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domenica 19 luglio 2020

Immigrazione Islamica: risorsa o pericolo?

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", in questi giorni - come già vi ho scritto il giorno 16 - il Partito Radicale e le Sardine si sono mobilitati per cercare di spiegarci i motivi per i quali - secondo loro - l'Immigrazione e gli Immigrati non siano dei reali problemi per la nostra Nazione.
Ovviamente non sono d'accordo ma andiamo per gradi.
Ieri pomeriggio, in una bella giornata di sole, dinanzi alla Cattedrale di Santa Maria del Bosco, qui a Cuneo, Radicali e Sardine si sono radunati per manifestare le loro tesi pro-immigrazione. Nonostante la nostra sia purtroppo una città di sinistra, i manifestanti erano pochissimi come potrete vedere dal link della notizia riportata da "CuneoDice.it - Quotidiano Online".
I manifestanti hanno sostenuto che "Non è vero che ospitiamo i migranti in albergo. I centri di accoglienza straordinaria sono strutture temporanee cui il Ministero dell’Interno ha fatto ricorso dal 2014. E' falsa la tesi secondo cui le spese per l’immigrazione tolgono risorse per il welfare: I costi complessivi sono inferiori al 2% della spesa pubblica, e gli stranieri sono in gran parte contribuenti. Un cenno, sul “mini-dossier”, anche per il tema del terrorismo: Le vittime del terrorismo di matrice islamica nell’Europa occidentale sono meno dell’1% del totale. I paesi più colpiti sono Afghanistan, Iraq, Nigeria, Siria, Niger e Somalia. Inoltre in Italia i musulmani sono meno di un terzo del totale degli stranieri, in Europa solo il 5,8% della popolazione è di religione islamica". (Notizia completa qui)
Monsignor Bashar Warda, Arcieparca della Chiesa Cattolica di Rito Caldeo, nel 2016, intervistato da Giovanni Masini e Gabriele Orlini de "Il Giornale" ha dichiarato: "Non c'è problema tra Cristianesimo e Islam, perché dovremmo trascinare il Cristianesimo in questo conflitto? L'Islam ha un problema con tutto il mondo, non solo con il Cristianesimo. Hanno un problema con il mondo intero perché vogliono imporre la Sharia. Il dialogo, di conseguenza, dev'essere con il mondo intero, non solo con i cristiani. Chi dice che l'Europa è cristiana? Gli europei stessi negano la loro identità cristiana. I musulmani dicono che l'Europa è cristiana, ma bisognerebbe chiedere agli europei se si sentono cristiani o meno; credo che darebbero una risposta diversa da quella islamica. L'Islam sostiene che l'Occidente oggi abbia perso l'orientamento e uno stile di vita. L'Islam sostiene di essere la soluzione, di avere la soluzione per l'Occidente. L'Islam sostiene che la Sharia sia la soluzione".
Già da queste parole dell'Arcivescovo possiamo capire che sicuramente l'Islam non è una religione con cui sia possibile dialogare ma proseguiamo.
Quando il giornalista chiede a Monsignor Warda: "Cos'ha il Cristianesimo più dell'Islam?" si sente rispondere: "Non c'è religione in grado di dare quello che dà il Cristianesimo, cioè l'amore. Possono raccontarti del potere, della ricchezza, della felicità... ma nessuno di loro ti parlerà dell'amore. Noi possiamo e l'abbiamo dimostrato. Sono 2000 anni che questo amore viene vissuto e che il sangue viene versato, per questo amore". (Intervista completa qui)
Prima che qualcuno possa dirmi che le parole di un Arcivescovo Cattolico non sono da considerarsi valide perché "di parte" mi accingo a riportare le parole di una persona di fede islamica a cui viene chiesta una cosa semplice: "Che cosa succede a chi si toglie il velo?".
"Aspettavo la mia morte. Una prigione, una stanza, il mio spazio è tutto lì. Mesi e mesi, anni e anni. Tapparelle chiuse, abbassate, buio, buio, buio". Questa è solo l'introduzione. Il drammatico racconto continua: "Buio, per Amira, è il ricordo degli anni di matrimonio. Segregata come una schiava dal suo ex-marito con cui si è trasferita dal Maghreb dieci anni fa, ventenne, appena sposata". Dopo una doverosa precisazione e descrizione della situazione Amira continua: "Voleva che io metto il burqa ma io l'ho rifiutato sempre. Era proprio fissato su questa questione perché per lui la donna deve essere tutta coperta. La cosa assurda è che una volta mi ha detto: 'mi fa piacere se dormi tutta coperta perché se morirai e vengono ti troveranno coperta'. E' una cosa un po' assurda".
La giornalista allora pone un'altra domanda: "Lui è cambiato quando siete venuti qua?". Amira risponde: "Quando arrivano qua, non lo so, barba lunga, vestito lungo, ... Ora non si integrano fra di loro, interpretano la religione e il Corano come vogliono, ... Lui voleva altre mogli e questo a me non andava bene". Amira ha divorziato la marito fanatico e, ovviamente, è stata ripudiata dalla Comunità Islamica.
"Amira, quali sono stati i "no" che ti hanno fatto più male?". "Per la scuola soprattutto, poi per andare dal medico, è stato anche "no" per parlare con la mia famiglia, "no" anche per parlare con un'amica, per uscire, io "no" l'ho sentito sempre. Io ho vissuto violenza sessuale, dentro di me c'era come un urlo ma fuori non potevo manifestare il mio dolore. Se una verrà violentata in strada secondo me non soffrirà come se a farlo sarà stato suo marito".
Ma non finisce qui. Amira subisce un'ultima ed aberrante umiliazione. Il marito la picchia violentemente per essere andata dal medico senza chiedergli il permesso. "Mio marito mi ha chiesto: 'Tu sei andata al medico?'. Gli ho risposto: 'Si, sono andata al medico'. Lui ha ribattuto: 'Tu non puoi andare al medico; muori ma non puoi andare senza il mio permesso'. Gli ho fatto presente: 'Ti ho chiamato, tu non mi hai risposto'. Allora lui mi ha picchiata. Poi, per fortuna, si è ricordato che era l'orario della preghiera per andare a pregare. Io lì sono riuscita a chiedere aiuto".
La giornalista chiede: "L'Islam dice questo?". Amira risponde: "No. L'Islam dice: 'non devi picchiare la donna' e invece loro [gli uomini] dicono 'no, tu devi picchiarla'. Per questo io dico a tutte le donne musulmane: leggete bene il Corano e l'interpretazione del Corano".
Amira ha preso tante botte, troppe. Per le botte è finita in ospedale ed ha subito un'operazione chirurgica alla testa. Ha trovato la forza ed il coraggio di denunciare il suo aguzzino. C'è stato un processo penale ma la sentenza stupisce. Suo marito è stato condannato per lesioni personali ma assolto dall'accusa di maltrattamenti. Amira racconta: "Mi ha detto: 'io ti porterò morta. Ti tolgo la tua vita'. Ma come si può permettere a una persona di dire questa cosa? Come mai non è stato condannato?".
Il Magistrato, nelle motivazioni della sentenza, scrive: "Tuttavia, con riguardo a condotte culturalmente orientate, quali quelle attinenti la gestione dei rapporti interpersonali nell'ambito di una coppia coniugale, non pare potersi escludere che prima di affrancarsi dal marito e prendere consapevolezza dei propri diritti e della possibilità di scegliere di vivere secondo i modelli occidentali, accettasse volontariamente una condizione di vita che comprendeva privazioni e limitazioni (nel mostrare parti del proprio corpo o comunque nel presentarsi ad uomini estranei all'ambito famigliare) in adesione alla sua cultura d'origine". Secondo il Tribunale, in pratica, all'inizio ad Amira questo trattamento andava bene poi ha cambiato idea e quindi il marito non ha colpe.
La giornalista conclude l'intervista con una domanda che ha una risposta agghiacciante: "Come ti considera oggi la comunità islamica?". Amira risponde: "Come una prostituta, come una donna di strada. Mi vedono così. E questo mi fa male". (Intervista completa qui)
Carissimi, questo mio post, l'ennesimo sull'Islam vuol essere un monito a non credere che tutti sono belli, buoni e santi. Tra le persone di cultura islamica sicuramente ci sono persone buone, generose e rispettose delle donne ma quante sono sulla totalità? Amira racconta chiaramente che anche se il Corano non parla di maltrattamenti alle donne gli uomini lo fanno lo stesso e, a suo dire, sono in molti a farlo.
E' questa la gente che vogliamo accogliere? E' questa la gente che vogliamo come vicina di casa? E' questa la gente con cui vogliamo condividere il luogo di lavoro?
Ognuno mediti e si dia una risposta.
Grazie per l'attenzione che dedicate a queste mie lettere e a questo mio Blog. Non vi ringrazierò mai abbastanza.
Viva l'Italia, viva il Cristianesimo!
Andrea Elia Rovera

giovedì 16 luglio 2020

Tutto quello che sapete sull'Immigrazione è falso? Ditelo ai Carabinieri aggrediti

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", in questi giorni ho appreso da Facebook che l'Associazione Territoriale di Radicali Italiani "Radicali Cuneo" sta organizzando diverse manifestazioni nelle città cuneesi sul tema dell'immigrazione, per tentare di smontare le solite frasi spot che sono abituati a sentire, a partire dal "siamo di fronte ad un'invasione", sino ad arrivare all'assurdo "i terroristi islamici utilizzano i flussi migratori per attaccarci". Perché manifestano? Manifestano per chiedere l'abrogazione dei Decreti Salvini, la reintroduzione della protezione umanitaria, la convalida del sistema S.P.R.A.R., lo stop al sistema emergenziale, l'accoglienza umanitaria.
Purtroppo debbo constatare che i Radicali continuano a vivere in un universo parallelo fatto di visioni sinistroidi e poco attinenti alla realtà dei fatti.
In questo 2020, ad esempio, è accaduto spesso che Immigrati aggredissero in modo feroce ed efferato i militari appartenenti all'Arma dei Carabinieri. Siccome non voglio essere accusato di razzismo ma voglio portare elementi tangibili a sostegno delle mie affermazioni vi citerò tre episodi: uno più raccapricciante dell'altro.
Milano, "otto immigrati aggrediscono carabiniere": massacrato a sediate e calci, "lo hanno ammazzato di botte"
Il 21 giugno 2020, "Libero Quotidiano" narrava che - alle tre del mattino - a Milano, in zona Piazzale Loreto, c'è stata una rissa molto violenta in un bar. Interviene un Maresciallo Capo dei Carabinieri, 50 enne, che nonostante fosse fuori servizio è intervenuto per spirito di abnegazione e per cercare di sedare gli animi. Viene accerchiato da otto immigrati e viene massacrato di botte. Il militare dell'Arma è stato ricoverato in ospedale dove racconta di esser stato preso a sediate, calci e pugni. (Qui la notizia completa)
L'immigrato gli sferra due pugni e spacca la faccia al militare
Il 19 giugno 2020, "Il Giornale" narrava che il giorno precedente ad Avezzano (L'Aquila) - attorno alle 17:30 - una gazzella dell'Arma dei Carabinieri si è fermata dinanzi alla Caritas per effettuare un controllo di polizia su un uomo in chiaro stato di escandescenza.
Inizialmente cercano di calmarlo ma poi sono costretti a bloccarlo a terra per evitare che faccia del male a qualcuno. Il soggetto, un immigrato della Repubblica Dominicana di 41 anni, riesce a divincolarsi e a sferrare due pugni in faccia ad uno dei due Carabinieri. Il volto del militare inizia a sanguinare copiosamente e viene tradotto in ospedale dove lo refertano cosciente, non in pericolo di vita ma bisognoso di intervento chirurgico maxillo-facciale. (Qui la notizia completa)
Torino, immigrati aggrediscono i carabinieri, li prendono a morsi e urinano contro di loro
Il 14 luglio 2020, il "Secolo d'Italia" narrava che a Moncalieri (Torino) dei passanti hanno dovuto chiamare i Carabinieri per denunziare una furibonda lite tra immigrati di colore. Siccome i militari dell'Arma capiscono ormai bene con chi hanno a che fare, si recano sul posto con quattro gazzelle. Gli immigrati, non appena vedono i Carabinieri, smettono di colpirsi tra loro e si scagliano senza motivo contro i servitori dello Stato. Hanno colpito con ferocia i Carabinieri, gli hanno sferrato calci e pugni e - il più maleducato di loro - ha anche urinato.
Gli infausti protagonisti dell'aggressione sono stati identificati in tre nigeriani di 23, 27 e 30 anni ed un ghanese di 19 anni. Tutti e quattro sono ospiti del Centro di Accoglienza sito vicino ai Giardini Pubblici di Moncalieri. Il 19enne ed il 23enne sono stati arrestati per le lesioni provocate ai militari. Il 27enne ed il 30enne sono stati denunciati rispettivamente per atti osceni e rifiuto a fornire le proprie generalità. (Qui la notizia completa)
Alla luce di quanto vi ho appena riportato mi domando se l'Italia e gli Italiani debbano tollerare ancora a lungo simili vicende. L'Arma dei Carabinieri non è un'Istituzione da vilipendere, offendere ed oltraggiare. I Carabinieri non sono carne da macello o persone da trattare a pesci in faccia.
Un Paese degno di questo nome non può e non deve permettere che i Servitori della Patria vivano simili situazioni.
All'Associazione Territoriale di Radicali Italiani "Radicali Cuneo" dico dunque che, come dicevano i Latini, "contra factum non valet argumentum". I fatti e gli atti compiuti dagli Immigrati sul nostro sacro suolo nazionale sono evidenti, denunziati e documentati. Dire che "Tutto quello che sappiamo sull'immigrazione è falso" non è solo fazioso ma anche irrispettoso del libero pensiero e dell'Amor di Patria.
Concludendo, voglio ringraziare tutti gli Operatori della Sicurezza, Carabinieri, Poliziotti, Finanzieri, Poliziotti PenitenziariVigili urbani e Vigili del Fuoco per quanto fanno ogni giorno per noi. Il loro prezioso servizio, la loro sincera abnegazione, il loro senso del dovere sono per noi motivo di vanto e di orgoglio.
Viva l'Italia, viva gli Italiani!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

domenica 12 luglio 2020

"Preparo alla vita ed alle armi" - Alla scoperta della "Nunziatella"

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", come sapete questo mio Blog è nato per far conoscere amare ed apprezzare il Caduto per la Pace Giorgio Langella, Caporal Maggiore Capo Scelto in forza al 2 Reggimento Alpini, Caduto in Afghanistan il 26 settembre 2006.
Nel tempo, però, ho dato spazio anche a tutti quegli Italiani che indossano un'uniforme e - proprio come Giorgio - servono la Patria senza sosta e senza risparmiarsi.
Oggi, per la prima volta in quasi quattro anni di storia di "Cuore Alpino", vi voglio parlare delle strutture di formazione dell'Esercito che - anche se nel nascondimento - sono pilastro indispensabile della Forza Armata.
Per motivi storici e di prestigio inizio a parlarvi della Scuola Militare "Nunziatella" di Napoli, nata nel 1787 per volere del Re Ferdinando IV di Borbone.
L'Istituto si trova sulla bellissima collina partenopea di Pizzofalcone. In questo luogo il tempo sembra essersi fermato visto che da oltre due secoli si impartisce ai cadetti una formazione basata sul motto: "Preparo alla vita ed alle armi" e lo si fa con un regolamento interno che - tolti alcuni ammodernamenti - resta invariato sin dalla nascita della scuola.
Ma per non essere evanescente e poco concreto proverò ad introdurvi all'interno della struttura con una sola pretesa: farvi capire come di svolge la giornata di un Cadetto della Scuola Militare "Nunziatella".
A differenza di una qualsivoglia scuola, la "Nunziatella" è una scuola di vita che impegna mente, cuore e spirito.
IMPEGNO DELLA MENTE
I Cadetti seguono il programma ministeriale di Liceo Classico o di Liceo Scientifico e nei tre anni di permanenza alla scuola militare vengono introdotti nei meandri dello studio, accompagnati passo passo al fine di imparare un metodo di studio personale efficiente, invogliati ad approfondire sempre più e sempre meglio ciò che si trovano a dover studiare.
IMPEGNO DEL CUORE
Ogni singolo Cadetto viene accompagnato dal proprio superiore militare all'interno di quelli che sono i valori fondamentali della Patria. L'obiettivo, infatti, non è quello di indottrinare futuri soldati ma bensì quello di formare cittadini retti, coscienziosi e responsabili. Per questi motivi l'Ufficiale responsabile fa sì che la giornata non abbia tempi morti e spazi di ozio. Tutte le ore della Scuola Militare prevedono attività specifiche, mirate alla formazione umana dei Cadetti.
IMPEGNO DELLO SPIRITO
Gesù Cristo diceva che "lo spirito è pronto ma la carne è debole" (Matteo 26:41); memore di queste sagge ed inequivocabili parole, il Corpo Direttivo della Scuola Militare "Nunziatella" ha pensato di impartire una seria ed organizzata formazione militare a tutti i Cadetti per temprare con metodo il loro spirito giovane e ricettivo.
La sveglia mattutina è alle ore 6:30 ed avviene con il suono della tromba. I Cadetti saltano giù dalle brande, sistemano il letto e si danno il giusto decoro per iniziare la giornata.
Alle 6:45 debbono essere in refettorio per la colazione che fanno assieme ai loro formatori militari e, talvolta, ad alcuni docenti.
Alle 7:30, a passo di corsa, tutti i Cadetti raggiungono il cortile della scuola dove si svolge l'Alzabandiera insieme al Personale Militare e a quello Civile. Infatti, anche il corpo docente - nonostante sia Civile - vive l'Alzabandiera come momento di patriottismo e formazione storico/critica.
Sempre a passo di corsa, i Cadetti si recano in aula dove alle 8:00 in punto iniziano le sei ore di lezione giornaliera.
Al temine delle lezioni, finalmente, arriva il momento del pranzo. In refettorio non ci sono differenze ed infatti mangiano tutti assieme: Cadetti, docenti, militari ed anche il Colonnello Comandante della Scuola. Il cameratismo e lo spirito di corpo vengono insegnati poco alla volta, in piccole dosi ma con rigore e quotidianità.
Dopo il pranzo i Cadetti sono coinvolti nelle Attività Pomeridiane che consistono in Conferenze, Gruppi di Studio, Attività Sportive, Potenziamento Muscolare, Equitazione, Pallacanestro, Pallanuoto, Nuoto, Atletica leggera e Arti Marziali.
Al termine delle Attività Pomeridiane i Cadetti giungono ad un altro momento di convivialità: la cena. Anche a Cena tutto il personale si unisce ai Cadetti per un momento di relax e relazione interpersonale prima dell'atto conclusivo della giornata: l'Ammainabandiera.
Con l'Ammainabandiera si abbassa il livello di stress dato da impegni e cose da fare ma non si abbandonano mai l'ordine, la disciplina e la compostezza che sono le colonne portanti della scuola.
Dopo l'Ammainabandiera i Cadetti hanno del tempo libero da dedicare a loro stessi. In questo tempo possono chiacchierare, ridere, scherzare, giocare, chiamare la propria famiglia, gli amici, ... Questo tempo viene concluso dal suono della tromba che - con le note del Silenzio - annuncia ai Cadetti l'ora di andare in branda per il meritato e necessario riposo.
Questa scuola, come vi ho scritto poco fa, non è una scuola convenzionale ma una vera Palestra di Vita. Per entrare bisogna aver già frequentato il biennio superiore ed aver superato il concorso di ammissione. Una volta superato il concorso il Cadetto viene arruolato con l'obbligo di contrarre una Ferma Speciale per completare il Corso di Studi che si conclude con la Maturità Classica o Scientifica.
Il personale docente proviene dal mondo civile e viene fornito alla Scuola Militare "Nunziatella" dal Ministero della Pubblica Istruzione. Ciò nonostante è ben conscio del ruolo che ricopre e affianca al programma curricolare una solida formazione civica, civile e storico/critica. I giovani che escono dalla "Nunziatella", infatti, non per forza proseguiranno un percorso militare. Molti andranno all'Università e si impegneranno nelle professioni civili ma, grazie alla formazione ricevuta, porteranno nei loro ambienti di vita valori e sentimenti quali l'ordine, la disciplina, lo spirito di servizio, la pratica della legalità, il rispetto per le Istituzioni, ecc...
UNA VITA A PASSO DI CORSA
I Cadetti - soprattutto quelli del primo anno - devono muoversi sempre a passo di corsa all'interno dell'Istituto. Le classi frequentate dai Cadetti sono suddivise in Plotoni che hanno per Comandante un Tenente dell'Esercito Italiano. Il compito del Tenente è quello di seguire passo passo il percorso della classe con specifica attenzione per ogni singolo Cadetto. Il Tenente, durante il periodo di permanenza dei Cadetti alla "Nunziatella", è formatore, confidente, amico e compagno di viaggio. I Cadetti vedono nel loro Tenente un punto di riferimento, un esempio da seguire, un formatore valido e competente.
LA VITA CIVILE DEI CADETTI
I Cadetti, tre volte a settimana, hanno la "libera uscita". Possono uscire dalla Scuola Militare per un po' di relax e svago. Hanno, inoltre, se lo desiderano, la possibilità di avere un sostegno psicologico da un Ufficiale Psicologo messo a disposizione dalla Forza Armata.
Durante la "libera uscita" i Cadetti escono con l'Uniforme della Scuola Militare ed hanno perciò sempre la responsabilità di onorare - anche nello svago - l'Istituzione di cui sono parte. Possono frequentare locali pubblici e punti di ristoro ma è severamente vietato frequentare fast food e locali in cui si mangia in piedi. Bisogna mangiare sempre seduti, usando forchetta, coltello e cucchiaio. Un Cadetto della Scuola Militare non mangia con le mani!
IL GRAN BALLO, IL DIPLOMA E IL DOPO "NUNZIATELLA"
I Cadetti che sono arrivati al terzo ed ultimo anno di Scuola vengono impegnati nel Gran Ballo delle debuttanti. Un momento bello, sfarzoso e composto in cui i Cadetti possono dar prova della disciplina e della formazione ricevute.
Qualcuno potrebbe pensare che questo tipo di formazione scolastica ed umana lasci dei segni negativi nei ricordi dei Cadetti ma la dimostrazione che questo non accade sta nel fatto che la maggior parte dei Cadetti diplomati torna - anche a distanza di molti anni - alla "Nunziatella" per sposarsi nella Cappella della Scuola Militare.
Il legame che si crea con questo luogo è straordinario ed il fatto che da oltre due secoli la Forza Armata spende tempo ed energie per portare avanti questa Istituzione ne è la prova. Ho conosciuto dei militari che sono passati dalla "Nunziatella" e me l'hanno descritta come una delle pagine più belle della loro vita.
Dobbiamo immaginare, infatti, che molti di questi Cadetti arrivano da paesi piccoli delle diverse regioni d'Italia e che grazie alla Scuola Militare vengono a contatto con ragazzi loro coetanei di altri territori con cui mangiano, studiano, dormono, ... per tre anni. In questa antica e prestigiosa Istituzione Militare nascono vere amicizie che, non di rado, dureranno per tutta la vita.
Carissimi, scusate se sono stato più prolisso del solito ma questo argomento mi appassiona, affascina ed entusiasma. Se oggi abbiamo Ufficiali di cui possiamo andar fieri è anche grazie a luoghi come la "Nunziatella" che forma ed addestra la meglio gioventù dell'italica penisola.
A conclusione, condivido con voi una frase che ripete spesso un grande Ufficiale: "Il mestiere delle armi è il più bel mestiere del mondo". (Generale Rodolfo Sganga, Comandante dell'Accademia Militare di Modena)
Viva l'Esercito, viva l'Italia!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

giovedì 9 luglio 2020

Radio Esercito - Ennesimo successo del Generale Salvatore Farina

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", come avrete certamente sentito nei giorni scorsi, dal 06 luglio 2020 il Generale di Corpo d'Armata Salvatore Farina, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Italiano, ha voluto che "Radio Esercito" fosse disponibile on-line 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
L'Esercito Italiano è già presente da molti anni sul web con profili social ed un ben curato Canale YouTube che conta ben 59.700 iscritti!
Come voi che mi seguite sapete, il Generale Farina è un uomo per il quale ho una grandissima stima ed averlo incontrato nel 2018 alla Caserma "Pio IX" di Roma mi ha riempito di emozione oltre che di orgoglio. Uomini come lui sono l'ossatura del nostro comparto Difesa e orgoglio della nostra Forza Armata.
Ma torniamo alla Radio. Radio Esercito è un connubio di ideali fra innovazione e tradizione. Con il giusto sottofondo musicale è la web radio ufficiale della Forza Armata che dal 06 luglio è sbarcata in modo organizzato e permanente su internet. La si può ascoltare 24h/24h collegandosi al sito www.esercito.difesa.it Il motto? "Radio Esercito: la radio che marcia al tuo fianco".
Ma non basta. Il Generale Farina ha voluto che la radio sia in costante comunicazione con militari e civili ed ha quindi messo a disposizione del Popolo Italiano un numero WhatsApp grazie al quale sarà possibile comunicare con gli speaker di Radio Esercito, chiedere un brano musicale o salutare i nostri eroi dislocati nei più disparati teatri operativi. Il numero è il seguente: 366 57 56 028
Ma non basta ancora. Chi volesse essere in contatto con l'Esercito Italiano sulle diverse piattaforme web può farlo visitando la Pagina Facebook (cliccando qui), il Profilo Instagram (cliccando qui), il Profilo Twitter (cliccando qui) e la Web App (cliccando qui).
Una volta le caserme erano irraggiungibili ed invalicabili ma, grazie ad un grande Comandante come il Generale Salvatore Farina, oggi è possibile contattare ed essere in contatto costante con tutti i nostri eroi in uniforme.
Mi auguro ed auspico che Radio Esercito dedichi particolari rubriche per ricordare i vari Caduti della Forza Armata e dia spazio a famigliari, amici e congiunti dei nostri eroi "andati avanti". Un buon progetto radio, infatti, si vede anche dai contenuti che mette in onda. 
Personalmente ho già seguito varie ore di programmazione della Radio e debbo dire che mi è molto piaciuta. 
Un consiglio mi sento di darlo. Spero che gli Amministratori ed i Redattore di Radio Esercito intervistino e raccontino le gesta di militari eccezionali come il Generale di Brigata Rodolfo Sganga, Comandante dell'Accademia Militare di Modena, il Generale di Brigata Beniamino Vergori, Comandante della Brigata Paracadutisti Folgore, il Generale di Brigata Alberto Vezzoli, Comandante della Brigata Alpina Julia, il Colonnello Massimiliano Gualtieri, Comandante del 5 Reggimento Alpini, e tanti, tantissimi altri militari che hanno reso e rendono grande la nostra amata Patria.
Carissimi, mi auguro che anche voi - come me - vi sentiate orgogliosi di questa bellissima iniziativa dell'Esercito Italiano. Tutto quello che ci permette di crescere nella conoscenza e nell'amore della Forza Armata è da considerarsi come santo e benedetto.
Viva l'Italia, viva l'Esercito Italiano, buon lavoro a Radio Esercito!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica 
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella