maggiore Gian Domenico Pistonami, 26 anni, Orvieto;
Primo Caporal Maggiore Massimiliano Randino, 32 annni, Salerno.
I feriti che sono stati prontamente elitrasportati all'Ospedale da Campo Francese sono:
Caporal Maggiore Rocco Leo, 26 anni;
Caporal Maggiore Sergio Agostinelli, 32 anni;
Caporal Maggiore Ferdinando Buono, 30 anni;
Maresciallo Aeronautica Militare Felice Calandriello, 58 anni.
Per loro solo una serie di ferite e tanto shock.
Quegli schifosi che il mondo conosce con il titolo di "Taliban" hanno subito rivendicato l'attentato perché per loro queste cose sono medaglie al merito. Uccidere "infedeli" per loro è un biglietto per stare in prima fila dinanzi ad Allah. Nel comunicato scritto per la rivendicazione si legge: "Guidava l'autobomba un eroe dell'emirato islamico, il mujahid Hayatullah". Della strage di civili accusano i militari: "E' colpa della forza di occupazione che, dopo l'esplosione, hanno iniziato a sparare alla cieca colpendo molti tra i presenti sul posto".
Da quel giorno sono passati 10 anni. In questi anni non avevo mai parlato di questo attentato nonostante il mio amore profondo e sincero per la Brigata Paracadutisti Folgore che sento sinceramente come una mamma per i valori che insegna e le tradizioni che porta avanti. Allora perché ho deciso di parlarne proprio oggi?
Come voi lettori di "Cuore Alpino" sapete bene, il 13 novembre 2018 sono sceso a Roma per prender parte alla Giornata Nazionale dedicata alle Vittime del Terrorismo e le Vittime del Dovere delle Forze Armate. Quando - assieme alla Vedova di Langella - siamo stati portati alla Caserma "Pio IX" per il discordo del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Generale Salvatore Farina, e il pranzo. La Provvidenza ha voluto che al tavolo dove ho pranzato avessi a destra Francesca e a sinistra Ciro Valente, fratello del Sergente Maggiore Roberto Valente, a cui ho promesso che avrei parlato di suo fratello.
Siccome le promesse le mantengo sempre, eccomi qua. Non posso non mantenere la parola data alla Famiglia di un Caduto. Non posso comportarmi come la maggior parte delle istituzioni che colgono ogni occasione per far calare il sipario sulle tristi vicende che hanno visto volare in cielo i nostri angeli in uniforme.
Carissimi, quest'oggi vi chiedo una cortesia personale. Prendetevi sei minuti della giornata, mettetevi ritti in piedi, chiudete gli occhi e fate silenzio assoluto. Ognuno di questi minuti servirà a ricordare Antonio, Roberto, Matteo, Davide, Gian Domenico, Massimiliano e a far giungere loro il nostro "Presente!" umile ma sincero.
Viva l'Italia, viva la Folgore, onore ai Caduti!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

sabato 14 settembre 2019

"Cuore Alpino" onora il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Cuneo

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", vi scrivo dopo il grande ed inaspettato successo che ha avuto il mio post sui Vigili del Fuoco del 07 settembre scorso a cui hanno fatto seguito molti messaggi e molte citazioni da parte di appartenenti al Corpo in servizio ed in congedo.
Diversi Gruppi e Pagine Facebook, infatti, hanno condiviso il mio post facendolo diventare letteralmente virale. Calcolando, poi, che parlavo di una cosa già accaduta da oltre un anno e conosciuta da molti utenti della rete è stupefacente il volume di traffico generato in pochi giorni.
Oggi, in continuità a quel post, voglio parlarvi del grande impegno profuso dal Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Cuneo in questi ultimi 15 giorni nei quali sono successi alcuni fatti rilevanti che hanno potuto mettere in risalto le qualità tecnico-professionali degli appartenenti al Corpo.
Due giorni fa, giovedì 12 settembre, in Via Circonvallazione, nel comune montano di Roaschia c'è stato un significativo incidente stradale che ha visto coinvolta una donna. Erano circa le 8 del mattino quando la signora, ferma in un parcheggio in pendenza, distrattamente ha rimosso il freno a mano perdendo il controllo del mezzo. Purtroppo a nulla sono valse le manovre per impedire l'irreparabile e l'auto dopo esser finita in una scarpata si è ribaltata ed è finita nel fiume. La letteratura dell'infortunistica stradale ci dice che quando un'auto finisce in un corso d'acqua con all'interno delle persone le possibilità di estrarle vive sono poche ma anche questa volta i Vigili del Fuoco sono stati più rapidi della morte. Arrivati sul luogo dell'incidente hanno tirato delle funi e si sono calati sino all'altezza dell'autoveicolo; hanno estratto rapidamente la signora e l'hanno affidata alle cure del personale sanitario del 118 nel frattempo allertato. Solo dopo aver salvato la vita della signora hanno fatto intervenire i colleghi con l'autogru per il recupero del mezzo ed il ripristino della scarpata.
Pochi giorni prima, nella notte fra il 5 e il 6, verso le 2:00 il telefono della Sala Operativa ha squillato per allertare i Vigili del Fuoco di un incendio a Limone Piemonte (quasi al confine con la Francia) in Località San Giovanni Tetto Bric. I mezzi sono usciti dal parco auto, come di consueto, con sirene e lampeggianti e alla velocità della luce hanno raggiunto la località impedendo alle fiamme di danneggiare l'intero chalet, di devastare la zona circostante, circoscrivendo i danni al solo tetto che però è rimasto al suo posto e non è crollato.
Nella stessa notte, oltretutto, nell'albese la pioggia incessante ha messo a repentaglio diverse zone critiche del territorio costringendo il Comando Provinciale a richiamare in servizio anche i Vigili del Fuoco che avevano smontato il precedente turno e quelli non in servizio per turno di riposo.
Nel Comune di Alba, dove con la locale Protezione Civile è stata allestita una sala operativa per affrontare l'emergenza, si è verificato il crollo di un argine lungo il torrente Talloria che si è trascinato un'auto posteggiata li. A Bra e Savigliano i Vigili del Fuoco sono stati impegnati in numerosi interventi segnalati da cittadini che denunciavano allagamenti di scantinati, garage e sottopassi. Inoltre, gli uomini del Comando di Cuneo, hanno dovuto mettere in sicurezza numerosi alberi pericolanti nella zona di Alba, Diano, Bene Vagienna e gestire una gravosa emergenza a Cherasco dove, poco prima del ponte sullo Stura, il manto stradale della tangenziale ha subito un cedimento che, se non controllato, avrebbe potuto senz'altro essere causa di incidenti stradali mortali. Come sempre, i Vigili del Fuoco hanno circoscritto ed isolato la zona pericolante ed allertato i colleghi dell'Arma dei Carabinieri affinché provvedessero a gestire l'annoso problema della viabilità deviata in condizioni, peraltro, molto complesse a causa delle violenti piogge che non hanno dato tregua alcuna.
Il Comandante Provinciale, il Prefetto e le Autorità Cittadine interessate dai suddetti interventi non hanno potuto non ringraziare, oltre al Comando Provinciale di Cuneo, le Squadre di Vigili del Fuoco di stanza a Savigliano, Bra, Alba, Sommariva Bosco e Santo Stefano Belbo.
Carissimi, nel leggere queste notizie, ci meravigliamo e - guardandoci con stupore - esclamiamo: "Ma come fanno a gestire queste emergenze?". La cosa "divertente", però, sta nel fatto che, quello che noi troviamo stupefacente, per un Vigile del Fuoco è l'ordinarietà e la quotidianità del suo servizio. Non vi è giorno in cui i Comandi dei Vigili del Fuoco non vengano impegnati in spegnimento incendi, soccorso ad auto gravemente incidentate, smottamenti, frane, scosse telluriche, ecc... Il problema spesso sta nel fatto che l'opinione pubblica, la politica e il giornalismo danno per scontati tutti questi servizi e non li mettono in risalto quando vengono realizzati.
Compito di "Cuore Alpino" è quello di far conoscere ciò che altri ignorano o, semplicemente, non ritengono esser degno di attenzione e divulgazione. Tutto questo sta risultando possibile grazie a voi che, con l'aiuto dei social network, leggete, condividete e divulgate quanto da me scritto su questo povero e umile blog. Grazie infinite.
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

giovedì 12 settembre 2019

Guardia di Finanza Cuneo - Cambio del Comando

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", vi sarete già stufati di leggere i miei scritti che in questi giorni escono quasi quotidianamente. Vi chiedo scusa se sono troppo solerte ma non posso non rendicontare la quantità di avvenimenti che si stanno avvicendando tutti assieme in questo caldo mese di settembre.
Questa mattina, ad esempio, presso la Caserma "Cesare Battisti" di Cuneo il Colonnello Massimiliano Pucciarelli ha ceduto il comando provinciale delle "Fiamme Gialle" al parigrado Colonnello Luca Albertario.
Inutile dire che la Provincia Granda è stata sentitamente toccata dall'avvicendamento visti i quattro anni intensi ed operativi nei quali il Colonnello Pucciarelli ha diretto il Reparto della locale Guardia di Finanza. Al termine di questa esperienza Cuneese, però, non lascerà il Piemonte ma andrà a comandare il Comando Provinciale di Alessandria dove farà sicuramente un ottimo lavoro come ha fatto qui da noi.
Il Colonnello Albertario, da oggi nuovo Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Cuneo, proviene dal Centro Italia dove, sino al 9 settembre 2019, è stato Capo di Stato Maggiore del Comando Regionale dell'Umbria. Albertario, però, ha un curriculum interessante ed altamente professionale che è bene menzionare per intero. Luca Albertario, Colonnello t.ISSMI, nato a Siena il 24 agosto 1970, sposato e papà di due figli. Ha frequentato l'Accademia della Guardia di Finanza da cui è brillantemente uscito con il grado di Tenente nel 1993 con invio immediato in Puglia quale Comandante Articolazioni Pronto Impiego e Territoriali nei territori di Brindisi e Ostuni. A seguito dell'ottimo operato svolto in terra brindisina, il Comando delle Fiamme Gialle lo invia a Lecce come Comandante di Compagnia e, successivamente, del Nucleo di Polizia Tributaria. Anche nella capitale del Salento si distingue per grande professionalità e profondo acume investigativo tanto da essere inviato dal Comando Generale a Perugia dove gli viene chiesto di occuparsi del Nucleo Di Polizia Tributaria fino al 2007, anno in cui Albertario accede al 10 Corso Superiore di Stato Maggiore dal quale esce con il grado di Tenente Colonnello e viene immediatamente impiegato come Capo dell'Ufficio Raccordo Informativo. Svolge questo importante e delicato compito sino al 2013. Lascia l'incarico a seguito della promozione a Colonnello e della nomina a Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Siena dove resta sino al 2015. L'Umbria non può fare a meno di lui e lo richiama prontamente quale Capo di Stato Maggiore del proprio Comando Regionale da cui va via per prendere le redini del Comando Provinciale di Cuneo.
La Provincia Granda saprà sicuramente farsi apprezzare da questo grande Ufficiale che, come vi ho poc'anzi elencato, non è nuovo a movimentazioni e spostamenti per il servizio della Patria. Dal canto suo egli saprà sicuramente mettere a servizio del Cuneese la sua grande professionalità, il suo spirito di servizio e la sua cultura non comune a molti. Mi sono dimenticato di dirvi che oltre ai numerosi incarichi ricoperti il Colonnello Albertario è laureato in Giurisprudenza, Scienze Politiche e Scienze della Sicurezza Economico Finanziaria nonché Consigliere Giuridico delle Forze Armate, Cavaliere al merito della Repubblica Italiana e detentore di Croce d'Oro per 25 anni di servizio e Medaglia d'Oro al merito di lungo comando.
L'Italia, nelle Forze Armate e nelle Forze dell'Ordine ha delle vere e proprie eccellenze che, stante l'umiltà di chi indossa un'uniforme, faticano spesso a venir fuori. Tra i membri delle Forze di Polizia e Pubblica Sicurezza ci sono persone con due o tre lauree, persone con numerosi brevetti e numerose capacità tecnico-professionali difficili da reperire. Non a caso - va detto - i nostri uomini in uniforme sono invidiati e ricercati in ambito Nato e Onu.
Il Generale di Divisione Giuseppe Grassi, che stamane ha presieduto la Cerimonia ed ha convalidato il passaggio del Comando, ha sottolineato la professionalità del Colonnello uscente augurandogli un proficuo lavoro in quel di Alessandria ed ha incoraggiato il Comandante entrante affinché continui a servire le Fiamme Gialle e l'Italia tutta come ha fatto sino ad oggi.
Noi, dal canto nostro, ci uniamo a questi auguri ringraziando il Colonnello Pucciarelli per quanto fatto qui da noi e accogliendo con affetto e doverosa deferenza il Colonnello Albertario nella nostra bella Granda.
Nec recisa recedit!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

martedì 10 settembre 2019

Buon anniversario Giorgio e Francesca (11 settembre 2005 - 11 settembre 2019)

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", nell'immaginario collettivo l'11 settembre è la data infausta nella quale sono venute giù le Torri Gemelle di New York a seguito di un tremendo attentato terroristico. Per me, che sono solito andare contro corrente, però, l'11 settembre si ricorda il 14esimo anniversario di matrimonio di Giorgio e Francesca.
Siamo nel 2005, a Boves, nella splendida cornice del Santuario di Madonna dei Boschi posto sotto il patrocinio della Madonna della Neve tanto cara agli Alpini. Già, parliamo di Alpini e, più nello specifico, di un grande Alpino che, anche nel giorno del suo matrimonio, ha voluto indossare l'uniforme per celebrare dinanzi a Dio e ai suoi cari il sacramento del matrimonio con Francesca e, al tempo stesso, con l'Italia. Queste mie parole sembrano strane e spropositate ma chi ha conosciuto Giorgio sa che non aveva altro desiderio se non quello di lasciare il suo nome nell'Esercito. Con Francesca parlava sempre di quanto amasse il suo lavoro e di quanto fosse orgoglioso di indossare il cappello con la penna nera a servizio del Popolo Italiano.
Giorgio era così: o tutto o niente! Non era capace di fare le cose a metà e non sceglieva mai la via più breve o quella più comoda. Quando ha conosciuto Francesca, Giorgio sapeva bene che ella aveva già un figlio nato da un precedente matrimonio ma questo non lo ha né spaventato né fermato. Da vero Alpino si è preso le sue responsabilità e ha fatto tutto quanto in suo potere per essere un buon compagno di vita per Francesca ed un buon padre per Gigi che lo adorava come fosse il suo padre biologico. In questo senso mi sento di paragonare Giorgio a san Giuseppe che con umiltà e docilità al volere di Dio ha cresciuto un figlio non suo amandolo sopra ogni cosa e accompagnandolo nel difficile sentiero della vita.
Ma torniamo a noi. L'11 settembre 2005 Giorgio prende in moglie Francesca rendendola la donna più felice e realizzata del mondo. Lei venera letteralmente questo marito che per lei ha mille piccole attenzioni e sollecitudini quotidiane. Chi ha conosciuto questa coppia di sposi sa che ciò che dico è vero. Sembravano - a detta di chi ricorda quei giorni - la famiglia del Mulino Bianco.
Giorgio, però, come abbiamo detto, era un Alpino, un Armiere in forza - da poco - presso il 2 Reggimento Alpini di Cuneo dopo aver servito l'Esercito per 10 anni al glorioso 3 Reggimento Alpini di Pinerolo. Da militare e uomo delle istituzioni è stato chiamato a prender parte ad una Missione Internazionale di Pace in Aghanistan, nel territorio di Kabul. Il suo forte senso del dovere, la sua proverbiale abnegazione verso i più deboli e il suo grande amore per il Tricolore lo hanno spinto a prepararsi al meglio per questa missione e lasciare Francesca e Gigi per qualche mese. Purtroppo, come chi legge questo Blog sa, "qualche mese" è diventato "per sempre" visto che Giorgio in quel di Kabul ha trovato la morte il 26 settembre del 2006 a seguito di un attentato terroristico di matrice islamica.
Il matrimonio da favola di Giorgio e Francesca è durato poco più di un anno. Il tempo di un soffio. Il tempo dell'idillio. A Francesca è crollato il mondo addosso e per Gigi le cose non sono andate meglio. Da quel tragico giorno sono passati 13 anni, lunghi, freddi e interminabili. Il tempo lenisce le ferite della mente, aiuta a lasciarsi il passato alle spalle ma non riesce a sanare e rimarginare le ferite profonde e sanguinolente del cuore e dell'anima. Francesca, ed io che le sono accanto ad ogni anniversario lo so bene, non riesce a cancellare il ricordo di Giorgio, le sue attenzioni, le sue carinerie, le sue improvvisate e le piccole cose che facevano di lui un uomo di burro, nonostante l'imponente stazza.
Quando ci si sposa spinti da un amore travolgente, puro, sincero ed autentico non c'è tempo e non ci sono parole che possano lenire le ferite ed alleviare il peso dei ricordi. Quando si pronuncia con fede autentica, dinanzi a Dio, il "per sempre" non ci sono mezze misure e la morte terrena non cancella né l'amore né la donazione sponsale del superstite.
Prima di scrivere questa riflessione ho pensato e ripensato se fosse stato il caso ma, poi, mi sono detto: se non ricordo io i momenti felici della vita di Giorgio chi lo fa?
Giorgio voleva lasciare il suo nome nell'Esercito ma, a tutt'oggi, purtroppo questo non è avvenuto o, perlomeno, non in modo serio. Di Alpini sinceramente legati alla memoria di Giorgio ed alla sua storia ne ho conosciuti pochi. L'Esercito Italiano (più volte da noi interpellato affinché si creasse uno spazio pubblico dedicato a lui ed a lui solo) ha fatto sin qui "orecchie da mercante". L'Associazione Nazionale Alpini - che poco dopo il tragico attentato - promise a Francesca l'intitolazione del Gruppo Alpini di Boves pare essersi dimenticata di tali parole e la politica... beh, meglio stia zitto.
Quello che Francesca apprezza, e tiene con grande affetto nel suo cuore, è il grande seguito che voi, miei cari amici dal "Cuore Alpino", date a tutte le iniziative e le commemorazioni che - nel nostro piccolo - cerchiamo di tener in piedi per mantenere in vita la figura di Giorgio. Da molti anni, grazie a Francesca e alla generosità di molti di voi, sosteniamo progetti missionari dei Frati Carmelitani Scalzi e dei Frati Minori Cappuccini in favore dei bambini meno fortunati e manchevoli delle risorse economiche per poter studiare e curarsi dalla terribile piaga africana della malaria.
Ogni anno, con non poche difficoltà, continuiamo a far celebrare l'Eucarestia nel giorno anniversario della dipartita di Giorgio e, ogni qual volta è possibile, prendiamo parte alle cerimonie militari a cui - sempre più raramente - veniamo invitati. In memoria di Giorgio ed in rappresentanza di Francesca (che vive e lavora a Roma) cerco di presenziare sempre alla Festa delle Forze Armate (04 novembre), Festa della Repubblica (02 giugno), alla Memoria dei Caduti della Divisione Alpina Cuneense e a tutti quei momenti di memoria e commemorazione che sono doverosi nei confronti di chi ha posato lo zaino a terra per incamminarsi per l'ultima scalata verso il Cimitero di Cantore.
L'11 settembre, perciò, anche se in modo prettamente virtuale è una di quelle date in cui tengo a far ricordare Giorgio che, con grande gioia, si è unito a Francesca nel sacro vincolo del matrimonio diventando così - anche se la legge e la burocrazia storcono il naso - il padre di Gigi.
Carissimi, nella giornata di domani fatemi una cortesia. Prendetevi un minuto di totale silenzio e - oltre a ricordare le Vittime di New York - rivolgete un sincero pensiero anche a Giorgio e Francesca per augurar loro un buon anniversario di matrimonio. Grazie di cuore per la vostra attenzione e per il seguito che date con affetto a questo mio piccolo blog.
Sinceramente vostro, Elia.

sabato 7 settembre 2019

"Non mi sento un eroe, mi sento un Vigile del Fuoco"

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", qui a Cuneo questa sera diluvia e fa abbastanza freddo; per questo ho deciso di rimanere a casa ma, siccome non amo la televisione, ho pensato di mettermi al pc e di scrivere due righe su una delle eccellenze della nostra Nazione: il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
Sin da quando sono piccolo vedo le autoscale, le autopompe ed i vari mezzi in dotazione ai "pompieri" passare e ripassare sotto casa perché ho la fortuna di abitare a 3 minuti dal Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco. Per loro ho sempre nutrito un grande senso di rispetto e di ammirazione. Trovo dunque giusto scrivere un breve ma sentito post su questo Corpo partendo dalla tragica testimonianza che il "nostro" Comandante Provinciale ha rilasciato in merito alla tragedia del "Ponte Morandi", crollato nel 2018.
Il dottor Vincenzo Bennardo, che all'epoca dei fatti era Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco di Savona, interpellato dai giornali ha detto: "Per quella giornata era stato proclamato lo stato di massima pericolosità per incendi boschivi. E invece eravamo alle prese con un fortissimo maltempo. Le mie squadre erano impegnate soprattutto nella zona di Vado, particolarmente colpita, quando arrivò la notizia: è crollato il ponte di Brooklyn. Non capivo, poi iniziarono ad arrivare le prime immagini. Ero incredulo, come tutti, ma non abbiamo perso tempo: non si poteva. Nel giro di un'ora abbiamo mandato tutti gli uomini e i mezzi a disposizione".
L'ironia della sorte vuole che la prima chiamata giunta alla Centrale Operativa del Comando di Savona sia stata fatta da un Vigile del Fuoco che opera proprio presso il Comando savonese. Questo servitore della Patria - al momento del crollo - si trovava sul Ponte Morandi; la sua auto è una di quelle che precipita rimanendo però impigliata a dei tralicci sporgenti. Questo eroe, prima di pensare a se stesso, prende il telefonino e chiama i soccorsi per mettere in salvo quante più vite possibili. Per noi questo gesto ha il sapore di un evento straordinario degno di menzione ma per un Vigile del Fuoco questa è nient'altro che la normale routine quotidiana di un turno di servizio. I Pompieri sono abituati, sin dalla prima formazione, a pensare solo e costantemente alle persone più deboli e fragili coinvolte nelle sciagure su cui si trovano ad intervenire. Il pensiero alla propria vita e alla propria incolumità è sempre l'ultimo in ordine d'importanza.
Girovagando nel web, sempre a proposito del Ponte Morandi, mi sono imbattuto in splendide e toccanti testimonianze di Vigili del Fuoco che, quel giorno, dalle 11:36 in poi, hanno messo a repentaglio la loro vita per salvare quella di chi è stato coinvolto nel crollo.
Il Vigile del Fuoco Stefano Boragine, intervistato da "Il Secolo XIX", ha detto: "La mattinata è proseguita abbastanza tranquillamente, poi, alle 11:36 è arrivata quella chiamata e siamo andati. Siamo andati, non sapevamo bene cosa fosse, nessuno ci aveva detto si trattasse del Ponte Morandi. Sembrava l'immagine di un film, sembrava qualcosa di incredibile, poi lo stupore è stato per qualche istante e poi siamo partiti per fare il nostro lavoro, siamo partiti per lavorare. E' stata una giornata incredibile. Pensi di più alla vita. Ci sono a volte cose che dai per scontate, magari alle volte ti arrabbi per cose assurde e invece poi capisci che c'è altro, c'è ben altro".
Il Vigile del Fuoco Alberto Dagnino, invece, ha aggiunto: "Abbiamo vissuto a livello lavorativo un intervento delicato, complesso, dove ci ha messo a dura prova. Abbiamo deciso di salire da mare verso monte e ci siamo recati sul posto. Arrivati all'isola ecologica ci siamo trovati dinanzi alle macerie che ci ostacolavano il passaggio. Abbiamo aperto un varco di accesso e ci siamo imbattuti nel veicolo in cui vi erano Rita e Federico. Rita mostrava segni di vita, era ancora cosciente. Con l'aiuto di un divaricatore abbiamo estratto prima Federico - perché aveva già perso i sensi - e successivamente Rita. Da sotto le macerie abbiamo sentito delle voci e con l'ausilio di un'altra squadra abbiamo portato sulla Pila numero 9 delle attrezzature che ci permettessero di essere più veloci per raggiungere le persone schiacciate. Siamo riusciti ad estrarli entrambi vivi. Mi porterò dentro l'amicizia che ho stipulato con le persone che ho tratto in salvo e con i colleghi che ho conosciuto durante l'esperienza. Non mi sento un eroe, mi sento un Vigile del Fuoco". (Interviste visibili sul Canale Ufficiale Youtube de "IlSecoloXIX Genova")
In quel caldo e vacanziero giorno agostano, in cui il Ponte Morandi è crollato come un castello di carte, i Vigili del Fuoco sono arrivati a centinaia dalla Liguria, dal Piemonte, dalla Toscana e dalla Lombardia per scavare fra detriti e macerie in cerca della salvezza di quante più persone possibili.
Il Comando Provinciale di Cuneo, come sempre, ha dato grande contributo ai soccorsi. Con tempestività e professionalità dalla Granda sono partiti un Funzionario e nove Vigili del Fuoco con una colonna mobile composta da un mezzo polisoccorso, un mezzo specializzato nel soccorso fra le macerie e due fuoristrada.
Carissimi, spesso, troppo spesso, diamo per scontato il servizio svolto quotidianamente dai Vigili del Fuoco. Ho voluto condividere con voi questo mio post per farvi capire che ci sbagliamo. Quando un uomo armato solo di elmetto e accetta ha l'umiltà di dire: "Non mi sento un eroe, mi sento un Vigile del Fuoco" l'Italia acquisisce dignità e profuma di altruismo.
Nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ci sono migliaia di Pompieri che sanno a che ora escono di casa ma non sanno mai se vi faranno ritorno. Alle loro spalle ci sono mogli, figli, figlie, fidanzate, madri, padri, ... che stanno con un nodo in gola e con una preoccupazione costante per il loro congiunto che è felice solo nel servire umilmente e silenziosamente la Patria ed il suo Popolo Italiano.
Un grazie - grande quanto la Via Lattea - giunga da questo mio Blog a tutti i Vigili del Fuoco in servizio permanente, a quelli in servizio discontinuo volontario e a quelli in congedo. L'Italia è fiera ed orgogliosa di voi, siete la personificazione del Tricolore, siete i nostri angeli con l'elmetto.
Viva l'Italia, viva i Vigili del Fuoco!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella