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domenica 29 settembre 2019

La "Folgore" celebra il suo patrono San Michele Arcangelo

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", oggi in tutta Italia si celebra la Solennità di San Michele Arcangelo che - tra i suoi vari patronati - ha quello della gloriosa Brigata Paracadutisti Folgore.
In giornate come questa il mio pensiero corre ai tanti uomini e alle tante donne che indossano l'uniforme della Brigata "Folgore". Questi uomini e queste donne sono la parte migliore della nostra amata Italia perché in loro ciascuno di noi può riporre - senza dubbio alcuno - la propria sicurezza e la propria incolumità.
Visto il mio grande amore per le Forze Armate, ed in particolar modo per l'Esercito Italiano, non posso non tessere un elogio dei nostri Parà che sono l'orgoglio e l'eccellenza della Difesa.
Molti Italiani pensano che i militari paracadutisti siano soldati come gli altri ma mi permetto di affermare - senza paura di smentita - che essi sono più e meglio degli altri. Qualcuno mi potrà chiedere: "Perché affermi ciò?".
Innanzitutto perché i Parà sono uomini dotati di tre valori fondanti che mai negozierebbero: ideali, tradizioni e storia.
Gli ideali che animano ciascun Parà sono l'Amor di Patria, lo Spirito di Corpo, la Fratellanza ed il Cameratismo.
Le tradizioni insite all'interno dei Reggimenti della Folgore sono indissolubilmente legate alla storia della nostra Nazione ed alle date simbolo dei paracadutisti di ogni tempo.
La storia dei Parà non si potrebbe esaurire neppure in un tomo di un migliaio di pagine. Non c'è infatti battaglia, conflitto o operazione in cui non sia presente almeno un plotone di Parà. Lo Stato Maggiore dell'Esercito sa che, se vuole compiere al meglio la propria funzione, deve avvalersi dell'impiego operativo e strutturale della gloriosa Folgore.
All'interno della Brigata, infatti, ci sono soldati che:
come il Paracadutista Giacomo Dessena - ormai in congedo - hanno servito la Nazione per 37 anni con onore, precisione e dedizione somma;
come il Caporal Maggiore Capo Scelto Arsenio Tierno hanno partecipato a 13 missioni in terra estera ricoprendo incarichi operativi;
come il Caporal Maggiore Enrico Cosaro hanno effettuato più di 10mila lanci e hanno aiutato colleghi divenuti disabili a compiere lanci in totale autonomia;
come il Primo Caporal Maggiore Sabrina Rege hanno piegato migliaia di paracadute in modo da garantire la massima sicurezza di ogni Parà che dovrà affrontare il vuoto;
come il Caporal Maggiore Capo Scelto Francesco Grasso hanno partecipato all'Operazione "Strade Sicure" salvando cittadini da morte certa. Il CMCS Grasso, infatti, nel 2017 ha salvato Filippo Meschini da un torrente che se lo stava trascinando via.
Come ha detto il Generale di Brigata Rodolfo Sganga, ex-Comandante della Brigata "Folgore" ed attuale Comandante dell'Accademia Militare di Modena, "quando si vede la Folgore in azione - seppur con i suoi limiti - si rimane ammirati dalla qualità degli uomini e delle donne che servono la nostra amata Patria" con il caratteristico basco amaranto.
Nel giorno in cui la Chiesa universale celebra uno dei suoi santi più invocati, la Brigata Paracadutisti "Folgore" celebra il suo Patrono e Protettore. Il mio compito e la mia missione sono quelli di essere sempre vicino e prossimo a chi - rinunciando ad una vita comoda - ha indossato vegetata, anfibi e basco per servire la Patria, l'italico Popolo, e le libere Istituzioni.
Carissimi amici dal "Cuore Alpino", come sempre, vi chiedo di condividere questo mio Post in modo da far arrivare la storia e la straordinaria presenza dei Paracadutisti "Folgore" in ogni luogo ed in ogni dove. Grazie per l'affetto e la stima che mi dimostrate. Vi abbraccio tutti cameratescamente.
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

giovedì 26 settembre 2019

Cerimonia di Commemorazione del Caduto Giorgio Langella

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", questa mattina - come vi ho più volte annunciato in quest'ultimo periodo - abbiamo celebrato il 13 anniversario della morte di Giorgio Langella avvenuta il 26 settembre 2006 in quel di Kabul (Afghanistan) durante una Missione Internazionale di Pace.
CERIMONIA PRESSO IL COMUNE DI BOVES
Alle ore 8.00 Don Dario Bottero, parroco di "San Bartolomeo" in Boves, ha celebrato la Santa Messa ricordando l'anima del nostro defunto Giorgio ed affidandola alle braccia paterne del Padre.
Alle ore 8.45 ci siamo spostati presso il locale Cimitero Urbano per la resa degli onori sulla Tomba del Caduto e la deposizione dei fiori che il 2 Reggimento Alpini di Cuneo ha voluto donare.
A termine della Resa degli Onori un militare del 2 Reggimento ha dato lettura della Preghiera dell'Alpino e la cerimonia si è ufficialmente conclusa.
Francesca, vedova di Giorgio, tiene a ringraziare il 2 Reggimento Alpini, il suo Comandante e il Gruppo A.N.A. di Boves per la gentile partecipazione.
CERIMONIA PRESSO IL COMUNE DI DIANO MARINA
Diano Marina, comune natio di Giorgio Langella, ha voluto ricordare il suo figlio con una semplice ma toccante cerimonia svoltasi in due momenti. Nel primo è stata deposta una corona di fiori presso il Monumento ai Caduti in tutte le Missioni di Pace; nel secondo è stata deposta una corona di fiori presso il locale Cimitero Urbano ove è affissa una targa in memoria di Giorgio.
Alla cerimonia erano presenti la Signora Antonella, in rappresentanza della Signora Giuliana, mamma di Giorgio (che per motivi di salute non è potuta essere presente), soldati dell'Esercito Italiano coordinati dal Comando Militare Liguria e il Consigliere Comunale dianese Michele Calcagno, da sempre vicino alla Famiglia Langella.
RESOCONTO OPERE DI CARITA' IN MEMORIA DELL'ANGELO DEI BAMBINI
Colgo l'occasione per mettervi al corrente dell'avanzamento della Raccolta perenne di monetine rosse (€uro 0.01 - 0.02 - 0.05) in favore di opere caritative in memoria di Giorgio Langella, conosciuto come "L'Angelo dei Bambini".
Tornato a casa dalla cerimonia mi sono messo al tavolo e ho contabilizzato le ultime monete raccolte e le ultime offerte ricevute. Al momento "in cassa" ci sono €uro 150,80 che saranno impiegati - assieme a quello che ancora dobbiamo raccogliere - per progetti in favore dell'infanzia meno fortunata. Come sempre ringrazio tutti ricordando che "ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me". (Matteo 25:40)
Carissimi, a conclusione di questo mio Post desidero dire a tutti e a ciascuno che il mio impegno nel cammino della Memoria Storica non si ferma nonostante in molti lo trovino fastidioso e/o inopportuno. La richiesta di una intitolazione personale e peculiare al Caduto Langella resta una mia priorità perché questa è la volontà della Vedova di Giorgio. A me - a scanso di equivoci - non viene nulla in tasca e non è per me che va creato un luogo per la memoria.
Lancio ancora una volta l'appello a tutti gli uomini e le donne di buona volontà che sono sensibili al tema dei Caduti dell'Esercito affinché si adoperino nella creazione di un luogo della memoria dedicato al Caporal Maggiore Capo Scelto Giorgio Langella. Spero qualcuno ascolti questa mia richiesta e vi dia seguito.
Come sempre resto a disposizione di quanti volessero informazioni e ricordo che se su questo mio Blog ci fossero delle inesattezze o delle imprecisioni sarò ben felice di correggerle su vostra segnalazione.
Viva l'Italia, onore ai Caduti!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

giovedì 19 settembre 2019

Sono passati 13 anni ma a Giorgio Langella nulla è stato intitolato

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", a meno di una settimana dal 26 settembre, vengo a voi con questo post per ripercorrere una dolorosa vicenda che vede coinvolti me, la Vedova del CMCS Langella, Gigi, Luigi, Ida, gli iscritti alla Pagina Facebook "Noi che non dimentichiamo Giorgio Langella" e tutti quelli che hanno voluto bene a Giorgio. La vicenda in oggetto è la richiesta (lecita e legittima) di una via, piazza, corso, aula, sala, ... in memoria del Caporal Maggiore Capo Scelto degli Alpini Giorgio Langella, Caduto in Missione di Pace a Kabul il 26 settembre 2006.
Come sapete, nonostante molteplici incontri avuti con il Sindaco Maurizio Paoletti ed i Comandanti del 2 Reggimento Alpini che si sono succeduti negli ultimi anni la nostra richiesta è stata gettata alle ortiche.
Tutto ebbe inizio con il Colonnello Fabrizio Recchi che, in modo deciso e risoluto, andò a Boves per parlare con il Sindaco ed esprimere il sostegno del Reggimento alla richiesta della Famiglia Langella. Recchi, però, purtroppo, poco dopo venne trasferito per un importante incarico al Ce.Si.Va. di Civitavecchia e gli subentrò il Colonnello Paolo Romanin che, seppur fra mille impegni, provò a portare avanti la trattativa iniziata dal suo predecessore. In due anni nulla di fatto; l'Amministrazione Comunale bovesana si è più volte palesata contraria alla richiesta adducendo una valanga di scuse e di giustificazioni a dir poco grottesche. Romanin ha lasciato il comando del 2 Reggimento Alpini al Tenente Colonnello Enrico Fontana che, seppur sensibile alla causa, non si è occupato della vicenda per via del suo impegno con il Reggimento in quel dell'Afghanistan. A lui è succeduto il Colonnello Marcello Orsi, attuale Comandante del Reggimento.
L'Amministrazione Comunale di Boves in questo 2019 ha deciso - dopo mille rinvii e numerose giustificazioni - di concedere la Cittadinanza Onoraria al 2 Reggimento Alpini di Cuneo e di "deporre alcune corone in memoria dei Caduti" ad una lapide posta su uno spartitraffico accanto a Chiesa Vecchia in cui sono ricordati tutti i Caduti del 2 Reggimento Alpini.
Quella mattina - turandomi in naso - ho partecipato, nonostante Francesca, vedova del Caduto Langella, abbia ritenuto opportuno non partecipare ad una deposizione quantomeno incoerente con quanto promesso nel corso degli incontri avuti in questi anni. Con me c'era il sig. Luigi Fabbiano, papà di Francesca e suocero di Giorgio. Ho partecipato nonostante non condivida assolutamente il 25 aprile e nonostante abbia ritenuto la cerimonia una sorta di "pulizia della coscienza" per metterci a tacere e dire di aver fatto quanto si poteva fare per la memoria del povero Giorgio. Per non dare il nostro "imprimatur" ad una simil commemorazione mi sono premurato di non rivolgere né il saluto né la parola tanto al Sindaco quanto al Comandante.
Il 2 Reggimento Alpini, visto il cammino fatto dai succitati colonnelli, avrebbe dovuto impegnarsi affinché Giorgio non si trovasse su una lapide con altri nomi ma avesse una intitolazione personale e peculiare. Oltretutto, e trovo giusto scriverlo, Francesca - in tutti gli incontri avuti - ha sempre detto che se il Comune di Boves avesse intitolato qualcosa si sarebbe sobbarcata l'intero ammontare della spesa. Noi che curiamo la Memoria Storica di Giorgio Langella non abbiamo mai voluto nulla da nessuno e abbiamo sempre fatto tutto in modo gratuito ed autofinanziato. Quindi la Giunta di Boves non ha neppure la scusa di non aver potuto far fronte alla cosa per motivi di carattere economico-finanziario.
Carissimi, vi ho voluto scrivere questo post a meno di 7 giorni dal 13esimo Anniversario della morte del CMCS Giorgio Langella perché sono deluso e addolorato dalla poca considerazione che le Autorità Civili e Militari hanno nei confronti di chi ha dato la vita per il servizio al Paese. Se girovagate nel web e scrivete "Caduti di Serie B" vedrete che ci sono altre persone e associazioni che lamentano più o meno le stesse cose. Il problema - e lo dico con estrema sincerità - è che quando si alza la voce per ottenere diritti e dignità Sindaci e Comandanti battono in ritirata come se venisse loro richiesta la luna.
Concludo questa mia pesante riflessione dicendovi che non ho nessuna intenzione di battere in ritirata perché sono nipote di un Ufficiale che ha servito la Patria, ha fatto la Guerra e non ha mai amato nulla più dell'Italia. Vivrò il resto della mia vita spendendomi affinché - in capo al mondo - conoscano la vita e la storia del Caporal Maggiore Capo Scelto Giorgio Langella. Volete impedirmelo? Uccidetemi!
Con affetto e profonda gratitudine per le oltre 200mila visualizzazioni che questo mio semplice Blog ha raggiunto grazie a voi vi saluto ma solo dopo avervi dato un sincero ed emozionato abbraccio.
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

martedì 17 settembre 2019

L'Italia ricordi l'attentato del 17 settembre 2009 in cui persero la vita sei Parà

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", il 17 settembre l'Italia non può non fermarsi un momento per ricordare ciò che è accaduto a Kabul, all'ora di pranzo, esattamente 10 anni fa.
I blindati italiani sono sulla strada per la solita ricognizione atta a garantire la sicurezza alla popolazione civile residente a Kabul (Afghanistan); è quasi mezzogiorno, ora in cui in Italia le massaie stanno mettendo su l'acqua per la pasta e impanando le fettine.
Sulla strada per l'aeroporto un Toyota Corolla bianca, "farcita" da 150Kg di esplosivo, si lancia ad alta velocità contro i blindati dell'Esercito Italiano. Ne scaturisce uno scoppio così forte che si sente il boato a molto kilometri di distanza. Il bilancio è da subito tragico. Sei Paracadutisti della Folgore hanno subito perso la vita e altri quattro soldati, tre Paracadutisti e un Aviere, restano gravemente feriti.
Tutti i soldati coinvolti nell'attentato stanno rientrando al Quartier Generale I.S.A.F. dall'aeroporto dove sono andati a recuperare due Parà in rientro dall'Italia dove sono stati per licenza. I Parà presenti sul primo Lince, nessuno escluso, sono immediatamente morti mentre sul secondo Lince uno è morto e gli altri quattro sono rimasti gravemente colpiti e segnati.
I Paracadutisti - appartenenti al 186 Reggimento Paracadutisti di stanza a Pisa - Caduti nell'attentato sono:
Tenente Antonio Fortunato, 35 anni, Lagonegro (Potenza), Comandante dei due Lince;
Sergente Maggiore Roberto Valente, 37 anni, Napoli;
Primo Caporal Maggiore Matteo Mureddu, 26 anni, Solarussa (Oristano);
Primo Caporal Maggiore Davide Ricchiuto, 26 anni, Glarus (Svizzera);
Primo Caporal Maggiore Gian Domenico Pistonami, 26 anni, Orvieto;
Primo Caporal Maggiore Massimiliano Randino, 32 annni, Salerno.
I feriti che sono stati prontamente elitrasportati all'Ospedale da Campo Francese sono:
Caporal Maggiore Rocco Leo, 26 anni;
Caporal Maggiore Sergio Agostinelli, 32 anni;
Caporal Maggiore Ferdinando Buono, 30 anni;
Maresciallo Aeronautica Militare Felice Calandriello, 58 anni.
Per loro solo una serie di ferite e tanto shock.
Quegli schifosi che il mondo conosce con il titolo di "Taliban" hanno subito rivendicato l'attentato perché per loro queste cose sono medaglie al merito. Uccidere "infedeli" per loro è un biglietto per stare in prima fila dinanzi ad Allah. Nel comunicato scritto per la rivendicazione si legge: "Guidava l'autobomba un eroe dell'emirato islamico, il mujahid Hayatullah". Della strage di civili accusano i militari: "E' colpa della forza di occupazione che, dopo l'esplosione, hanno iniziato a sparare alla cieca colpendo molti tra i presenti sul posto".
Da quel giorno sono passati 10 anni. In questi anni non avevo mai parlato di questo attentato nonostante il mio amore profondo e sincero per la Brigata Paracadutisti Folgore che sento sinceramente come una mamma per i valori che insegna e le tradizioni che porta avanti. Allora perché ho deciso di parlarne proprio oggi?
Come voi lettori di "Cuore Alpino" sapete bene, il 13 novembre 2018 sono sceso a Roma per prender parte alla Giornata Nazionale dedicata alle Vittime del Terrorismo e le Vittime del Dovere delle Forze Armate. Quando - assieme alla Vedova di Langella - siamo stati portati alla Caserma "Pio IX" per il discordo del Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Generale Salvatore Farina, e il pranzo. La Provvidenza ha voluto che al tavolo dove ho pranzato avessi a destra Francesca e a sinistra Ciro Valente, fratello del Sergente Maggiore Roberto Valente, a cui ho promesso che avrei parlato di suo fratello.
Siccome le promesse le mantengo sempre, eccomi qua. Non posso non mantenere la parola data alla Famiglia di un Caduto. Non posso comportarmi come la maggior parte delle istituzioni che colgono ogni occasione per far calare il sipario sulle tristi vicende che hanno visto volare in cielo i nostri angeli in uniforme.
Carissimi, quest'oggi vi chiedo una cortesia personale. Prendetevi sei minuti della giornata, mettetevi ritti in piedi, chiudete gli occhi e fate silenzio assoluto. Ognuno di questi minuti servirà a ricordare Antonio, Roberto, Matteo, Davide, Gian Domenico, Massimiliano e a far giungere loro il nostro "Presente!" umile ma sincero.
Viva l'Italia, viva la Folgore, onore ai Caduti!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

sabato 14 settembre 2019

"Cuore Alpino" onora il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Cuneo

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", vi scrivo dopo il grande ed inaspettato successo che ha avuto il mio post sui Vigili del Fuoco del 07 settembre scorso a cui hanno fatto seguito molti messaggi e molte citazioni da parte di appartenenti al Corpo in servizio ed in congedo.
Diversi Gruppi e Pagine Facebook, infatti, hanno condiviso il mio post facendolo diventare letteralmente virale. Calcolando, poi, che parlavo di una cosa già accaduta da oltre un anno e conosciuta da molti utenti della rete è stupefacente il volume di traffico generato in pochi giorni.
Oggi, in continuità a quel post, voglio parlarvi del grande impegno profuso dal Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Cuneo in questi ultimi 15 giorni nei quali sono successi alcuni fatti rilevanti che hanno potuto mettere in risalto le qualità tecnico-professionali degli appartenenti al Corpo.
Due giorni fa, giovedì 12 settembre, in Via Circonvallazione, nel comune montano di Roaschia c'è stato un significativo incidente stradale che ha visto coinvolta una donna. Erano circa le 8 del mattino quando la signora, ferma in un parcheggio in pendenza, distrattamente ha rimosso il freno a mano perdendo il controllo del mezzo. Purtroppo a nulla sono valse le manovre per impedire l'irreparabile e l'auto dopo esser finita in una scarpata si è ribaltata ed è finita nel fiume. La letteratura dell'infortunistica stradale ci dice che quando un'auto finisce in un corso d'acqua con all'interno delle persone le possibilità di estrarle vive sono poche ma anche questa volta i Vigili del Fuoco sono stati più rapidi della morte. Arrivati sul luogo dell'incidente hanno tirato delle funi e si sono calati sino all'altezza dell'autoveicolo; hanno estratto rapidamente la signora e l'hanno affidata alle cure del personale sanitario del 118 nel frattempo allertato. Solo dopo aver salvato la vita della signora hanno fatto intervenire i colleghi con l'autogru per il recupero del mezzo ed il ripristino della scarpata.
Pochi giorni prima, nella notte fra il 5 e il 6, verso le 2:00 il telefono della Sala Operativa ha squillato per allertare i Vigili del Fuoco di un incendio a Limone Piemonte (quasi al confine con la Francia) in Località San Giovanni Tetto Bric. I mezzi sono usciti dal parco auto, come di consueto, con sirene e lampeggianti e alla velocità della luce hanno raggiunto la località impedendo alle fiamme di danneggiare l'intero chalet, di devastare la zona circostante, circoscrivendo i danni al solo tetto che però è rimasto al suo posto e non è crollato.
Nella stessa notte, oltretutto, nell'albese la pioggia incessante ha messo a repentaglio diverse zone critiche del territorio costringendo il Comando Provinciale a richiamare in servizio anche i Vigili del Fuoco che avevano smontato il precedente turno e quelli non in servizio per turno di riposo.
Nel Comune di Alba, dove con la locale Protezione Civile è stata allestita una sala operativa per affrontare l'emergenza, si è verificato il crollo di un argine lungo il torrente Talloria che si è trascinato un'auto posteggiata li. A Bra e Savigliano i Vigili del Fuoco sono stati impegnati in numerosi interventi segnalati da cittadini che denunciavano allagamenti di scantinati, garage e sottopassi. Inoltre, gli uomini del Comando di Cuneo, hanno dovuto mettere in sicurezza numerosi alberi pericolanti nella zona di Alba, Diano, Bene Vagienna e gestire una gravosa emergenza a Cherasco dove, poco prima del ponte sullo Stura, il manto stradale della tangenziale ha subito un cedimento che, se non controllato, avrebbe potuto senz'altro essere causa di incidenti stradali mortali. Come sempre, i Vigili del Fuoco hanno circoscritto ed isolato la zona pericolante ed allertato i colleghi dell'Arma dei Carabinieri affinché provvedessero a gestire l'annoso problema della viabilità deviata in condizioni, peraltro, molto complesse a causa delle violenti piogge che non hanno dato tregua alcuna.
Il Comandante Provinciale, il Prefetto e le Autorità Cittadine interessate dai suddetti interventi non hanno potuto non ringraziare, oltre al Comando Provinciale di Cuneo, le Squadre di Vigili del Fuoco di stanza a Savigliano, Bra, Alba, Sommariva Bosco e Santo Stefano Belbo.
Carissimi, nel leggere queste notizie, ci meravigliamo e - guardandoci con stupore - esclamiamo: "Ma come fanno a gestire queste emergenze?". La cosa "divertente", però, sta nel fatto che, quello che noi troviamo stupefacente, per un Vigile del Fuoco è l'ordinarietà e la quotidianità del suo servizio. Non vi è giorno in cui i Comandi dei Vigili del Fuoco non vengano impegnati in spegnimento incendi, soccorso ad auto gravemente incidentate, smottamenti, frane, scosse telluriche, ecc... Il problema spesso sta nel fatto che l'opinione pubblica, la politica e il giornalismo danno per scontati tutti questi servizi e non li mettono in risalto quando vengono realizzati.
Compito di "Cuore Alpino" è quello di far conoscere ciò che altri ignorano o, semplicemente, non ritengono esser degno di attenzione e divulgazione. Tutto questo sta risultando possibile grazie a voi che, con l'aiuto dei social network, leggete, condividete e divulgate quanto da me scritto su questo povero e umile blog. Grazie infinite.
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

giovedì 12 settembre 2019

Guardia di Finanza Cuneo - Cambio del Comando

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", vi sarete già stufati di leggere i miei scritti che in questi giorni escono quasi quotidianamente. Vi chiedo scusa se sono troppo solerte ma non posso non rendicontare la quantità di avvenimenti che si stanno avvicendando tutti assieme in questo caldo mese di settembre.
Questa mattina, ad esempio, presso la Caserma "Cesare Battisti" di Cuneo il Colonnello Massimiliano Pucciarelli ha ceduto il comando provinciale delle "Fiamme Gialle" al parigrado Colonnello Luca Albertario.
Inutile dire che la Provincia Granda è stata sentitamente toccata dall'avvicendamento visti i quattro anni intensi ed operativi nei quali il Colonnello Pucciarelli ha diretto il Reparto della locale Guardia di Finanza. Al termine di questa esperienza Cuneese, però, non lascerà il Piemonte ma andrà a comandare il Comando Provinciale di Alessandria dove farà sicuramente un ottimo lavoro come ha fatto qui da noi.
Il Colonnello Albertario, da oggi nuovo Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Cuneo, proviene dal Centro Italia dove, sino al 9 settembre 2019, è stato Capo di Stato Maggiore del Comando Regionale dell'Umbria. Albertario, però, ha un curriculum interessante ed altamente professionale che è bene menzionare per intero. Luca Albertario, Colonnello t.ISSMI, nato a Siena il 24 agosto 1970, sposato e papà di due figli. Ha frequentato l'Accademia della Guardia di Finanza da cui è brillantemente uscito con il grado di Tenente nel 1993 con invio immediato in Puglia quale Comandante Articolazioni Pronto Impiego e Territoriali nei territori di Brindisi e Ostuni. A seguito dell'ottimo operato svolto in terra brindisina, il Comando delle Fiamme Gialle lo invia a Lecce come Comandante di Compagnia e, successivamente, del Nucleo di Polizia Tributaria. Anche nella capitale del Salento si distingue per grande professionalità e profondo acume investigativo tanto da essere inviato dal Comando Generale a Perugia dove gli viene chiesto di occuparsi del Nucleo Di Polizia Tributaria fino al 2007, anno in cui Albertario accede al 10 Corso Superiore di Stato Maggiore dal quale esce con il grado di Tenente Colonnello e viene immediatamente impiegato come Capo dell'Ufficio Raccordo Informativo. Svolge questo importante e delicato compito sino al 2013. Lascia l'incarico a seguito della promozione a Colonnello e della nomina a Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Siena dove resta sino al 2015. L'Umbria non può fare a meno di lui e lo richiama prontamente quale Capo di Stato Maggiore del proprio Comando Regionale da cui va via per prendere le redini del Comando Provinciale di Cuneo.
La Provincia Granda saprà sicuramente farsi apprezzare da questo grande Ufficiale che, come vi ho poc'anzi elencato, non è nuovo a movimentazioni e spostamenti per il servizio della Patria. Dal canto suo egli saprà sicuramente mettere a servizio del Cuneese la sua grande professionalità, il suo spirito di servizio e la sua cultura non comune a molti. Mi sono dimenticato di dirvi che oltre ai numerosi incarichi ricoperti il Colonnello Albertario è laureato in Giurisprudenza, Scienze Politiche e Scienze della Sicurezza Economico Finanziaria nonché Consigliere Giuridico delle Forze Armate, Cavaliere al merito della Repubblica Italiana e detentore di Croce d'Oro per 25 anni di servizio e Medaglia d'Oro al merito di lungo comando.
L'Italia, nelle Forze Armate e nelle Forze dell'Ordine ha delle vere e proprie eccellenze che, stante l'umiltà di chi indossa un'uniforme, faticano spesso a venir fuori. Tra i membri delle Forze di Polizia e Pubblica Sicurezza ci sono persone con due o tre lauree, persone con numerosi brevetti e numerose capacità tecnico-professionali difficili da reperire. Non a caso - va detto - i nostri uomini in uniforme sono invidiati e ricercati in ambito Nato e Onu.
Il Generale di Divisione Giuseppe Grassi, che stamane ha presieduto la Cerimonia ed ha convalidato il passaggio del Comando, ha sottolineato la professionalità del Colonnello uscente augurandogli un proficuo lavoro in quel di Alessandria ed ha incoraggiato il Comandante entrante affinché continui a servire le Fiamme Gialle e l'Italia tutta come ha fatto sino ad oggi.
Noi, dal canto nostro, ci uniamo a questi auguri ringraziando il Colonnello Pucciarelli per quanto fatto qui da noi e accogliendo con affetto e doverosa deferenza il Colonnello Albertario nella nostra bella Granda.
Nec recisa recedit!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

martedì 10 settembre 2019

Buon anniversario Giorgio e Francesca (11 settembre 2005 - 11 settembre 2019)

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", nell'immaginario collettivo l'11 settembre è la data infausta nella quale sono venute giù le Torri Gemelle di New York a seguito di un tremendo attentato terroristico. Per me, che sono solito andare contro corrente, però, l'11 settembre si ricorda il 14esimo anniversario di matrimonio di Giorgio e Francesca.
Siamo nel 2005, a Boves, nella splendida cornice del Santuario di Madonna dei Boschi posto sotto il patrocinio della Madonna della Neve tanto cara agli Alpini. Già, parliamo di Alpini e, più nello specifico, di un grande Alpino che, anche nel giorno del suo matrimonio, ha voluto indossare l'uniforme per celebrare dinanzi a Dio e ai suoi cari il sacramento del matrimonio con Francesca e, al tempo stesso, con l'Italia. Queste mie parole sembrano strane e spropositate ma chi ha conosciuto Giorgio sa che non aveva altro desiderio se non quello di lasciare il suo nome nell'Esercito. Con Francesca parlava sempre di quanto amasse il suo lavoro e di quanto fosse orgoglioso di indossare il cappello con la penna nera a servizio del Popolo Italiano.
Giorgio era così: o tutto o niente! Non era capace di fare le cose a metà e non sceglieva mai la via più breve o quella più comoda. Quando ha conosciuto Francesca, Giorgio sapeva bene che ella aveva già un figlio nato da un precedente matrimonio ma questo non lo ha né spaventato né fermato. Da vero Alpino si è preso le sue responsabilità e ha fatto tutto quanto in suo potere per essere un buon compagno di vita per Francesca ed un buon padre per Gigi che lo adorava come fosse il suo padre biologico. In questo senso mi sento di paragonare Giorgio a san Giuseppe che con umiltà e docilità al volere di Dio ha cresciuto un figlio non suo amandolo sopra ogni cosa e accompagnandolo nel difficile sentiero della vita.
Ma torniamo a noi. L'11 settembre 2005 Giorgio prende in moglie Francesca rendendola la donna più felice e realizzata del mondo. Lei venera letteralmente questo marito che per lei ha mille piccole attenzioni e sollecitudini quotidiane. Chi ha conosciuto questa coppia di sposi sa che ciò che dico è vero. Sembravano - a detta di chi ricorda quei giorni - la famiglia del Mulino Bianco.
Giorgio, però, come abbiamo detto, era un Alpino, un Armiere in forza - da poco - presso il 2 Reggimento Alpini di Cuneo dopo aver servito l'Esercito per 10 anni al glorioso 3 Reggimento Alpini di Pinerolo. Da militare e uomo delle istituzioni è stato chiamato a prender parte ad una Missione Internazionale di Pace in Aghanistan, nel territorio di Kabul. Il suo forte senso del dovere, la sua proverbiale abnegazione verso i più deboli e il suo grande amore per il Tricolore lo hanno spinto a prepararsi al meglio per questa missione e lasciare Francesca e Gigi per qualche mese. Purtroppo, come chi legge questo Blog sa, "qualche mese" è diventato "per sempre" visto che Giorgio in quel di Kabul ha trovato la morte il 26 settembre del 2006 a seguito di un attentato terroristico di matrice islamica.
Il matrimonio da favola di Giorgio e Francesca è durato poco più di un anno. Il tempo di un soffio. Il tempo dell'idillio. A Francesca è crollato il mondo addosso e per Gigi le cose non sono andate meglio. Da quel tragico giorno sono passati 13 anni, lunghi, freddi e interminabili. Il tempo lenisce le ferite della mente, aiuta a lasciarsi il passato alle spalle ma non riesce a sanare e rimarginare le ferite profonde e sanguinolente del cuore e dell'anima. Francesca, ed io che le sono accanto ad ogni anniversario lo so bene, non riesce a cancellare il ricordo di Giorgio, le sue attenzioni, le sue carinerie, le sue improvvisate e le piccole cose che facevano di lui un uomo di burro, nonostante l'imponente stazza.
Quando ci si sposa spinti da un amore travolgente, puro, sincero ed autentico non c'è tempo e non ci sono parole che possano lenire le ferite ed alleviare il peso dei ricordi. Quando si pronuncia con fede autentica, dinanzi a Dio, il "per sempre" non ci sono mezze misure e la morte terrena non cancella né l'amore né la donazione sponsale del superstite.
Prima di scrivere questa riflessione ho pensato e ripensato se fosse stato il caso ma, poi, mi sono detto: se non ricordo io i momenti felici della vita di Giorgio chi lo fa?
Giorgio voleva lasciare il suo nome nell'Esercito ma, a tutt'oggi, purtroppo questo non è avvenuto o, perlomeno, non in modo serio. Di Alpini sinceramente legati alla memoria di Giorgio ed alla sua storia ne ho conosciuti pochi. L'Esercito Italiano (più volte da noi interpellato affinché si creasse uno spazio pubblico dedicato a lui ed a lui solo) ha fatto sin qui "orecchie da mercante". L'Associazione Nazionale Alpini - che poco dopo il tragico attentato - promise a Francesca l'intitolazione del Gruppo Alpini di Boves pare essersi dimenticata di tali parole e la politica... beh, meglio stia zitto.
Quello che Francesca apprezza, e tiene con grande affetto nel suo cuore, è il grande seguito che voi, miei cari amici dal "Cuore Alpino", date a tutte le iniziative e le commemorazioni che - nel nostro piccolo - cerchiamo di tener in piedi per mantenere in vita la figura di Giorgio. Da molti anni, grazie a Francesca e alla generosità di molti di voi, sosteniamo progetti missionari dei Frati Carmelitani Scalzi e dei Frati Minori Cappuccini in favore dei bambini meno fortunati e manchevoli delle risorse economiche per poter studiare e curarsi dalla terribile piaga africana della malaria.
Ogni anno, con non poche difficoltà, continuiamo a far celebrare l'Eucarestia nel giorno anniversario della dipartita di Giorgio e, ogni qual volta è possibile, prendiamo parte alle cerimonie militari a cui - sempre più raramente - veniamo invitati. In memoria di Giorgio ed in rappresentanza di Francesca (che vive e lavora a Roma) cerco di presenziare sempre alla Festa delle Forze Armate (04 novembre), Festa della Repubblica (02 giugno), alla Memoria dei Caduti della Divisione Alpina Cuneense e a tutti quei momenti di memoria e commemorazione che sono doverosi nei confronti di chi ha posato lo zaino a terra per incamminarsi per l'ultima scalata verso il Cimitero di Cantore.
L'11 settembre, perciò, anche se in modo prettamente virtuale è una di quelle date in cui tengo a far ricordare Giorgio che, con grande gioia, si è unito a Francesca nel sacro vincolo del matrimonio diventando così - anche se la legge e la burocrazia storcono il naso - il padre di Gigi.
Carissimi, nella giornata di domani fatemi una cortesia. Prendetevi un minuto di totale silenzio e - oltre a ricordare le Vittime di New York - rivolgete un sincero pensiero anche a Giorgio e Francesca per augurar loro un buon anniversario di matrimonio. Grazie di cuore per la vostra attenzione e per il seguito che date con affetto a questo mio piccolo blog.
Sinceramente vostro, Elia.

sabato 7 settembre 2019

"Non mi sento un eroe, mi sento un Vigile del Fuoco"

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", qui a Cuneo questa sera diluvia e fa abbastanza freddo; per questo ho deciso di rimanere a casa ma, siccome non amo la televisione, ho pensato di mettermi al pc e di scrivere due righe su una delle eccellenze della nostra Nazione: il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
Sin da quando sono piccolo vedo le autoscale, le autopompe ed i vari mezzi in dotazione ai "pompieri" passare e ripassare sotto casa perché ho la fortuna di abitare a 3 minuti dal Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco. Per loro ho sempre nutrito un grande senso di rispetto e di ammirazione. Trovo dunque giusto scrivere un breve ma sentito post su questo Corpo partendo dalla tragica testimonianza che il "nostro" Comandante Provinciale ha rilasciato in merito alla tragedia del "Ponte Morandi", crollato nel 2018.
Il dottor Vincenzo Bennardo, che all'epoca dei fatti era Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco di Savona, interpellato dai giornali ha detto: "Per quella giornata era stato proclamato lo stato di massima pericolosità per incendi boschivi. E invece eravamo alle prese con un fortissimo maltempo. Le mie squadre erano impegnate soprattutto nella zona di Vado, particolarmente colpita, quando arrivò la notizia: è crollato il ponte di Brooklyn. Non capivo, poi iniziarono ad arrivare le prime immagini. Ero incredulo, come tutti, ma non abbiamo perso tempo: non si poteva. Nel giro di un'ora abbiamo mandato tutti gli uomini e i mezzi a disposizione".
L'ironia della sorte vuole che la prima chiamata giunta alla Centrale Operativa del Comando di Savona sia stata fatta da un Vigile del Fuoco che opera proprio presso il Comando savonese. Questo servitore della Patria - al momento del crollo - si trovava sul Ponte Morandi; la sua auto è una di quelle che precipita rimanendo però impigliata a dei tralicci sporgenti. Questo eroe, prima di pensare a se stesso, prende il telefonino e chiama i soccorsi per mettere in salvo quante più vite possibili. Per noi questo gesto ha il sapore di un evento straordinario degno di menzione ma per un Vigile del Fuoco questa è nient'altro che la normale routine quotidiana di un turno di servizio. I Pompieri sono abituati, sin dalla prima formazione, a pensare solo e costantemente alle persone più deboli e fragili coinvolte nelle sciagure su cui si trovano ad intervenire. Il pensiero alla propria vita e alla propria incolumità è sempre l'ultimo in ordine d'importanza.
Girovagando nel web, sempre a proposito del Ponte Morandi, mi sono imbattuto in splendide e toccanti testimonianze di Vigili del Fuoco che, quel giorno, dalle 11:36 in poi, hanno messo a repentaglio la loro vita per salvare quella di chi è stato coinvolto nel crollo.
Il Vigile del Fuoco Stefano Boragine, intervistato da "Il Secolo XIX", ha detto: "La mattinata è proseguita abbastanza tranquillamente, poi, alle 11:36 è arrivata quella chiamata e siamo andati. Siamo andati, non sapevamo bene cosa fosse, nessuno ci aveva detto si trattasse del Ponte Morandi. Sembrava l'immagine di un film, sembrava qualcosa di incredibile, poi lo stupore è stato per qualche istante e poi siamo partiti per fare il nostro lavoro, siamo partiti per lavorare. E' stata una giornata incredibile. Pensi di più alla vita. Ci sono a volte cose che dai per scontate, magari alle volte ti arrabbi per cose assurde e invece poi capisci che c'è altro, c'è ben altro".
Il Vigile del Fuoco Alberto Dagnino, invece, ha aggiunto: "Abbiamo vissuto a livello lavorativo un intervento delicato, complesso, dove ci ha messo a dura prova. Abbiamo deciso di salire da mare verso monte e ci siamo recati sul posto. Arrivati all'isola ecologica ci siamo trovati dinanzi alle macerie che ci ostacolavano il passaggio. Abbiamo aperto un varco di accesso e ci siamo imbattuti nel veicolo in cui vi erano Rita e Federico. Rita mostrava segni di vita, era ancora cosciente. Con l'aiuto di un divaricatore abbiamo estratto prima Federico - perché aveva già perso i sensi - e successivamente Rita. Da sotto le macerie abbiamo sentito delle voci e con l'ausilio di un'altra squadra abbiamo portato sulla Pila numero 9 delle attrezzature che ci permettessero di essere più veloci per raggiungere le persone schiacciate. Siamo riusciti ad estrarli entrambi vivi. Mi porterò dentro l'amicizia che ho stipulato con le persone che ho tratto in salvo e con i colleghi che ho conosciuto durante l'esperienza. Non mi sento un eroe, mi sento un Vigile del Fuoco". (Interviste visibili sul Canale Ufficiale Youtube de "IlSecoloXIX Genova")
In quel caldo e vacanziero giorno agostano, in cui il Ponte Morandi è crollato come un castello di carte, i Vigili del Fuoco sono arrivati a centinaia dalla Liguria, dal Piemonte, dalla Toscana e dalla Lombardia per scavare fra detriti e macerie in cerca della salvezza di quante più persone possibili.
Il Comando Provinciale di Cuneo, come sempre, ha dato grande contributo ai soccorsi. Con tempestività e professionalità dalla Granda sono partiti un Funzionario e nove Vigili del Fuoco con una colonna mobile composta da un mezzo polisoccorso, un mezzo specializzato nel soccorso fra le macerie e due fuoristrada.
Carissimi, spesso, troppo spesso, diamo per scontato il servizio svolto quotidianamente dai Vigili del Fuoco. Ho voluto condividere con voi questo mio post per farvi capire che ci sbagliamo. Quando un uomo armato solo di elmetto e accetta ha l'umiltà di dire: "Non mi sento un eroe, mi sento un Vigile del Fuoco" l'Italia acquisisce dignità e profuma di altruismo.
Nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ci sono migliaia di Pompieri che sanno a che ora escono di casa ma non sanno mai se vi faranno ritorno. Alle loro spalle ci sono mogli, figli, figlie, fidanzate, madri, padri, ... che stanno con un nodo in gola e con una preoccupazione costante per il loro congiunto che è felice solo nel servire umilmente e silenziosamente la Patria ed il suo Popolo Italiano.
Un grazie - grande quanto la Via Lattea - giunga da questo mio Blog a tutti i Vigili del Fuoco in servizio permanente, a quelli in servizio discontinuo volontario e a quelli in congedo. L'Italia è fiera ed orgogliosa di voi, siete la personificazione del Tricolore, siete i nostri angeli con l'elmetto.
Viva l'Italia, viva i Vigili del Fuoco!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

venerdì 6 settembre 2019

Cambio del Comandante alla Folgore. Il Generale Sganga cede il comando al Generale Vergori

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", tra poche ore un grande uomo lascerà il Comando della Brigata Paracadutisti "Folgore" per assumere il comando dell'Accademia Militare di Modena dove vengono altamente formati gli Ufficiali che prenderanno le redini dell'Esercito Italiano. Il nome di questo grande uomo - che ho il timore di pronunciare vista la mia piccolezza - è Generale di Brigata Rodolfo Sganga.
In questi ultimi giorni il Generale Sganga ha iniziato una "peregrinatio" che ha toccato tutte le caserme facenti parte la Brigata; nessun Reggimento è stato escluso perché la Folgore è una famiglia e il Comandante della Brigata è un padre vero e proprio. Quando è arrivato in visita al 185 Reggimento Artiglieri di Bracciano è stato ricevuto da un nutrito numero di soldati che - come dei veri figli - lo hanno accolto con tutti i dovuti onori e lo hanno voluto omaggiare della qualifica di "Diavolo Giallo ad honorem" consegnandogli l'omerale a bassa visibilità.
Al Generale Sganga succederà Beniamino Vergori al quale lo stesso Sganga ha appuntato e conferito il grado di Generale di Brigata. Vergori, grande Ufficiale e militare di grande professionalità, è molto noto agli uomini della Folgore visto che ne è già stato Capo di Stato Maggiore e Vice Comandante.
Gli uomini e le donne facenti parte la Brigata Paracadutisti Folgore si sono sentiti amati, stimati e paternamente comandati dal Generale Sganga che, a malincuore, lasciano andare all'Accademia Militare di Modena.
Il Generale di Brigata Rodolfo Sganga - sul suo personale Profilo Facebook - questa sera ha scritto: "Domani mattina cederò dopo oltre due anni, il comando della più bella Brigata del mondo. È un momento di emozioni confuse e spesso contrastanti, ma ho anche alcune certezze: l’amore indiscusso per il Tricolore, la passione sempre crescente per il Mestiere delle Armi, il rispetto totale per chi si è sacrificato per indicare a tutti noi la via del Dovere. 
Il 28 luglio 2017, all’atto della cerimonia di assunzione del comando della Folgore, ho citato un mio predecessore dicendo che “ad un Comandante è dovuto il rispetto e l’obbedienza per il grado che porta. Tutto il resto se lo deve guadagnare”. Sono orgoglioso di aver profuso il massimo impegno per essere sempre all’altezza dei miei Paracadutisti. Starà a loro giudicare se ci sono riuscito...
La Folgore sarà in ottime mani, perché il Generale di Brigata Beniamino Vergori è il Comandante che tutti vorrebbero avere: un Soldato!
A me resterà il ricordo di un periodo semplicemente esaltante e la consapevolezza di essere stato un privilegiato per aver fatto parte di una squadra ineguagliabile che si chiama Folgore.
Adesso avanti a tutta forza, perché la responsabilità di preparare gli Ufficiali di domani è una sfida che sono deciso ad accettare e vincere!
Grazie a ognuno di Voi che ha voluto supportare la Folgore anche attraverso i social media. Non smettete, perché Noi siamo la Folgore!". (Rodolfo Sganga, Facebook, 05 settembre 2019)
A parole così accorate e sincere non si può aggiungere nulla. L'unica cosa che mi sento di fare è quella di ringraziare il Generale Sganga per quanto ha fatto a guida della Folgore ed augurargli una prolifica missione in quel di Modena dove sono certo saprà portare lo spirito cameratesco della Folgore a servizio degli Allievi Ufficiali e della Difesa tutta.
Un augurio sincero e generoso lo rivolgo anche al Generale Beniamino Vergori che - ne è consapevole - si accinge a prendere le redini di una delle realtà più onorevoli della nostra Patria. Nelle piazze d'armi della Folgore il Tricolore sventola più gagliardo e più fiero che in altre realtà perché buona parte della storia militare d'Italia riporta in calce una sola firma: "Folgore"!
Carissimi, a ciascuno di voi chiedo di sostare un minuto in silenzio in memoria dei Caduti della Folgore che, durante la cerimonia di cambio del comando, veglieranno sui partecipanti e sui due Comandanti - l'uscente e l'entrante - affinché tutti ricordino la cosa più importante: "Mancò la fortuna ma non il valore".
Viva l'Italia, viva la Folgore, onore ai Parà!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

martedì 3 settembre 2019

"Chi ama la propria vita, la perde". In memoria del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", un anno fa come oggi ho scritto un Post dal titolo "Il sorriso dei giusti. In memoria del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa" che, con mia grande sorpresa, ha riscosso un discreto successo in termini di visualizzazioni anche da parte di giovani che in quegli anni ancora dovevano vedere la luce del mondo.
03 settembre 1982 - 03 settembre 2019: 37 anni da uno degli omicidi di mafia più efferati e più detestati dal Popolo Italiano che ama e stima la figura genuina e patriottica del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, Prefetto di Palermo.
Sulla vicenda Dalla Chiesa si è detto e scritto tanto. Ci sono persone convinte che sia un omicidio come tanti e altre che sostengono la tesi secondo cui il Generale sia stato lasciato solo dal Governo. Personalmente - non essendo nato al momento della mattanza - mi sono molto documentato e mi sono fatto una personale e suggestiva idea che intendo, quest'oggi, condividere con voi.
L'attentato si è volto in Sicilia, negli Anni'80, a Palermo, in Via Carini.
Per eliminare "la minaccia" Dalla Chiesa "cosa nostra" ha fatto esplodere trenta colpi di kalashnikov (quando ne sarebbe stato più che sufficiente uno) ma, come tutti sappiamo, alla mafia piace fare le cose in grande per mascherare il fatto che ha il cervello piccolo. Soltanto un idiota, infatti, uccide un servitore dello Stato per manifestare pubblicamente la sua delinquenza e la sua vergognosa condotta morale.
Ma torniamo a noi.
Come mai un Generale dell'Arma dei Carabinieri, nato in Provincia di Cuneo, si trova a fare il Prefetto nel capoluogo siculo? Innanzitutto vi è da dire che Carlo Alberto Dalla Chiesa è molto stimato dai vertici dell'Arma per l'ottimo acume investigativo e la grande prontezza operativa dimostrata nella lotta senza quartiere che egli stesso ha condotto contro il terrorismo di matrice comunista a Milano e in molte altre località della Penisola. Palermo in quegli anni è "terra di nessuno" visto che la mafia fa il bello e il cattivo tempo e lo Stato non riesce a tenerle testa. Il Governo è costantemente pressato dagli organi di stampa, dai famigliari delle vittime di mafia, dai commercianti vessati dalle richieste di "pizzo", dai procuratori della Repubblica impegnati nei tribunali siciliani e dai cittadini per bene che desiderano una Sicilia libera e onesta. A Roma non si sa più che cosa fare per arginare e sconfiggere l'annoso problema della mafia. Il Presidente del Consiglio, On. Giovanni Spadolini, decide di nominare a Prefetto di Palermo un militare che ha un curriculum di successi lungo quasi come la Carta Costituzionale: il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Purtroppo, però, il repubblicano Spadolini e il democristiano Virginio Rognoni, Ministro dell'Interno, non hanno fatto i conti con il territorio e la situazione in cui stanno inviando il Generale Dalla Chiesa. Quest'ultimo, infatti, intervistato dal giornalista cuneese Giorgio Bocca, tuona: "Mi mandano a Palermo con gli stessi poteri del Prefetto di Forlì". Questa affermazione fa venire i brividi visto che Dalla Chiesa, sin dal momento della nomina a prefetto, chiede di avere maggiori poteri e libertà decisionali per poter iniziare a fronteggiare "ad armi pari" la mafia e i suoi metodi brutali. A Roma però questa richiesta viene assolutamente ignorata e disattesa con il risultato che il 03 settembre 1982, poco dopo le ore 21:00, mentre il Generale Dalla Chiesa è di rientro a casa con la moglie Emanuela Setti Carraro sulla sua A112 bianca, avviene l'irreparabile. Un kalashnikov tuona per trenta volte trasformando Via Carini in uno scenario degno di una via palestinese sotto intifada. Oltre al Generale e alla sua consorte l'Italia si trova a piangere anche la morte dell'Agente Domenico Russo, di scorta su una seconda autovettura.
Il Cardinale Salvatore Pappalardo, Arcivescovo di Palermo, durante l'omelia tenuta in occasione delle esequie di Dalla Chiesa, con voce forte e solenne pronuncia delle parole di sfida alla mafia e di esortazione accorata allo Stato: “Mentre a Roma si pensa sul da fare, la città di Sagunto viene espugnata dai nemici. Questa volta non è Sagunto, ma Palermo. Povera la nostra Palermo!”. Per la prima volta un Principe della Chiesa affronta il tema della criminalità organizzata e alza la voce in difesa dei cittadini per bene e di chi vede nella mafia non un'alleata ma bensì un nemico.
L'attentato e l'omelia - nonché le migliaia di persone presenti al funerale - servono a convincere il Viminale a dare maggiori poteri decisionali e interventistici al Prefetto di Palermo così da permettergli di combattere efficacemente la mafia e il suo disgustoso modo di eludere la legalità.
Per l’omicidio Dalla Chiesa vengono condannati Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Nenè Geraci e Bernardo Brusca. Questi ignobili personaggi - che mi rifiuto di chiamare italiani - infatti, all'epoca dei fatti, sono stati i mandanti della strage e i rettori della cupola di letame meglio conosciuta come "cosa nostra".
Purtroppo, però, per vedere sul banco degli imputati prima e, dietro le sbarre poi, i veri autori materiali della strage bisogna aspettare il 2002 quando la Magistratura Italiana condanna Nino Madonia, Vincenzo Galatolo, Raffaele Ganci, Giuseppe Lucchese, Calogero Ganci e Francesco Paolo Anzelmo.
Carissimi, da fiero Cuneese e da ancor più fiero Italiano, trovo senz'altro necessario scrivere, ogni volta che posso, qualcosa a riguardo di uno degli Italiani più grandi che il nostro Paese abbia mai conosciuto. La bellezza del Tricolore che sventola gagliardo e fiero all'Altare della Patria non sarebbe tale se, a sua rappresentanza, non ci fossero stati grandi, grandissimi, uomini come il Generale dell'Arma Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Il Vangelo recita: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Giovanni 15:13) e dice anche: "Chi ama la propria vita, la perde". (Giovanni 12:25) Se Carlo Alberto Dalla Chiesa, a 37 anni dalla sua scomparsa, continua ad essere oggetto di ricordo e di commemorazione significa che ha saputo amare la Patria più della sua stessa vita che ha donato - e non perso - per i propri amici rappresentati dagli Italiani per bene.
Grazie di cuore per l'affetto e la stima con cui seguite e leggete questo mio blog. Senza di voi i miei scritti non avrebbero valore alcuno.
Viva l'Arma dei Carabinieri, viva l'Italia, onore al Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella