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mercoledì 5 febbraio 2020

Caporal Maggiore Mauro Atto: esempio per l'Italica gioventù

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", mentre i social network - primo fra tutti Twitter - dedicano spazio e tempo alle notizie provenienti dal Festival di Sanremo io desidero - come sempre in contro tendenza - dar spazio ad una notizia che mi rende davvero fiero di essere Italiano.
Nei giorni scorsi, nel Comune di Dolo, un uomo ha rischiato di annegare e morire nel Naviglio. Quel giorno, però, il Signore gli ha messo sulla strada un angelo che - a differenza di come ci viene presentato nell'arte - non aveva né ali né aureola.
L'angelo di cui vi sto parlando è il Caporal Maggiore Mauro Atto, in forza presso il 7 Reggimento Alpini di Belluno, ma originario della provincia di Caserta. Questo giovane 29enne si trovava in libera uscita e si stava godendo un po' di riposo e spensieratezza. Ad un certo momento ha visto uno strano movimento nei pressi di una fermata dell'autobus e parecchie persone agitate e concitate. Il suo acume ed il suo senso del dovere lo hanno portato ad avvicinarsi a quell'ammassamento improvvisato e a comprendere che vi era una persona in acqua in seria difficoltà.
Senza pensarci due volte il Caporal Maggiore si è calato attraverso gli argini chiedendo agli astanti di collaborare con lui tenendolo per le caviglie. Mentre i cittadini lo tenevano con forza, Mauro Atto si è allungato e prodigato per raggiungere il povero signore a mollo nel Naviglio. Dopo vari e concitati tentativi il giovane Alpino è riuscito a raggiungere il soggetto in difficoltà, ad afferrarlo e sollevarlo dall'acqua portandolo in salvo sull'argine.
Nel frattempo sono arrivati i soccorsi che hanno preso in carico il povero signore caduto in disgrazia e lo hanno terapizzato. Quando gli organi di stampa hanno chiesto al Caporal Maggiore Atto come si sentisse egli ha risposto come solo un vero militare può rispondere: "Ho semplicemente fatto quello che ogni cittadino dovrebbe fare".
Il Colonnello Stefano Fregona, Comandante del 7 Reggimento Alpini, messo al corrente del fatto, ha immediatamente detto: "Sono veramente fiero dei miei ragazzi. Indossare una divisa, oggi, significa anche mettersi a disposizione del prossimo e questo giovane volontario ha fatto un gesto, tutt'altro che scontato, e che merita un plauso".
Da anni mi prodigo per il riconoscimento di chi indossa un'uniforme e cerco di portarne alla luce gli atti ed i fatti non messi in evidenza dalle grandi testate giornalistiche e dalla maggior parte dei media. Ogni volta che scrivo un post su un soldato che ha compiuto un atto degno di menzione nel grande libro della storia d'Italia, mi sento emozionato come se avessi vinto alla lotteria. In un paese nel quale i valori sembrano "andati a farsi friggere", storie come questa sono la certificazione del fatto che non tutto è perduto e non tutto è da gettare.
Nel mondo militare - come in qualsiasi mondo professionale - ci sono persone che si macchiano di atti ignobili ed ignominiosi ma ci sono anche fior fiore di soldati che non esitano neppure un istante a mettere a repentaglio la loro vita per migliorare o salvare quella di qualcun altro.
Il Caporal Maggiore Mauro Atto non è soltanto un orgoglio per i suoi commilitoni ma è anche un esempio per i tanti giovani minorenni che nel nostro paese non hanno ancora deciso che lavoro fare da grandi. Molti ragazzi, infatti, dopo le scuole superiori non sanno se accedere all'Università o al mondo del lavoro. Molti fra questi ragazzi non sanno che potrebbero realizzare la loro esistenza nel prestare servizio volontario presso le nostre eccellenti Forze Armate.
"Cuore Alpino" serve anche a questo. Chi segue il percorso che ho intrapreso ormai parecchi anni fa sa che questo Blog è nato ed esiste per far "amare ed apprezzare coloro che servono il nostro Paese nelle Forze Armate e nel Comparto Sicurezza". Questo non significa che io sia un blogger ruffiano e prono sempre pronto ad incensare chi indossa l'uniforme. Quando un membro delle Forze Armate commette un atto disdicevole non ho la benché minima esitazione a prendere da costui le distanze. Tanto per fare un esempio, e chi mi conosce lo sa, sono stato tra i firmatari della petizione per strappare via l'uniforme a Salvatore Parolisi che venne indirizzata all'allora Ministro della Difesa Roberta Pinotti. Chi sbaglia deve pagare e non può usare l'uniforme come parafulmine per le sue nefandezze.
Ma, come vi ho più volte raccontato, il Comparto Difesa è una straordinaria realtà nella quale ci sono uomini e donne straordinari. Ogni giorno, abitando nelle vicinanze di un reggimento alpino, incontro uomini e donne in vegetata che vanno a fare la spesa, a prendere i figli all'asilo, ... e - anche al di fuori della caserma - non esitano a fare cortesie e gentilezze nei confronti dei Cittadini Civili.
Questi sono i militari che amo e per i quali sarei disposto a dare la vita. Le persone generose, altruiste e animate da sani valori sono il bene più grande che il nostro Paese ha; l'Esercito Italiano, con il suo motto #Noicisiamosempre è personificazione quotidiana del Tricolore per le strade del mondo.
Viva l'Italia, viva gli Alpini, onori al Caporal Maggiore Mauro Atto!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

lunedì 3 febbraio 2020

In memoria dell'Ispettore Filippo Raciti, Caduto della Polizia di Stato

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", non scrivevo più nulla da parecchie settimane perché aspettavo di avere qualche argomento davvero importante che mi costringesse a mettermi alla tastiera e a dar sfogo ai miei sentimenti patriottici.
L'argomento di oggi coinvolge due mondi: il mondo del Comparto Sicurezza e quello del Calcio. Non di rado, in occasione di partite calcistiche considerate "calde", ci troviamo dinanzi ad immagini cruente che i telegiornali ci propinano alle ore dei pasti. Vediamo sempre lo stesso film. Gruppi di frustrati e facinorosi tifosi che si scagliano con inaudita violenza contro le Forze dell'Ordine, precettate per il servizio di sicurezza nelle zone degli stadi.
Questa stessa scena si è venuta a creare il 2 febbraio 2007 a Catania. Quel giorno, nella città etnea, si disputava il derby di Sicilia fra Catania e Palermo. A compiere il servizio d'ordine nei pressi dello stadio c'era il X Reparto Mobile della Polizia di Stato coordinato dai Funzionari della Questura e della Prefettura di Catania. In quella giornata, un Ispettore di Polizia è rimasto a terra a seguito di un'aggressione perpetrata dagli ultrà frustrati e facinorosi di cui sopra. Il nome di questo eroe è Filippo Raciti, Ispettore di Polizia, membro del X Reparto Mobile, marito e padre di due figli.
Come sempre accade quando un eroe lascia questa terra per ricongiungersi al Padre, anche questa volta la sua morte non è stata vana. Il "caso Raciti" ha scosso pesantemente il Ministero dell'Interno, la Federazione Italiana Gioco Calcio e tutto il mondo dello sport. La morte dell'Ispettore Raciti ha costretto il mondo delle Istituzioni ad interrogarsi su come poter impedire che altre morti di poliziotti in servizio possano accadere. Da quel 02 febbraio 2007 molte regole e molte tradizioni che vigevano nel mondo delle manifestazioni sportive sono cambiate. Si sono intensificati i controlli pre-partita, raddoppiati i controlli agli ingressi onde evitare che oggetti contundenti e/o esplosivi possano essere introdotti negli stadi, sono nati i Daspo, ... tutte misure che, prima di allora, non erano assolutamente neppure immaginabili.
La Questura di Catania, nel ricordare il suo valoroso Ispettore Caduto in Servizio, ieri, ha dichiarato: "Il rinnovare della memoria di Filippo Raciti, vittima del dovere e medaglia d'Oro al valor civile, rappresenta per noi tutti un esempio dove la morte di un servitore dello Stato, ha radicalmente cambiato il mondo del calcio a Catania e non solo". Parole sincere, parche ma al contempo celebrative di un eroe che vive nel cuore dei suoi cari, nel ricordo dei suoi colleghi e nelle leggi fatte "ad hoc" per rendere gli stadi dei luoghi più sicuri.
Oltre al comunicato, la Polizia di Stato ha voluto rendere gli Onori all'Ispettore Raciti presso il Cimitero di Acireale dove riposano le sue spoglie mortali e deporre una corona d'alloro presso il Monumento a lui dedicato nella "Tribuna Vip" dello Stadio "Massimino".
Oggi, lunedì 03 febbraio 2020, la conduttrice tv Caterina Balivo ha voluto invitare nella sua trasmissione "Vieni da me", in onda su RaiUno, Fabiana Raciti, figlia dell'Ispettore deceduto, per farle raccontare la sua storia. La giovane Fabiana, visibilmente emozionata, ha dichiarato: "Il colpo mortale è stato il colpo contundente di un sottolavello. Quella sera furono tante le aggressioni subite dalle forze dell’ordine, sono immagini che non posso dimenticare né del pre né del post. Appena appresa la notizia, sono andata a vedere papà e gli ho dato l’ultimo saluto. Sono felice che oggi le cose siano migliorate e che la sua morte sia servita, non è possibile tollerare quella ferocia per una partita di calcio. 
Papà non era severo, era rigido per deformazione professionale ma era il migliore dei papà. Amava tantissimo fare il poliziotto, era nato per farlo: era un bravo poliziotto ed un bravo genitore, cercava di combinare i due talenti per trasmetterci dei valori, quanto lui quanto mia madre. Il giorno del suo compleanno veniva in secondo ordine, era usanza che facesse regali a me ed a mio fratello, era un elogio a noi anziché a se stesso".
Carissimi, oggi più che mai, dobbiamo essere consapevoli del valore della Memoria Storica di chi non c'è più. L'Italia ha la brutta abitudine di dimenticare e gettare nell'oblio e nell'indifferenza quanti sono morti nell'adempimento del dovere. Si ricordano persone che nulla hanno a che fare con la nostra storia e le nostre tradizioni ma si ignorano e dimenticano volentieri quanti sono morti indossando una divisa.
"Cuore Alpino" ed il sottoscritto sono antipatici proprio per questo; obbligano l'opinione pubblica a non calare il sipario sulla storia eroica di chi non c'è più. Qui non si tace e non si lascia spazio ad insulse interpretazioni. Qui non ci interessa se il Caduto era figlio di un ricco o se era simpatico ai più. Qui i Caduti vengono ricordati senza essere categorizzati in "Serie A" o "Serie B".
Grazie di cuore per aver letto questo mio post. Se volete e potete condividetelo con i vostri contatti WhatsApp, Telegram, Instagram e Facebook, condividendolo magari sulle vostre bacheche. Il miglior modo per far ricordare i Caduti è quello di far circolare le loro storie.
Viva l'Italia, viva la Polizia, onore all'Ispettore Filippo Raciti!
Andrea Elia Rovera
Responsabile delle Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

P.S.
Per approfondire la figura dell'Ispettore di Polizia Filippo Raciti e restare informati sulle cose che lo riguardano potete visitare la sua Pagina Facebook cliccando qui.