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giovedì 21 dicembre 2017

L'albero di Natale per Langella da fastidio

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", questo pomeriggio ho ricevuto una telefonata dalla vedova del Caduto per la Pace Giorgio Langella che mi esprimeva il suo dolore riguardo al fatto che qualche buon cittadino di Boves ha scritto una lettera al Direttore del Settimanale Cattolico "La Guida" dal titolo: "Albero di Natale e Cimitero". Di seguito vi riporto il testo della lettera cosicché possiate capire il dolore di Francesca di fronte a simile questione:
"Egregio Direttore, volevo segnalare una bizzarra presenza all'ingresso del cimitero di Boves. 
Qualcuno ha pensato di fare l'albero di Natale con tanto di addobbi e luminarie.
Ho chiesto chiarimenti in Comune: nessuno ne sapeva nulla. Saranno stati gli Elfi? Forse sono una persona un po' brontolona e non al passo coi tempi. Ritengo sia pregevole manifestare l'affetto ai propri defunti in questo importante periodo dell'anno in cui tendenzialmente ci si scorda di chi non c'è più, ma ci vorrebbe sobrietà. Il cimitero è un luogo di culti dove non bisognerebbe lasciarsi andare a dimostrazioni di affetto eccessive che possono non essere gradite da tutta la popolazione. Di questo passo nel periodo di Carnevale troveremo coriandoli e stelle filanti? E a Pasqua l'uovo?
Chiedo solamente che si tolga l'albero e che si abbia un po' di rispetto per i nostri cari defunti.
Lettera firmata".
Quando ho letto questo scritto mi sono fatto una domanda.
Chi ha solertemente scritto al direttore de "La Guida" è conscio del fatto che - pochi anni orsono - proprio nel giorno di Natale qualche inqualificabile soggetto è andato a dar fuoco al cordolo che perimetra l'urna delle medaglie al valore acquisite sul campo da Giorgio stesso?
Quando successe questo fatto la signora Langella era a Roma e mi avvisò prontamente per telefono. Io, altrettanto prontamente, avvisai il Sindaco di Boves, del gravissimo vilipendio perpetrato ai danni di un Caduto dell'Esercito Italiano affinché si facessero le dovute indagini e si consegnassero i soggetti in dolo all'autorità giudiziaria. Il sindaco, come sempre, fu cordiale e mi garantì maggiori controlli.
A questo vergognoso atto non ci furono conseguenze e, tra l'altro, tutti i militari che da anni vengono sulla tomba del Caduto Langella possono "ammirare" la conseguenza del suddetto rogo!
L'albero di Natale vilipende, oltraggia ed offende la quiete delle persone che riposano nel Cimitero di Boves; sapere che ci sono dei soggetti che sotto Natale vanno a bruciare la tomba di un militare morto in servizio durante una Missione Internazionale di Pace no!
Il sottoscritto, comunque, per "non saper né leggere né scrivere", ha raccontato del rogo alla Prefettura di Cuneo, al Questore di Cuneo, al Presidente della Provincia di Cuneo e alla Digos della Polizia di Stato che è presso Cuneo.
Non so chi ha scritto la lettera e non voglio né posso entrare in questioni giuridiche a me sconosciute. Non so se l'albero di Natale per legge oltraggia o manca di rispetto alla memoria dei defunti tumulati presso il cimitero urbano in oggetto.
Non so se un semplice simbolo del Natale - che rende felici migliaia di bambini e non pochi adulti - possa e debba creare una così tanta acretudine proprio a ridosso della festa in cui milioni di persone attendono l'avvento di Cristo Gesù.
Una cosa è certa: da persona che spende ogni suo attimo di vita ad amare, apprezzare e far conoscere le Forze Armate e le Forze dell'Ordine mi sento offeso e deluso dalla lettera in oggetto.
Nel rammarico di questa triste vicenda mi congedo ed auguro un sereno Natale a tutti voi che con affetto seguite questo mio piccolo, umile e semplice blog.
Il Bambinello Gesù rischiari il cuore di noi tutti, porti pace e consolazione anche a chi si turba per un alberello di Natale apposto sotto la targa di un Caduto nell'adempimento del proprio dovere.
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

giovedì 7 dicembre 2017

Anche a Diano Marina si ricorda il Caduto Giorgio Langella

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", questa  mattina sono stato messo al corrente del fatto che - il 26 settembre 2017 - mentre a Boves commemoravo l'XI anniversario della dipartita di Giorgio Langella con la Vedova Francesca e i suoceri Luigi e Ida - a Diano Marina (Imperia) si svolgeva una sobria ma sentita cerimonia presso il Cimitero Urbano in presenza della signora Giuliana, mamma di Giorgio.
Nonostante l'eroica salma di Giorgio Langella sia tumulata nel Cimitero Urbano di Boves (Cuneo) l'Amministrazione Comunale ed il Comando Militare Liguria non hanno voluto far mancare il loro affetto e la loro vicinanza alla signora Giuliana ed alla famiglia tutta.
Alla commemorazione dianese erano presenti Cristiano Za Garibaldi, Vice Sindaco di Diano Marina, Daniela Bozzano, Comandante della Polizia Locale di Diano Marina, il Luogotenente Umberto Salvatico, della Stazione Carabinieri di Diano Marina, alcuni membri della locale Associazione Nazionale Alpini e una delegazione del Comando Militare Liguria.
La cosa che mi ha maggiormente colpito è che due città in contemporanea commemorassero un solo uomo in virtù del coraggio, dell'altruismo e della bontà d'animo che lo hanno contraddistinto lungo tutto il suo pellegrinaggio terreno.
Dopo alcuni brevi discorsi di rito tenuti dai presenti è arrivato il momento toccante e doveroso della resa degli onori che si tributano agli eroi come Giorgio Langella è stato.
Carissimi, prima di concludere questa mia, tengo a fare un ringraziamento speciale alla signora Antonella Apicella che, in terra ligure, cerca di tenere viva ed accesa la memoria del Caduto Langella e tiene compagnia alla signora Giuliana che, da 11 anni, piange la morte di un figlio perso nel fiore degli anni.
La memoria di chi "è andato avanti" è un dovere di chi ancora può scarpinare sui sentieri della vita. Non dimentichiamolo mai!
Ringraziandovi per il tempo e l'attenzione dedicatemi vi saluto.
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

domenica 3 dicembre 2017

Perché esiste il blog "Cuore Alpino"?

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", ieri pomeriggio ho incontrato un amico che mi ha chiesto qualche informazione su questo blog e sul percorso che esso ha compiuto nel web, sui social e nel panorama militare italiano. In modo particolare mi ha chiesto per quale motivo lo abbia messo in piedi e come mai ci dedichi così tanto tempo.
La risposta per me è scontata: "Se non lo faccio io chi lo fa?".
E' troppo comodo mettersi un fazzolettino attorno al collo e, un paio di volte l'anno, andare a sfilare al 02 giugno, al 04 novembre o a qualche raduno ricordando i tempi che furono. Per quel che mi riguarda il patriottismo, il nazionalismo e l'amore per il Popolo Italiano non valgono solo poche ore o durante poche e sporadiche manifestazioni. 
"Cuore Alpino" rappresenta tutto ciò in cui credo. Innanzitutto è nato per dare il giusto spazio alla memoria storica del Caporal Maggiore Capo Scelto degli Alpini Giorgio Langella, caduto a Kabul nel 2006 nel corso di una Missione di Pace Isaf voluta dalla Nato
Su questo c'è ancora molto da lavorare ma devo ammettere che, a forza di fare, sono riuscito a raggiungere moltissimi giovani che, per forza di cose, non hanno avuto la possibilità di conoscerlo e/o di sentir parlare di lui.
Questo aspetto del mio blog dà molto fastidio in ambito militare perché molti soldati credono di avere il diritto esclusivo di parlare dei colleghi che non ci sono più. Questo diritto non è sancito da nessuna parte e, soprattutto, non l'ho usurpato a nessuno visto che prima che iniziassi a parlare io di Giorgio nessuno lo faceva e, anzi, si aveva quasi il terrore di farlo.
Giorgio è tumulato nel Cimitero Urbano di Boves (Cuneo) e, molte persone con le quali ho parlato in questi anni, non lo sanno. Eppure queste persone abitano a Cuneo, Borgo San Dalmazzo, Boves, Peveragno, Chiusa di Pesio, ... tutti luoghi vicini a questo campo santo.
Cosa significa questo? Significa - e lo dico senza nessun timore - che a tutti i livelli della società e della pubblica amministrazione si è fatto di tutto per non far conoscere Giorgio, la sua storia, la sua grande personalità ed il suo cuore immensamente buono.
In secondo luogo ho partorito "Cuore Alpino" per far conoscere amare ed apprezzare le Forze Armate, le Forze dell'Ordine e le Guardie Particolari Giurate
Anche su questo punto credo di aver fatto un discreto lavoro visto che ci sono molti appartenenti alle categorie poc'anzi citate che mi seguono, condividono i miei post, mi scrivono privatamente, ecc...
Questo fa piacere - non tanto per il buon andamento del blog - ma soprattutto per il fatto che si inizia a comprendere che chi indossa una divisa non è un nemico, non è una cattiva persona ma è un italiano che mette a repentaglio la propria vita per garantire il normale svolgimento della nostra.
Il blog "Cuore Alpino" non sarà un prodotto editoriale di alta qualità, un sito di importanza nazionale ma è sicuramente un luogo virtuale dove l'amore per chi indossa una divisa è vero, tangibile e palpabile.
Molti soldati sono spocchiosi, altezzosi, arrivisti, carrieristi e snobbisti verso i civili ma questo non mi fa perdere la fiducia e la stima nel Tricolore e in coloro che vi hanno prestato giuramento. Le mele marce ci sono dappertutto ma questo non fa del comparto della Difesa un covo di vipere. Ho imparato a distinguere un buon sergente da un pessimo generale, un ottimo ufficiale da un piccolo e presuntuoso caporale, e così via.
Ho risposto alle domande del mio amico? Non lo so! Sicuramente ho detto quel che penso e continuerò a farlo sino a quando il Signore delle Cime non mi chiamerà nel Paradiso di Cantore per contemplare e vegliare con Lui sulle Truppe Alpine militanti qui sulla terra.
Carissimi amici dal "Cuore Alpino", continuate a seguire questo mio blog e aiutatemi a diffondere l'amore, la stima e l'apprezzamento per i membri delle Forze Armate e di chi indossa una divisa.
Grazie di cuore.
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

venerdì 17 novembre 2017

Donare la speranza grazie alla memoria di Giorgio Langella

Carissimi, vengo a voi con questa mia per portarvi a conoscenza della situazione economica della raccolta missionaria in memoria dell'"Angelo dei Bambini" Giorgio Langella.
L'ultimo versamento che ho fatto al  Servizio Missioni Estere dei Frati Minori Cappuccini delle Marche risale al 20 maggio 2016 ed ammontava ad €uro 120,00.
Con quell'offerta abbiamo permesso ai Frati Cappuccini di procurarsi dei kit utili per la cura dei bimbi affetti da malaria e dei kit necessari per la formazione scolastica dei piccoli.
Da allora abbiamo raccolto altri 220,22 €uro che dovremo utilizzare per sostenere di nuovo qualche progetto a favore dei bambini affinché il mondo continui a sperimentare la bontà e il gran cuore che distinguevano il nostro "Angelo dei Bambini".
Con Francesca, vedova di Giorgio, da anni condividiamo l'impegno missionario per permettere a sempre più bambini di avere una vita dignitosa e serena. Giorgio è morto in un attentato terroristico di matrice islamica. Nonostante ciò, nel nostro cuore, non c'è mai stato posto per l'odio ma, è questo è bellissimo, ci sono sempre stati sentimenti di aiuto, abnegazione, solidarietà e carità cristiana.
In questi anni abbiamo cercato di fare tutto quanto in nostro potere per far sì che da un male come un attentato potessero nascere situazioni di bene atte ad arrecare gioia a quanti ne fossero stati destinatari.
Dalle lettere di affetto e riconoscenza che ci sono state inviate da Fra Francesco Pettinelli, Responsabile del Servizio Missioni Estere dei Frati Minori Cappuccini, si evince che il nostro contributo è stato fattivo e utile per la realizzazione di progetti cristiani in favore dell'infanzia.
Quello che abbiamo realizzato sin ora e che potete vedere su "Cuore Alpino" al tag #ImpegnoMissionario è poca cosa rispetto al tanto bisogno ed alle tante necessità che hanno i piccoli di tutto il mondo.
Noi siamo pochi e non possiamo fare tutto ma, grazie all'aiuto ed alla collaborazione di molti di voi, stiamo riuscendo a fare ogni anno (alle volte pure più volte durante l'anno) qualcosa di bello per qualche bimbetto.
Quest'anno, come già altre volte ho fatto, intendo invitarvi a prendere parte alla Raccolta Missionaria di Natale che funzionerà così:

  1. dotarsi di un barattolino o di un bicchierino dello yoghurt;
  2. riporre al suo interno le monetine da €uro 0,01 - 0,02 e 0,05 che ci vengono date come resto alla spesa;
  3. nei giorni successivi al Santo Natale contare e portare in banca (o in posta) per farsele cambiare;
  4. inviare quanto raccimolato.

Il sottoscritto, una volta raccolti tutti i contributi, si premurerà di spedire il tutto ai Cappuccini e di pubblicare la foto della Ricevuta di Versamento sulla Pagina Facebook "Noi che non dimentichiamo Giorgio Langella" come già avvenuto nelle scorse raccolte.
Carissimi, Giorgio non morirà mai fin tanto che troverà un posto nel nostro cuore e fino a che continueranno iniziative in suo onore ed in sua memoria.
Come molti di voi già sanno ho promesso all'Immacolata che - fino a quando avrò vita - farò tutto quanto in mio potere per far conoscere, amare, ricordare ed apprezzare l'"Angelo dei Bambini" Giorgio Langella.
Quelli che tra voi intendono collaborare con me a sì alta missione mi contattino e mi facciano sapere se hanno intenzione di prender parte a questa specifica iniziativa legata al Santo Natale.
Un sincero abbraccio ed un grande grazie.
Andrea Elia Rovera
Responsabile per la Memoria Storia
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

giovedì 9 novembre 2017

Parma: monumento ai Caduti della Folgore sfregiato da vili infami

Carissimi lettori dal Cuore Alpino, ho atteso dei giorni prima di scrivere qualcosa sul gravissimo gesto che è stato compiuto nel Comune di Parma ai danni del Monumento ai Caduti della Brigata Paracadutisti "Folgore" sito nel Parco Bizzozero.
Il monumento era stato inaugurato solo pochi giorni prima dall'Associazione Nazionale Paracadutisti d'Italia e dal Comune di Parma.
Sappiamo tutti benissimo chi può aver compiuto un siffatto sfregio ai danni dei valorosi Caduti della Folgore ma, onde evitare inutili querele, facciamo che tenercelo per noi.
Prendiamo per buone le parole di Federico Pizzarotti, Sindaco di Parma, che in una conferenza stampa ha detto che i fautori del gesto sono "vandali senza arte né parte, figli di una completa 
mancanza di ideali. La testimonianza chiara di un degrado civile che è come una malattia per la nostra società: se togliamo valore a ciò che ne ha, non ci resta più nulla in mano se non vivere 
di ignoranza e menefreghismo. Non possiamo permettercelo. Parma è una città che vive di valori e tradizioni, e non si piega a vandali ignoranti".
Com'è giusto che sia, l'Amministrazione Comunale Parmense ha deciso di far risistemare il monumento che era stato interamente realizzato con i fondi dei membri dell'Associazione Nazionale Paracadutisti d'Italia e che era stato inaugurato con il taglio del nastro da parte del "leone" Mario Guerra, già militare della Folgore impiegato nella battaglia di El Alamein e nelle battaglie di Nembo.
Anche se non mi è proprio, metto un momento da parte la mia diplomazia e la mia buona educazione, per rivolgermi personalmente e direttamente a quei dementi nonché infami che hanno violato il monumento in oggetto.
A questi "signori" voglio dire che persone come loro sono la vergogna del nostro Paese, la parta marcia e malsana della nostra società e l'aberrazione dei principi per i quali i soldati della Folgore hanno combattuto e continuano a combattere.
Mi auguro che la magistratura riesca a trovare quanto prima gli autori di tale misero e becero gesto per sbatterli con veemenza nelle patrie galere. La tolleranza verso certi soggetti è erronea 
e superflua; per certe persone ci vogliono solo coercizione e carcere duro.
Carissimi, nel chiedervi perdono per la mia rabbia, fin troppo poco velata, mi congedo con un saluto degno di uomini veri: "non tremar se fischia la mitraglia ma lotta con fiducia e con ardor". 
Viva l'Italia, viva la Folgore!
Andrea Elia Rovera   
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

mercoledì 25 ottobre 2017

Vivere andando "contro tempo" con i "The Dreamers Band" in memoria di Giorgio Langella

Carissimi lettori di Cuore Alpino, come tutti ormai ben sapete il nostro Giorgio Langella era conosciuto ed apprezzato dai colleghi come "L'Angelo dei Bambini" per il suo amore per i piccoli e gli indifesi. In questi anni nei quali ho curato la sua memoria storica mi sono adoperato per sostenere le missioni dei Frati Carmelitani Scalzi e dei Frati Minori Cappuccini che si occupano dei bambini e della loro formazione scolastica.
Giorgio avrebbe tanto voluto avere dei figli; credeva nei giovani e nel loro potenziale e ogni suo quotidiano gesto era dedicato a loro perché non ha senso comportarsi bene, costruire una buona società se non per lasciarla a chi verrà dopo di noi.
In quest'ottica e in continuità di questo nobile ideale ho deciso di dare spazio a quei giovani di sani principi che vogliono far qualcosa di bello per la nostra Nazione affinché quest'ultima non finisca col diventare una realtà senza futuro e senza speranza. Per questo motivo, oggi, voglio presentarvi un duo musicale che ha delle grandi potenzialità e che, soprattutto, ama l'Italia ed i suoi principi fondanti.
Il nome di questo gruppo è "The Dreamers Band" ed è composto da due giovani: Samuele, voce e testi, classe 1997, e Tiziano, chitarra e partiture, classe 1996.
La loro esperienza è nata e maturata in un piccolo borgo dei Castelli Romani di circa mille abitanti denominato Castel San Pietro Romano. Lì i due giovani hanno iniziato studiando e riproponendo i brani del grande cantautore Rino Gaetano. In quel dei Castelli queste cover sono state molto apprezzate tanto che la stessa famiglia Gaetano ha invitato i due giovani ad esibirsi in un evento dedicato al prematuramente scomparso cantautore.
In modo particolare mi ha colpito il singolo "Contro tempo" nel quale i due ragazzi cantano che "la vita ti prende andando contro tempo vivendo sempre a cento e morendo a stento" e che "non si vive tanto, non si vive a lungo, ma si vive andando contro tempo. Vivi di sorrisi, muori di rimpianti ma tu vivi questi giorni belli e stanchi".
Ho chiuso gli occhi e ho provato a pensare a Giorgio. Ho provato ad immaginare quel 26 settembre 2006, giorno nel quale egli ha rimesso l'anima al Padre a causa di un tragico attentato. Non poteva certo immaginare di "non vivere tanto", "non vivere a lungo" e di andare "contro tempo"... quel tempo che lo aspettava in quel di Kabul per portarlo nel Paradiso di Cantore ove vanno gli Alpini morti nell'adempimento del proprio dovere.
Sentendo questa canzone e pensando a Giorgio mi sono commosso ed ho capito che nella vita non importa indossare la mimetica, non serve essere blasonati o pluridecorati ma importa - senza ombra di dubbio - fare il proprio dovere ogni giorno cercando di aiutare le persone che hanno bisogno.
Giorgio questo lo aveva capito bene ed infatti, durante le missioni di pace, usava tutto il suo tempo libero per portare cibo e giocattoli ai bimbi del posto. Il suo desiderio più grande era quello di rendere felici le persone che lo circondavano. In primis c'erano sua moglie Francesca e il giovane Gigi e a seguire tutti quelli che egli vedeva bisognosi di affetto e di aiuto. Giorgio Langella, al di là della divisa, aveva il Cuore Alpino perché non c'era battito del suo cuore che non fosse speso per la Patria, per la moglie, per i parenti, per i colleghi o per chi gli stava attorno.
In suo onore ed in sua memoria ho deciso di fare lo stesso e ho suggellato questo mio impegno nel cimitero di Boves, sulla tomba di Giorgio, nel giorno del Natale del Signore di qualche anno fa. Ho preso il risoluto impegno di spendere la mia vita per aiutare i giovani e i bambini affinché possano avere una vita felice, dignitosa e ricca di soddisfazioni.
Carissimi, nello scusarmi per la mia prolissità, vi chiedo di cliccare qui per visitare la Pagina Facebook dei "The Dreamers Band" e seguirli nel loro bel cammino musicale e sociale in favore della cultura e dei buoni principi morali.
Nella speranza che lo facciate vi saluto e vi ringrazio per il seguito che date a questo mio piccolo ma grande blog.
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

martedì 10 ottobre 2017

Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra patria

In questi giorni tutti i telegiornali parlano del Ministro Graziano Delrio che ha aderito ad un singolare sciopero della fame atto a far riconoscere lo Ius Soli (cioè il diritto di cittadinanza a chi nasce sul nostro suolo nazionale) agli immigrati che da alcuni anni ci stanno invadendo senza scrupoli.
Questo fatto lo trovo disdicevole oltreché fuori luogo visto che il signor Graziano Delrio non è il ministro del Senegal, della Turchia, dell’Egitto, ... ma bensì - anche se non eletto - dell’Italia.
Da Italiano mi sento offeso e amareggiato dal comportamento che l’esecutivo Gentiloni sta avendo nei confronti del Popolo Italico. Da quando a Palazzo Chigi ha messo radice il Partito Democratico ci stiamo trovando in un vortice buonista senza fine.
Molti Italiani hanno perso il lavoro, molti altri non lo riescono a trovare, ma il Governo Italiano continua a sperperare risorse per gli immigrati che, tra parentesi, oltre a costarci un patrimonio ci portano anche tante “belle” malattie come la malaria, la tubercolosi, la scabbia, ...
In un Paese con il tasso di disoccupazione giovanile che si aggira attorno al 40% - a mio avviso - sarebbe prioritario fare investimenti sulla formazione dei giovani in azienda, sulla decurtazione delle aliquote fiscali alle aziende che assumono un giovane under 35 per almeno 78 settimane, sulla realizzazione di progetti formativi atti ad inserire i soli Cittadini Italiani in specifiche liste di collocamento obbligatorio.
Tutto questo però non avviene perché al nostro Governo fa comodo impiegare gli immigrati così da sentirsi dire “Bravo” in questo o quel vertice europeo.
In Centro-Italia ci sono migliaia di Italiani che hanno perso la casa a causa dei movimenti tellurici degli ultimi anni. Nel Sud-Italia ci sono giovani che, come unica possibilità d’impiego, hanno i concorsi per Volontari in Ferma Prefissata dell’Esercito. Al Nord-Italia ci sono giovani che, nonostante una laurea, sono costretti ad emigrare visto che le grandi aziende del triangolo industriale stanno chiudendo e/o delocalizzando.
Il quadro socio-economico del nostro Paese è inquietante, nonché imbarazzante, ma - a giudicare dallo sciopero della fame in favore dello Ius Soli - al nostro Paese non interessa.
La cosa che l’Italia ritiene più importante è quella di fare bella figura con l’Europa facendosi beatamente invadere da persone che - nella maggior parte dei casi - non fugge da una guerra ma mira a conquistare l’Europa mediterranea per islamizzarla e soggiogarla a qualsivoglia califfato.
L’Islamizzazione dell’Europa - ed in particolare dell’Italia - è già a buon punto. Pensiamo solo al fatto che la celebre “Preghiera dell’Alpino” è stata edulcorata per non urtare i “nuovi italiani” che si sentivano offesi dalle parole: “Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra patria”. Ci sono sacerdoti - e perfino Cappellani Militari - che si vergognano dei nostri ragazzi in mimetica e che ad ogni occasione si affrettano a dire: “l’Esercito non è più quello di una volta. Ormai non ci si arruola più per difendere i confini o per uccidere i nemici”.
Purtroppo hanno ragione. Oggi i militari distribuiscono incubatrici, viveri, vestiti, e quant’altro ai baldi islamici che ci invadranno e stermineranno tutti!
Oggi i militari presidiano le piazze centrali delle grandi città con l’”Operazione Strade Sicure” che - per inciso - è figlia della crescente paura che gli Italiani hanno del terrorismo di matrice islamica. In pratica, ormai, gli ordini di servizio ed il dislocamento del personale militare vengono impartiti a seconda di quanto i terroristi abbiano “sul naso” l’Italia. Ma vi pare normale una cosa simile?
La colpa, però, permettetemi, non è da attribuirsi ai Caporali, ai Sergenti, ai Marescialli, ai Comandanti delle Compagnie, dei Battaglioni o dei Reggimenti. La colpa è tutta del Ministro della Difesa, del Presidente del Consiglio, del Capo di Stato Maggiore della Difesa e di quelli che, come loro, pensano solo a far bella figura con l’Europa e con le ONG sinistroidi.
Per fortuna tutto questo il Comitato Militare della NATO lo sa bene e, per non rischiare che tutta l’Europa diventi filo scafista, non ha nominato come suo capo il Generale Claudio Graziano, già Comandante del 2 Reggimento Alpini, ma bensì il Generale Stuart Peach dell’Aeronautica Inglese.
Di fronte alla disoccupazione giovanile, agli italiani che vivono in container, ai padri separati che dormono in macchina, alle donne vittime di violenze e stupri, agli ospedali con carenza di personale, agli Italiani terrorizzati dalle crescenti minacce terroristiche,... non si può rispondere con il buonismo e con il “politicamente corretto”. Di fronte ad uno scenario apocalittico come questo si deve urlare a pieni polmoni - e soprattutto concretizzare - il: “Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra patria”.
Scusate la franchezza ma "quanno ce vò, ce vò".
Andrea Elia Rovera
Responsabile per la Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

martedì 26 settembre 2017

Discorso per l'11esimo anniversario del Caduto Giorgio Langella

Carissimi lettori dal Cuore Alpino, di seguito vi riporto il breve discorso che ho tenuto questa mattina al termine dell'undicesima Santa Messa anniversaria celebrata in onore del Caduto Giorgio Langella, Caporal Maggiore Capo Scelto del 2 Reggimento Alpini di Cuneo, perito in terra afghana nel 2006 durante una Missione Internazionale di Pace.

Boves, 26 settembre 2017
Francesca, Gigi, Ida, Luigi, Comandante Caramia, Signor Sindaco, Ufficiali, Sottufficiali, Graduati, Volontari, uomini delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma, presenti tutti, a voi giunga il mio più sincero ed accorato grazie per la partecipazione a questa undicesima celebrazione in onore e in memoria del Caporal Maggiore Capo Scelto degli Alpini Giorgio Langella che, ahimé, nel tragico 2006 ha perduto la vita nel compimento del suo dovere in terra afghana.
Per mio tramite vi porgono i saluti il Colonnello Serafino Canale del Comando Brigata Alpina Taurinense, il Dottor Giovanni Russo, Prefetto della Provincia di Cuneo, il Colonnello Fabrizio Recchi, già Comandante del 2 Reggimento Alpini di Cuneo, il Colonnello del Ruolo d’Onore Carlo Calcagni, vittima dell’Uranio Impoverito durante una Missione di Pace, e molti italiani che – causa distanza geografica – non possono essere qui con noi oggi.
Dopo aver citato così alte figure del nostro panorama istituzionale diventa difficile per me, semplice italiano, proferir parola ma debbo, tuttavia, esprimere un doveroso pensiero sul tema della Memoria Storica.
Da più parti e su più fronti si sente parlare di necessità di raccontare ciò che è accaduto affinché non accada mai più ma, quando si prova a farlo, ci si trova dinanzi a muri a dir poco insormontabili che vengono edificati - ahimé - dagli stessi "addetti ai lavori".
Ogni volta che provo a fare un passo per far conoscere Giorgio - che tra parentesi nelle stesse associazioni d'Arma è ai più sconosciuto - mi trovo di fronte ad istituzioni che mi ostacolano con cavilli e scuse d'ogni genere.
Ogni anno, quando cerchiamo di organizzare le celebrazioni in memoria del compianto Langella, ci troviamo dinanzi alla dissidenza ed al totale disinteresse di chi, però, durante l'anno implora di essere informato sulle iniziative che riguardano Giorgio.
Nonostante ciò, e Francesca lo sa, non ho mai gettato la spugna perché credo sia fondamentale divulgare la figura e il pensiero di Giorgio affinché i giovani di oggi e di domani sappiano che si può servire lo Stato, si può essere un buon soldato e si può dare la vita per ciò in cui si crede.
Ogni anno siamo di meno ad accostarci alla tomba di Giorgio. Di anno in anno la presenza istituzionale cala sensibilmente. Tutto questo, però, permettetemi, non fa altro che rimpolpare le tristi fila dei dimenticati e di quelli che oggi non hanno più neppure una persona che deponga un fiore sulla loro tomba.
Questo, cara Francesca, nel tuo caso non accadrà perché - e lo dico con convinzione - fintanto che il Signore me ne darà facoltà, mi batterò affinché la memoria di tuo marito resti viva e vegeta nella società e negli ambienti giovanili italiani.
"I Caduti sfilano davanti a noi" per qualcuno è solo uno slogan; per me - e per molti giovani cuneesi - è uno stile di vita, una missione ed un obiettivo concreto. Totò era "uomo di mondo" perché ha fatto il militare a Cuneo. Giorgio Langella è “uomo di pace” perché ha donato la sua vita affinché altri potessero vivere la propria in un clima di pace, prosperità e democrazia.
Questi sono i valori nei quali crediamo. Questi sono i valori che vogliamo lasciare ai nostri figli. Questi sono i principi per i quali esistono ed operano gli Alpini in Italia ed all'estero.
Viva l'Italia, viva gli Alpini, onore ai Caduti delle Missioni Internazionali di Pace!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

Carissimi, a conclusione di questa breve riflessione, vorrei ancora ringraziare l'amico Gabriele Conzano, Alpino in congedo dal 3 Reggimento Alpini di Pinerolo, che - nonostante il lavoro pendolare - ha voluto essere presente alla cerimonia per rendere gli onori ad un suo commilitone del mitico "Battaglione Susa".
Lo spirito di corpo e la vera alpinità vanno oltre la conoscenza personale in quanto l'unione dei valori e degli intenti non conoscono dimensione, tempo o spazio. Tutti i giovani che si stanno interessando a Langella - e che stanno collaborando con me per farlo conoscere nelle scuole, nei luoghi di lavoro, negli oratori e nei luoghi di aggregazione - non hanno conosciuto fisicamente Giorgio ma si stanno impegnando senza eguali per portare agli altri il suo spirito e la sua essenza carismatica.
La Memoria Storica (a me tanto cara) è anche questo: portare nel mondo ciò che il mondo non ha avuto l'onore ed il privilegio di poter conoscere.
A voi, alle vostre famiglie e ai vostri cari auguro tutto il bene possibile chiedendo la fraterna intercessione di Giorgio Langella affinché ci aiuti ad essere Italiani per bene come lo è stato lui prima di noi.
Un abbraccio, Elia.

venerdì 15 settembre 2017

Quando l'onore incontra il dolore. Storia del Colonnello Carlo Calcagni

Carissimi lettori dal Cuore Alpino, come già ho fatto tempo fa, voglio parlarvi di un amico che stimo e apprezzo oltre misura: il Colonnello Carlo Calcagni, Pilota di elicotteri, Istruttore di volo dell'Aviazione dell'Esercito, oltre che Paracadutista.
Nonostante una malattia altamente invalidante con il 100% di invalidità permanente, questo grande soldato, nel maggio 2016 - come membro del Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa - ha ottenuto tre medaglie d'oro agli Invictus Games di Orlando (Florida - Usa). Lo ha fatto per portare all'Italia lustro, onore e visibilità internazionale. Il Colonnello Calcagni è così; non fa nulla per sé stesso ma fa tutto per gli altri e per la Nazione che ha giurato di servire - sempre ed in ogni condizione di vita.
Carlo si alza ogni mattina dopo esser stato attaccato ad un ventilatore polmonare ed all'ossigeno per tutta la notte; appena in piedi inizia a prendere i primi farmaci e a farsi le prime sette iniezioni di immunoterapia a basso dosaggio che vengono preparate apposta per lui in Inghilterra, nel centro di altissima specializzazione dove lo curano dal 2010.
In ognuna di queste iniezioni sono contenute venticinque sostanze (centosettantacinque in tutto) che gli permettono di stare al mondo e a contatto con le altre persone che, per lui e per tutti i malati di Sensibilità Chimica Multipla (MCS), sono un problema serio, che spesso può mettere a rischio anche la vita. Per di più, oltre a tutto ciò, Calcagni si deve spostare sempre con un'iniezione di adrenalina per riattivare il cuore in caso di blocco cardiaco.
Non può mangiare lattosio, glutine, zucchero e derivati del mais visto che quest'ultimo è altamente ricco di nichel (metallo di cui Calcagni è già saturo).
Dopo la colazione si rimette in piedi e inizia nuovamente le terapie in flebo. Una di queste, la più invasiva, è la plasmaferesi (una specie di dialisi che toglie dal corpo fino a tre di litri di plasma ogni volta). E poi continua "mangiandosi" - nell'arco della giornata - all'incirca 300 compresse, ripartite tra colazione, pranzo e cena.
Capite che praticamente, il nostro Carlo, vive per curarsi ma - per dirla con parole sue - è meglio dire che "si cura per vivere ed aiutare gli altri".
Egli, infatti, con la sua battaglia quotidiana - condivisa a più riprese sui social network - aiuta chi è nel dolore, a vivere bene la propria condizione che - ci tengo a dirlo - non è una colpa ma una realtà da vivere con dignità.
Dopo il pranzo - verso le 14 o le 15 - arriva il momento dell'allenamento pomeridiano in bicicletta - quasi sempre all'interno delle mura di casa - dove il Colonnello Calcagni ha le sue comodità, le sue attrezzature e soprattutto è al sicuro da qualsiasi tipo di imprevisto che purtroppo - per chi è nella sua condizione - è all'ordine del giorno. Subito dopo, nonostante la copiosa sudata, fa la sauna infrarossi che - con la sua azione speciale - penetra direttamente nelle cellule e gli permette di eliminare tutto ciò che è tossico per il suo organismo.
A causa della sua patologia, infatti, il nostro Carlo non riesce più ad espellere le tossine in modo autonomo ma, come si può vedere da ciò che fa, tutto questo non gli impedisce di fare sport e di ottenere risultati più che invidiabili. Questo stile di vita e la sua testimonianza sono un grande insegnamento a non perdere mai la speranza. Come possiamo perdere la speranza noi quando non la perde lui che è un uomo affetto dal morbo di Parkinson e da una grave malattia neurologica, cronica, degenerativa, irreversibile, che nell'ultimo anno è peggiorata drasticamente?
Il Colonnello Calcagni, infatti, quando cammina sente difficoltà, dolore, rallentamento... ma quando sale sulla bicicletta si trasforma e ritrova la sua "normalità" e il suo spirito di sana competizione.
Molte persone diversamente abili lo hanno preso ad esempio e hanno cercato di emularlo nel coraggio, nella costanza e nell'auto disciplina. Valori che - lasciatemelo dire - oggi paiono più utopici che altro.
Il Colonnello Calcagni, nonostante la sua sensibilità chimica multipla e la contaminazione da metalli pesanti subita durante le missioni internazionali di pace, si allena, con costanza, ogni giorno dai 60 ai 90 minuti. Tutto questo lo fa anche con la febbre a 40 perché se si ferma il corpo si irrigidisce, l'addome si gonfia in modo abnorme a causa della ritenzione idrica e lo spirito, di conseguenza, si avvilisce.
Chi è colpito da queste patologie, spesso, si lascia sopraffare dalla malattia e finisce sui giorni in un letto, distrutto dal dolore e dal compatimento del mondo esterno.
Carlo Calcagni, con la sua testimonianza, ci insegna invece che chi si ferma è perduto.
Quando nel 1996 il Ministero della Difesa lo ha inviato come unico pilota elicotterista del primo contingente italiano in Bosnia con l'incarico di pilota esperto in evacuazioni medico sanitarie (Med.Evac.). Per il suo impegno svolto in modo serio e determinato, a Sarajevo, è stato decorato per aver portato - anche in condizioni estreme di rischio - in salvo molte e molte persone.
Dal Colonnello Calcagni ho appreso che quando si parte per salvare una vita umana non si pensa più alla propria incolumità perché è prioritario salvare l'altrui vita. Lui, e tutti i suoi colleghi dell'Aves, di vite ne hanno salvate tante e continuano a salvarne.
Purtroppo, però, facendo ciò, Calcagni ha incontrato le polveri sottili di metalli pesanti - generate dall'uranio impoverito - e le ha incamerate attraverso le vie aeree contaminando il sangue e l'organismo tutto.
Questo gli è valso il Riconoscimento della dipendenza di Causa di Servizio che riconosce in modo tangibile che Carlo Calcagni, Ufficiale dell'Esercito Italiano, si è ammalato a causa del suo valido operato nelle missioni internazionali a cui ha preso parte per obbedienza e senso del dovere.
Carissimi, nello scusarmi per essermi dilungato, voglio dirvi che nella mia vita non ho mai conosciuto un uomo più altruista e generoso del Colonnello Calcagni. La sua vita è un florilegio di buone azioni, compimento del dovere e abnegazione in favore della popolazione civile e della comunità militare di cui egli è stato responsabile. Particolarmente encomiabile, poi, è la sua costante attività a favore di altri militari ammalati o dei familiari di coloro che purtroppo "sono andati avanti". La sua amicizia mi rende fiero ed orgoglioso di essere italiano ma, soprattutto, mi fa credere che - per quanto le cose vadano male - c'è sempre un motivo per sorridere ed essere grati al buon Dio.
Nella speranza di avervi trasmesso le stesse emozioni che ho provato io vi saluto e vi invito a mettere un like alla Pagina Facebook "Carlo Calcagni" per restare aggiornati sulla vita e le iniziative di questo grande Servitore della Patria.
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

mercoledì 13 settembre 2017

XI Celebrazione Eucaristica in memoria del Caduto Langella

OGGETTO: Invito alla Celebrazione Eucaristica in memoria del Caporal Maggiore Capo Scelto degli Alpini Giorgio Langella che si terrà in data 26 settembre 2017

Egregio Lettore di "Cuore Alpino", come ogni anno – anche in questo 2017 – “Noi che non dimentichiamo Giorgio Langella” abbiamo organizzato un momento di preghiera e cordoglio per commemorare l’anima e la memoria del Caporal Maggiore Capo Scelto del 2 Reggimento Alpini Giorgio Langella che, come purtroppo sappiamo, è caduto in Afghanistan nel 2006 nel corso di una Missione Internazionale.

Il programma delle celebrazioni è il seguente:
Ore 08:00
Celebrazione Eucaristica presso la Parrocchia “San Bartolomeo”, sita in Piazza dell’Olmo numero 6, 12012 Boves (Cn).
Ore 09:00
Resa degli Onori Civili e Militari presso il Cimitero Urbano del Comune di Boves, sito in Via Domodossola.
Il 2 Reggimento Alpini di Cuneo, le Associazioni Combattentistiche e d’Arma, la Famiglia Langella, gli amici e i conoscenti renderanno gli Onori Civili e Militari alla Tomba contenente le eroiche spoglie del Caduto Langella.
Ore 09:40
Termine della Commemorazione.




Per consentire all’organizzazione di gestire il tutto al meglio le chiedo la cortesia di comunicare al sottoscritto (ocnss.cn@gmail.com) se la Signoria Vostra sarà presente.
In attesa di riscontro porgo i miei più sinceri e devoti ossequi.
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

giovedì 24 agosto 2017

Il Colonnello Giuseppe Lima: un fulgido esempio per gli avieri di ogni tempo

Carissimi, questa mattina ho avuto l'onore ed il privilegio di essere contattato dal giovane Luigi che ha perso suo padre in una missione internazionale in Iraq.
Il Caduto di cui stiamo parlando è il Colonnello Giuseppe Lima, pilota dell'Esercito Italiano in forza presso l'AVES, che a soli 39 anni è volato in Cielo con un cuore pieno di sogni, aspirazioni, progetti ma soprattutto amore per sua moglie Leandra di 28 anni e dei suoi piccoli eredi Luigi di 5 anni, Federico di 2 e un terzo bimbo - Gabriele Giuseppe - ancora nel grembo della mamma.
Il Colonnello Lima era romano mentre la moglie Leandra originaria della Sicilia. Questa giovane coppia era unita nel sacro vincolo del matrimonio dal 1998 e si amava di amore sincero. Entrambi i genitori spendevano le loro giornate a servire la Nazione - ognuno nel suo stato di vita - e ad occuparsi della prole.
Il 30 maggio del 2005 il Colonnello Lima si trovava in volo nei cieli dell'Iraq (zona dell'ormai tristemente celebre Nassiriya) quando l'aereo ha smesso di tagliare l'aria e si è schiantato al suolo a causa di una tremenda tempesta di sabbia.
Lima era un pilota esperto ed un Ufficiale preparato. Nel suo curriculum figuravano studi scientifici, una laurea in Ingegneria, una in Scienze Politiche e una in Scienze Strategiche. Nel 1985 Giuseppe Lima era entrato nell'Esercito Italiano  come Ufficiale del Genio seguendo le orme di suo padre che da anni operava alla Cecchignola di Roma.
Nel 1994 ha conseguito i brevetti e le abilitazioni militari per pilotare mezzi d'aria. Al momento del decesso Lima era Tenente Colonnello con incarico di comando del 48esimo Gruppo Squadroni dell'Aves, inquadrato nel 7 Reggimento Vega di stanza a Rimini.
Nella zona romana ove egli abitava con la famiglia lo sconcerto è stato tanto. Molte le lacrime e le parole di solidarietà ed affetto per quell'alto Ufficiale descritto da militari e civili come "buon padre di famiglia" e "uomo giusto". A conferma di ciò il fatto che, pochi giorni prima di partire, egli volle andare con Leandra in parrocchia per far benedire il pancione contenente il piccolo Gabriele Giuseppe.
Da Rimini una folta delegazione di colleghi ha voluto prender parte alla camera ardente ed alle esequie per dare l'ultimo saluto al Comandante Lima e un forte abbraccio alla moglie Leandra e alla giovane prole.
Carissimi, questo mio Blog vuol essere un mezzo per ricordare, celebrare e non dimenticare chi per questa Patria ha effuso il sangue, donato la vita e speso l'esistenza. Ricordare la figura del Colonnello Lima è perciò per me un onore, un onere ed un dovere perché il Tricolore, senza questo grande Ufficiale, non avrebbe lo stesso colore e lo stesso valore per l'Italia e per gli Italiani.
Se aveste il tempo ed il desiderio di approfondire la vita del Colonnello Lima visitare il sito web: Giuseppe Lima curato direttamente dal figlio Luigi.
Viva l'Italia, viva l'Aves, onore ai Caduti!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giogio Langella

venerdì 21 luglio 2017

Nuovo Comandante al 152 Reggimento Fanteria della Brigata Sassari

Carissimi, oggi vi scrivo per darvi una bella notizia riguardante la celeberrima Brigata Meccanizzata Sassari, una delle brigate migliori del nostro Esercito Italiano.
Questa mattina nella Piazza d'Armi della Caserma "Gonzaga", alla presenza del Generale Gianluca Carai, il Colonnello Luigi Dore ha consegnato la Bandiera di Guerra del 152 Reggimento Fanteria della Brigata Sassari al Colonnello Francesco Matarrese che è così diventato il 59esimo comandante del reggimento.
In un clima di grande festa e di profonda commozione si sono riuniti gli alti vertici della Brigata Sassari, le Associazioni Combattenttistiche e d'Arma e le Autorità Civili.
La commozione si tagliava col coltello visto che il Colonnello Dore ha guidato il 152 Reggimento negli ultimi due anni e ha comandato i suoi uomini nell'Operazione "Strade Sicure" a tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza dei siti sensibili di Roma capitale.
Il suo successore, Colonnello Francesco Matarrese, ha 42 anni, è laureato in Scienze dell'Informazione, è stato Capo della Sezione concorsi operativi al Comfoter Coe ed ha partecipato a numerose missioni Nato e Onu in Bosnia, Albania, Kosovo e Afghanistan.
Come fondatore e curatore di "Cuore Alpino" desidero dire un sentito "grazie" al Colonnello Luigi Dore per l'ottimo e prezioso servizio svolto e un caloroso e sentito "in bocca al lupo" al Colonnello Francesco Matarrese per l'importante incarico che gli è stato affidato.
La Brigata Sassari è un'autentica eccellenza della nostra Difesa e nei numerosi anni di servizio lo ha dimostrato con importanti e brillanti operazioni in Patria ed all'estero. Comandare un gruppo di soldati della "Sassari" è un onore ed un privilegio e tutti i comandanti che son stati alla brigata lo sanno.
Carissimi, questa sera - prima di mettere la vostra testa sul cuscino - recitate un'Ave Maria alla Madonna per i soldati della Brigata Sassari e per i loro comandanti. Il Signore li custodisca sempre in salute e accompagni i loro famigliari.
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

domenica 9 luglio 2017

L'Alpino Carlo Re è andato avanti

Carissimi, vengo a voi con questa mia per annunciarvi che l'Alpino Carlo Re, capogruppo dell'Associazione Nazionale Alpini di Caraglio e della Valle Grana, "è andato avanti" raggiungendo il Paradiso di Cantore dove riposano molte penne nere.
Carlo aveva 80 anni. Nella sua lunga vita è stato agricoltore in località Cascina Castello in frazione San Lorenzo, Consigliere Comunale a Caraglio. Presidente della Società Operaia di Mutuo Soccorso, Presidente del Consorzio Irriguo e Presidente del Comitato Alpini d'Oc che riunisce 31 gruppi della Sezione ANA Cuneo.
Carlo Re, soprattutto nelle sue funzioni di Capogruppo ANA, si è abnegato per diffondere il valori di amicizia, solidarietà, pace, fratellanza e rispetto. Non si è mai risparmiato nel far conoscere ed amare il mondo alpino e questo lo ha sempre dimostrato essendo sempre il primo a giungere nella sede ANA di Caraglio e l'ultimo ad andare via. In modo particolare, e lo dico per esperienza personale, non ha mai snobbato chi, per un motivo o per l'altro, non ha fatto l'anno di naja tra gli Alpini. Per lui una persona era degna della penna nera non se aveva fatto la naja ma se nel cuore portava i valori alpini e se era rispettoso dell'Italia e delle sue istituzioni.
Ieri pomeriggio alle 15 il Comune di Caraglio, il Gruppo ANA di Caraglio, la moglie Maria, i figli Renato e Pierpaolo, il fratello Mario e i famigliari tutti hanno dato l'ultimo saluto all'Alpino Carlo.
A loro ci uniamo anche noi che abbiamo il "Cuore Alpino" e una sana abitudine ad onorare chi ha lasciato questo mondo.
Carissimi, personalmente ho conosciuto l'Alpino Carlo Re durante uno dei raduni degli Alpini d'Oc e ho avuto la fortuna di potergli parlare e di essere rinfrancato dalle sue parole di Cuneese dal cuore tenero ma al contempo dallo spirito forte.
Questa sera, prima di affidare le nostre stanche membra al sonno ristoratore, recitiamo un'Ave Maria alla Signora della Neve affinché accudisca il nostro amato camerata Carlo e consoli chi su questa terra lo piange con afflizione.
Elia

lunedì 3 luglio 2017

Il 3 Reggimento Alpini vince "Correndo per le Caserme"

Carissimi, circa un mese fa (domenica 11 giugno) si è tenuta al seconda edizione della corsa non competitiva denominata "Correndo per le caserme".
Anche quest'anno la Scuola di Applicazione dell'Esercito Italiano in sinergia con la Brigata Alpina Taurinense, la Scuola Allievi Carabinieri di Torino, il Comando Regionale della Guardia di Finanza del Piemonte e il Gruppo Sportivo Atletica di Nichelino ha voluto dar vita ad una bellissima corsa tra i luoghi più suggestivi della Difesa torinese: Caserma "Monte Grappa", sede della Brigata Alpina Taurinense; Caserma "Cernaia", sede della Scuola Allievi Carabinieri; "Palazzo Arsenale", sede della Scuola di Applicazione dell'Esercito Italiano e la Caserma "Emanuele Filiberto", sede del Comando Regionale della Guardia di Finanza.
Per dimostrare l'amicizia, la stima e l'affetto tra le forze di sicurezza del capoluogo piemontese all'evento ha partecipato anche il corpo civile della Polizia di Stato che ha mandato all'evento 12 poliziotti e 3 poliziotte.
Con grande ed immensa gioia sono qui a comunicarvi che il primo posto assoluto è stato conquistato ed espugnato da Gianluca Ferrato del 3 Reggimento Alpini di Pinerolo che ha compiuto tutto il suddetto giro in 33 minuti e 29 secondi.
Il secondo posto è andato a William Maiolo, Assistente Capo di Polizia in servizio presso la Squadra Mobile di Torino che ha compiuto il giro in 34 minuti e 32 secondi.
Al terzo posto si è piazzato, infine, Luigi Ciamarella del Cus di Torino che ha compiuto il giro in 34 minuti e 38 secondi.
Come sempre accade quando l'Esercito scende in campo nello sport, il ricavato dell'evento è stato devoluto interamente alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro di Candiolo.
Carissimi, a conclusione di questa mia, voglio esprimere la mia grande gioia per l'ennesimo successo del 3 Reggimento Alpini di Pinerolo che, in ogni ambito in cui si cimenta, dimostra una superiorità tecnica, professionale e valoriale senza eguali.
In questo magnifico Reggimento il nostro Giorgio Langella ha trascorso 10 anni della sua carriera militare in qualità di Armiere della "Berardi" e questo risultato credo che lo renderà felice là nel Paradiso di Cantore ove si trova.
Come dice il motto del 3 Reggimento, "Tendiamo in alto" perché solo così faremo cose grandi e degne di nota.
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

venerdì 30 giugno 2017

Colonnello Carlo Calcagni, luminoso esempio per la Patria

Carissimi, quest'oggi ho deciso di scrivervi per raccontarvi le gesta di un eroe italiano che, purtroppo, in pochi conoscono. Il suo nome è Carlo Calcagni, Colonnello del Ruolo d'Onore dell'Esercito Italiano, pilota ed istruttore di elicotteri militari, impiegato più volte in Missioni Internazionali Nato.
Nel 1996 l'Esercito ha impiegato il Colonnello Calcagni in una missione nei Balcani. Lì, a causa dell'inalazione di polveri cariche di metalli pesanti, il nostro Ufficiale è stato contaminato e ha subito gravi danni a gli organi, ai tessuti ed al sistema neurologico.
La sua "ancora di salvataggio" è stata l'attività sportiva legata ad una solida forza di volontà. Il Colonnello Calcagni, infatti, sin da bambino si è applicato in vari sport riuscendovi sempre in modo egregio. In modo particolare ha praticato le arti marziali, l'atletica e il pentathlon militare per poi approdare al ciclismo con il quale ha vinto numerosi titoli da campione italiano e tre titoli da campione del mondo. Ha sempre curato l'alimentazione, la preparazione atletica e il viver sano. La sua malattia gli ha reso difficilissimo vivere la sua dimensione atletica. Pensate che nella quotidianità del Colonnello Calcagni ci sono numerosi momenti della giornata dedicati alle cure farmacologiche. Perfino la notte, durante il sonno, egli deve dormire attaccato ad un ventilatore polmonare con ossigeno per permettere ai polmoni di svolgere le normali funzioni vitali.
Qualche anno fa, su consiglio di un medico italiano, Carlo Calcagni si è recato nel Regno Unito per sottoporsi ad importanti cure e per un difficilissimo intervento chirurgico al Breakspear Medical. Quando arrivò era in condizioni molto critiche in quanto attendeva anche un trapianto di midollo allogenico che non arrivava.
Nonostante tutto questo e grazie alle cure del nosocomio inglese, il Colonnello Calcagni ha ripreso a fare attività sportiva nel mondo del Para-ciclismo dove ha ottenuto subito due medaglie d'oro a livello mondiale. La sua nuova "missione" è quella di portare in giro la speranza per chi - come lui - soffre, ha sofferto, e ha dinanzi a sé un futuro di patimenti fisici e morali.
Carlo Calcagni, in più occasioni, ha detto che il ciclismo è la sua forza. Nello sport egli vede la rivincita su una sofferenza che lo costringe a non poter più vivere come un tempo ma che gli dà la possibilità di avvicinare persone ammalate, sofferenti, depresse e con poca voglia di lottare.
Il militare è un uomo che dedica la sua vita alla salvaguardia della nazione alla quale appartiene e che non ci pensa due volte a mettere a repentaglio la propria vita per garantire l'incolumità di quella del popolo che egli rappresenta.
Il Colonnello Calcagni ha sempre onorato questa dimensione della sua professione e, oggi più di ieri, la vive costantemente non solo quale soldato ma anche e soprattutto quale uomo che, per forza di cose, deve sottostare "agli ordini" del suo corpo che richiede spesso cure ed attenzioni.
Quando Carlo Calcagni sale in sella alla sua bicicletta cerca di coinvolgere tutte quelle persone che hanno contratto malattie altamente invalidanti. Con le sue pedalate cerca di dimostrare che l'invalidità non può essere un freno a mano che blocca la vita di un individuo.
Tutti i giornalisti, gli sportivi, e i tifosi che lo hanno seguito ed incontrato hanno notato che Carlo Calcagni è un uomo di grande altruismo che cerca di stare vicino a tutti quelli che sono nella sofferenza e nel disagio dovuti alla malattia.
Personalmente non ho mai incontrato il Colonnello Calagni ma lo seguo sui social network ed ogni volta che lo sento parlare mi emoziono e mi onoro di essere compatriota di un simile italiano. Il Colonnello non perde tempo a lamentarsi delle medicine che deve prendere, delle ore che deve trascorrere nella camera iperbarica o del respiratore che lo accompagna fedelmente tutte le notti; egli spende il suo tempo a gioire per il fatto di essere ancora vivo e a trasmettere a chi lo circonda la voglia di vivere sempre, comunque ed ovunque.
L'uranio impoverito ha mietuto decine di vittime a causa delle bombe e delle munizioni utilizzate in quei luoghi ma col Colonnello Calcagni ha perso! Il Colonnello affronta ogni giorno la sua battaglia personale per vivere ma non dimentica mai i suoi colleghi che non ci sono più. Proprio per loro egli si allena, getta sudore, si sacrifica e vince gare. Lui lotta, gareggia e vince per tutti quelli che non ci sono più perché se si parla di lui si parla dell'uranio e se si parla dell'uranio si parla delle vittime che esso ha mietuto.
Far calare il sipario sulle vittime dell'uranio impoverito sarebbe tragico e vergognoso ma grazie a uomini come il Colonnello Carlo Calcagni questo non accadrà mai.
Carissimi, nello scusarmi per esser stato così prolisso, vi chiedo di continuare ad informarvi su queste tematiche perché lo dobbiamo a tutti quegli uomini in mimetica che - per amor nostro - hanno contratto gravi malattie neurodegenerative derivanti dall'uranio impoverito.
Prima di congedarmi desidero lasciarvi un pensiero che il Colonnello Calcagni ha affidato al microfono della giornalista Giorgia Pizziali di Ability Channel: "Spesso succede che la nostra invalidità viene vista in modo strano... molti vorrebbero vederti moribondo, sofferente, in un letto. E questo è brutto. A me è stato vietato anche dai medici di fare attività sportiva ma io - anche contro il loro parere - sono andato avanti per la mia strada e oggi me ne danno tutti atto e ragione. Evidentemente era la strada giusta da percorrere".
Viva l'Italia, viva l'Esercito Italiano ma, soprattutto, Onore al Colonnello Carlo Calcagni!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella






martedì 27 giugno 2017

Quando lo Stato abbandona i suoi Soldati

Carissimi, oggi vi scrivo questa lettera per esprimere tutta la mia indignazione ed il mio sdegno nei confronti dello Stato Italiano ed in special modo del Ministero della Difesa.
Come avrete appreso dai social network in questi giorni è "andato avanti" il Caporal Maggiore degli Alpini Antonio Attianese, 38 anni, vittima dell'uranio impoverito.
Antonio lottava con un tumore da ben 13 anni e due mesi fa era stato sentito dalla Commissione Parlamentare d'Inchiesta sull'Uranio Impoverito. In tutti questi anni l'eroe Antonio Attianese è stato lasciato solo dal Ministero della Difesa che, però, si è permesso di far pervenire al funerale una corona di fiori direttamente dallo Stato Maggiore dell'Esercito (SME) che in tutti questi anni è stato assente e latitante nella vita del soldato.
La moglie di Antonio - a cui vanno tutto il mio affetto e la mia stima - ha voluto scrivere un messaggio allo SME e lo ha apposto sulla corona inviata da quest'ultimo. Sul biglietto stava scritto: "Questo vostro pensiero non potrà mai compensare 13 anni di assurdo silenzio da parte dello Stato".
Eh già, come spesso accade, Antonio e la sua famiglia sono stati lasciati soli da quello Stato che hanno fedelmente amato e servito (ognuno nel proprio stato di vita).
L'Esercito Italiano non ha fatto il benché minimo gesto per alleviare le sofferenze del suo Alpino che nel 2002 stette in Afghanistan (Missione Isaf) e nel 2003 a Khost nell'ambito dell'operazione "Enduring Freedom".
A nessuna alta carica della Difesa è importato che l'eroe Antonio Attianese ha auto un carcinoma alla vescica che lo ha costretto a sottoporsi a 35 interventi chirurgici e a numerose sessioni di chemioterapia.
A nessuno è fregato nulla fino a che, sabato 24 giugno c.a., Antonio non ha posato la penna ed è volato nel Paradiso di Cantore assieme agli altri "veci" del 4 Reggimento Alpini Paracadutisti Ranger.
In occasione della dipartita del soldato lo Stato doveva dimostrare di esserci e di esserci sempre stato ma l'Italia ormai sa che non è così! Troppe vedove di Caduti delle Missioni o di Soldati ammalati in servizio hanno raccontato il loro dramma e la loro solitudine. Lo Stato, il più delle volte, le ha lasciate sole facendo solo atti e gesti di sgradevole circostanza.
Tutto questo mi spiace, mi sdegna, mi schifa! L'Italia dev'essere fiera ed orgogliosa di chi indossa la mimetica e serve la Patria. Se non ci fossero i militari chi farebbe tutto quello che viene fatto in Patria e nelle Missioni all'Estero? Di certo non il Ministro della Difesa, il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito o il Capo di Stato Maggiore della Difesa!
Mi auguro che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella prenda le redini della questione e metta finalmente la parola "fine" a tutto questo vergognoso modo di trattare i militari italiani.
Con rammarico e tristezza,
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella



sabato 24 giugno 2017

Un "obolo della vedova" in memoria di Giorgio Langella

Carissimi, vengo a voi con questa mia per aggiornarvi sull'andamento della Raccolta di Solidarietà che sto portando avanti in memoria del Caporal Maggiore Capo Scelto degli Alpini Giorgio Langella.
In questi anni abbiamo fatto molto bene in suo nome. Siamo riusciti a sostenere le Missioni dei Carmelitani Scalzi operanti in Repubblica Centrafricana e quelle dei Frati Minori Cappuccini operanti nel Corno d'Africa.
La mia formazione Cristiana Cattolica mi ha insegnato che nessuno muore davvero fino a quando è presente il suo ricordo nel cuore di qualcun altro. E quale modo migliore di far vivere qualcuno se non quello di compiere azioni di carità e di solidarietà in suo nome?
Ieri sera un ragazzo di 19 anni, che conosco da un po', mi ha incontrato vicino casa e mi ha chiesto: "Raccogli sempre le monetine rosse per le missioni?". Gli ho risposto di sì e lui ha prontamente aperto il portafoglio versandomi in mano le monetine che aveva. Mi ha detto: "Ora ho solo queste ma appena mi ricordo te ne porto delle altre".
Come spesso mi accade in questi momenti mi sono emozionato perché vedere la generosità delle persone è sempre una bella cosa. Questo ragazzo (che mi ha pregato di non rivelare la sua identità) con un semplice gesto ha donato €uro 0,69 che ho prontamente unito agli €uro 168,94 che avevo già "in cassa" cosicché oggi ci sono €uro 169,63.
Questo gesto mi ha ricordato un passo del Vangelo di Luca nel quale una povera vedova si trova nella zona del Tempio dove gli Ebrei sono soliti fare offerte al Signore.
I Farisei, come loro solito, mettono varie monete nelle cassette delle offerte per farsi vedere e per poter dire: "Vedi come sono stato bravo io? Ho donato molto per il Tempio del mio Signore". La povera donna, invece, prende le ultime due monete che le restano e le ripone nella cassettina.
Gesù la vede e dice: "In verità vi dico: questa vedova, povera com'è, ha offerto più di tutti gli altri. Tutti costoro infatti hanno dato come offerta parte del loro superfluo, questa donna invece ha dato, nella sua miseria, tutto il necessario per vivere". (Luca 21: 1-4)
Carissimi, le cose fatte con il cuore sono le più gradite agli occhi di Dio e sono quelle che prima o dopo torneranno con frutti sovrabbondanti. Giorgio ha donato la sua vita, l'unica cosa preziosa che aveva, per la Patria e i suoi cittadini. Il minimo che io possa fare è farlo ricordare facendo, come la vedova, gesti che servano a dare sollievo a chi è nel bisogno.
Se qualcuno volesse partecipare mi contatti pure senza problemi.
Un abbraccio, Elia.

mercoledì 21 giugno 2017

E' nato il 14 Battaglione Carabinieri "Calabria"

Carissimi, il 2017 verrà ricordato come uno degli anni più proficui per l'Arma dei Carabinieri visto che è l'anno nel quale lo Stato Italiano ha istituito il 14 Battaglione Carabinieri "Calabria" con sede a Vibo Valentia.
Il 1 marzo di quest'anno, infatti, la Benemerita si è arricchita di un nuovo corpo speciale altamente specializzato e formato nella lotta alla criminalità organizzata con particolare riferimento alle associazioni di stampo mafioso.
La solenne e sontuosa cerimonia si è svolta mercoledì 01 marzo alla Caserma "Luigi Razza" alla presenza di Marco Minniti, Ministro dell'Interno, del Generale Tullio Del Sette, Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, e di molte autorità civili e religiose della Calabria. Inoltre, cosa da non trascurare in una terra fatta di omertà e di silenzi, alla cerimonia hanno preso parte 300 studenti delle scuole di ogni ordine e grado con i loro insegnanti.
Il 14 Battaglione Carabinieri "Calabria" nasce dal desiderio del Ministro della Difesa, del Ministro dell'Interno e dal Comando Generale dell'Arma di mettere fine alla tremenda ed oscena organizzazione denominata 'ndrangheta.
Le mafie non possono soggiogare i cittadini e neppure spartirsi il territorio per i loro sporchi affari. Questo nuovo battaglione viene alla luce per ricercare i latitanti assieme allo Squadrone "Cacciatori di Calabria" che da anni è già impegnato in tale missione.
Per la solennità di questo importante giorno di fondazione il Comando Generale ha predisposto che alla cerimonia prendessero parte la Bandiera di Guerra e la Fanfara del 10 Reggimento Campania, due Compagnie del neonato 14 Battaglione, una Compagnia dello Squadrone "Cacciatori di Calabria", numerosi Comandanti di Stazione della Calabria e parecchie delegazione dei neonati Carabinieri Forestali.
La cerimonia è volta al termine con la Formula di Riconoscimento di Autorità al Comandante - che è stato designato nella persona del Tenente Colonnello Milko Verticchio - al quale è stato consegnato lo scudetto omerale nel nuovo Battaglione.
Carissimi, lo Stato c'è e si muove affinché la criminalità organizzata indietreggi, arranchi e perda potere. Noi cittadini abbiamo il diritto, anzi, il dovere di sostenere lo Stato con la nostra collaborazione e il nostro ripudio delle ideologie di stampo mafioso, 'ndranghetista, camorrista, ecc...
Viva l'Italia, viva i Carabinieri, onori al neonato 14 Battaglione "Calabria"!
Andrea Elia Rovera

sabato 17 giugno 2017

I Carabinieri a Laives (Bz) per la Festa dell'Arma

Carissimi, con qualche giorno di ritardo voglio condividere con voi un pensiero sul 203° Anniversario della Fondazione dell'Arma dei Carabinieri che si è tenuto nella Caserma del 7 Reggimento Carabinieri Trentino Alto Adige "Laives".
A questa importantissima cerimonia che punta a celebrare le grandi imprese e la costante abnegazione della "Benemerita" hanno preso parte il Generale Massimo Mennitti, Comandante della Legione Carabinieri "Trentino Alto Adige", il dottor Vito Cusumano, Commissario del Governo per la Provincia Autonoma di Bolzano, il Colonnello Stefano Paolucci, Comandante Provinciale dei Carabinieri di Bolzano e molte altre autorità civili, religiose e militari.
Il Colonnello Paolucci, durante un breve ma toccante discorso, ha voluto ringraziare i militari dell'Arma operanti nel Comando Provinciale di Bolzano e nel 7 Reggimento Carabinieri di Laives dicendo che è orgoglioso di sapere che ciascuno di loro è "da sempre accanto ai cittadini, talvolta per risolvere un concreto problema, talvolta anche solo per un consiglio o una parola di conforto". L'alto ufficiale, guardando i reparti ordinatamente schierati, ha poi aggiunto: "Questa è l'Arma dei Carabinieri, l'arma della gente, l'arma di tutti, un patrimonio delle comunità che preserviamo con costante impegno".
Carissimi, a conclusione di questa mia breve, vorrei chiedervi un minuto di silenzio e la recita di un'Ave Maria alla Virgo Fidelis per l'anima del Maresciallo Paolo Russo che nel 2016 è prematuramente scomparso lasciando la sua famiglia e il 7 Reggimento a cui apparteneva.
I Carabinieri sono il nostro bene più prezioso perché mettono a repentaglio la loro vita 24 ore su 24 per garantire a ciascuno di noi di vivere un'esistenza libera, pacifica e dignitosa.
Viva l'Italia, viva l'Arma dei Carabinieri!
Un abbraccio, Elia.

giovedì 15 giugno 2017

Onore alla Taurinense impegnata in Afghanistan, Iraq e Libia

Carissimi, dopo qualche giorno di silenzio torno a scrivervi per parlarvi dei nostri amati militari della Taurinense che il 26 maggio ci hanno salutati in una toccante cerimonia che si è tenuta presso la Caserma "Monte Grappa" di Torino, sede della Brigata.
Devo confessarvi che è stata un'esperienza unica ed irripetibile che porterò in un posto speciale del mio cuore per sempre.
Vedere tre reggimenti compostamente schierati pochi giorni prima di partire per i contingenti internazionali nei quali sarà impiegata la Brigata non ha prezzo. In quelle rigide colonne di soldati in mimetica ed anfibi c'erano figli, mariti, fratelli, padri, cittadini, ... pronti a servire la Patria nonostante il dolore di dover lasciare in Italia i propri affetti.
Qualche sinistroide ben pensante continua a chiamarli "mercenari" e a dire che partono per le missioni all'estero solo perché "profumatamente pagati". A questi personaggi non merita neppure dare risposta perché solo chi ha conosciuto un soldato italiano sa cosa ci sia davvero nel suo cuore e nella sua testa.
In quei frangenti non ho potuto non pensare ai soldati della Taurinense che sono partiti per le missioni ma purtroppo vi sono tornati in una bara avvolta nel Tricolore perché uccisi da vili attentanti terroristici di matrice islamica.
In modo particolare il mio pensiero è andato al Caporal Maggiore Capo Scelto del 2 Reggimento Alpini Giorgio Langella, caduto a Kabul (Afghanistan) il 26 settembre del 2006.
Con me e come me anche il Generali alpini Bonato e Biagini hanno voluto ricordare i Caduti della Brigata e hanno fatto sentire la loro sincera vicinanza ai famigliari presenti quel giorno alla "Monte Grappa".
Mentre andavo da Cuneo a Torino per prender parte alla cerimonia, scorrevano nella mia mente i volti degli Alpini che conosco personalmente e delle loro mogli/compagne che per sei mesi dovranno stare lontani pur avendo i cuori costantemente legati ed in apprensione l'uno per l'altra. Le missioni internazionali, infatti, non coinvolgono solo il soldato ma anche e soprattutto la sua famiglia che ogni giorno, ogni ora, ogni minuto è pervasa da un mix di orgoglio e terrore per il proprio caro impegnato in terra straniera.
Un particolare ricordo l'ho rivolto a Giulia, moglie di un Alpino e mia ex insegnante, che segue con amore ed apprensione non solo suo marito ma tutti i nostri militari impegnati in Italia ed all'estero. Persone così andrebbero insignite delle più alte onoreficenze repubblicane visto che in questo Paese sono più gli italioti che criticano le forze armate che gli Italiani che le onorano e le rispettano.
In questi mesi in cui i nostri eroi saranno oltre oceano vi chiedo di recitare Tre Ave Maria ogni giorno:

  1. una per il 2 Reggimento Alpini di Cuneo che in Afghanistan assumerà il comando del Train Advise Command, nell'ambito della missione Nato Resolute Support. 
  2. una per il 3 Reggimento Alpini di Pinerolo che in Iraq assumerà la guida della Task Force a protezione della diga di Mosul
  3. una per il 9 Reggimento Alpini de L'Aquila che a Misurata, in Libia, assumerà il comando della della Task Force impegnata nella missione Ippocrate di aiuti alla popolazione.

Questi tre Reggimenti rappresentano il meglio della nostra Nazione, il sano della nostra società, l'orgoglio della nostra Bandiera.
Viva l'Italia, viva gli Alpini, onore ai soldati della "Tau"!
Andrea Elia Rovera
Resposabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

lunedì 5 giugno 2017

Il Maresciallo Aiutante S.U.P.S. Loreto Di Loreto finalmente è Medaglia d'Oro al Valore dell'Arma dei Carabinieri

Carissimi, quest'oggi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella visto il decreto legislativo 15 marzo 2010, numero 66, recante "codice dell'ordinamento militare"  successive modificazioni e integrazioni; visto il decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, numero 90, concernente "testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare" e successive modificazioni e integrazioni; visto il parere del Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri; su proposta del Ministro della Difesa ha decretato la concessione della Medaglia d'Oro al Valore dell'Arma dei Carabinieri al Carabiniere (ora Maresciallo Aiutante sostituto Ufficiale di Pubblica Sicurezza) Di Loreto Loreto, nato il 26 aprile 1980 a Castel di Sangro (Aq), con la seguente motivazione: "Addetto al Police Operational Mentoring and Liaison Team di Farah (Afghanistan), nell'ambito della Missione ISAF, in un contesto ambientale caratterizzato da persistente ed elevatissimo rischio di natura terroristica, dedicava ogni personale risorsa all'assolvimento del compito assegnato, impegnandosi con instancabile slancio e intima convinzione nelle attività di mentorizzazione e di assistenza in favore della polizia locale. Nel corso di un servizio di scorta a un convoglio militare, disposto a seguito di un precedente attacco terroristico ad altri mezzi dell'Esercito Italiano in quella stessa zona, il veicolo blindato sul quale viaggiava in qualità di  mitragliere si ribaltava più volte. A seguito dell'occorso, il militare veniva sbalzato violentemente fuori dalla botola in cui era posizionato, riportando gravissime lesioni su tutto il corpo. Con altissimo spirito di abnegazione e straordinaria professionalità, continuava a orientare i propri commilitoni nelle procedure di messa in sicurezza dell'Area sino alla totale perdita dei sensi. La grandissima forza d'animo e il cosciente sprezzo del pericolo costantemente testimoniati hanno consentito il perseguimento degli scopi della rischiosa missione, esaltando il prestigio dell'Italia e delle sue Forze Armate a livello internazionale. Chiaro esempio di elette virtù militari, elevatissimo senso del dovere e assoluta dedizione al servizio". Farah (Afghanistan), 28 gennaio 2012.
Questa mattina il Maresciallo Di Loreto mi ha dato la bellissima notizia e gli ho chiesto l'autorizzazione a pubblicare il surriportato decreto con il quale il Capo dello Stato ha voluto insignirlo della Medaglia d'Oro al Valore dell'Arma dei Carabinieri.
Uomini come il Maresciallo Di Loreto sono il fiore all'occhiello della nostra Nazione e la punta di diamante dell'Arma dei Carabinieri.
Come tutti sanno, da sempre sono impegnato nella valorizzazione delle Forze Armate e del loro operato con particolare impegno verso gli Alpini per i quali ho un'autentica venerazione. Il mio amore per chi indossa una divisa però non è astratto o fondato su eventi folcloristici. Il mio cuore batte forte quando vede una divisa perché sa che dietro di essa ci sono uomini come Loreto di Loreto che spendono tutta la loro vita per il bene del prossimo e per la grandezza della Nazione.
Carissimi, prima di congedarmi da voi desidero chiedervi una cortesia: recitate un'Ave Maria alla Madonna affinché conceda al Maresciallo Di Loreto ed ai suoi cari ogni bene possibile.
L'Italia deve andar fiera di questo suo figlio: Loreto Di Loreto è impersonificazione e testimone vivente del Tricolore.
Viva l'Italia! Viva l'Arma dei Carabinieri! Onori a Loreto di Loreto!
Andrea Elia Rovera

sabato 13 maggio 2017

Auguri Francesca!

Carissimi, il 13 maggio 1971, alle ore 14:30, venne alla luce una piccola bambina di nome Franca (Francesca). Questa piccola creatura non sapeva ancora cosa le avrebbe riservato la vita e non poteva nemmeno immaginare che le sarebbe spettata un'esistenza di lotte, sofferenze e battaglie continue per ottenere semplicemente ciò che le spettava.
La bambina di cui vi sto parlando oggi è una donna, una mamma e la vedova di un Caduto dell'Esercito Italiano: il Caporal Maggiore Capo Scelto degli Alpini Giorgio Langella.
Francesca è una donna che, ogni giorno, si sveglia, va a lavorare, compie il proprio dovere e fa del bene al prossimo; è una mamma che vive letteralmente per i suoi figli; è una vedova che spende ogni attimo della sua esistenza per far ricordare il marito a chi lo ha conosciuto e per farlo conoscere a chi non ha avuto questa fortuna.
Quando guardo un Tricolore che sventola, quando vedo un Alpino in divisa, quando incontro un militare, ... il mio pensiero corre a Francesca che a me, in questi anni, ha dato tante lezioni di vita senza mai salire in cattedra.
Quando penso al Popolo Italiano il mio particolare ricordo va a Francesca che, nonostante il molto dolore, non ha smesso un solo momento di amare la Nazione e le sue Istituzioni.
Carissimi lettori di "Cuore Alpino", questa sera, mentre a Treviso il mondo Alpino celebra la sua Adunata, io sento il dovere di fare i miei più sinceri auguri ad una donna che reputo la sorella maggiore mai avuta. Giorgio me l'ha fatta incontrare in circostanze inspiegabili e mi ha concesso di vivere con lei e con la sua famiglia molti momenti in suo onore ed in sua memoria. Tutto questo non lo potrò mai dimenticare e, per tutto questo, sarò sempre in debito sia con lei che con lui.
Giorgio ci ha lasciati con il corpo ma non con il cuore e nemmeno con l'anima perché, come pensiamo io e Francesca, "egli vive nel cuore di chi lo ama".
Per questo, e per altri motivi che non sto qui ad elencare, il mio regalo è - e sarà sempre - un costante e continuo impegno affinché questo Paese non dimentichi il sacrificio e l'effusione del sangue dell'armiere Alpino Giorgio Langella, Caduto dell'Esercito e Vittima del Terrorismo.
Carissimo Giorgio, come ho fatto tante volte, mi rivolgo a te per rinnovarti il mio impegno a pregare quotidianamente per Francesca e per tutte le persone che tu amavi con tutto te stesso. Tu, dal canto tuo, non lasciarmi solo in questo pellegrinaggio terreno e, per favore, preparami un posto accanto a te nel Paradiso di Cantore.
Un abbraccio,
Andrea Elia Rovera

sabato 6 maggio 2017

Carabinieri salvano la vita ad un medico

Carissimi, nei giorni scorsi una coppia di militari dell'Arma dei Carabinieri in servizio sulle di piste di Solda (Trentino Alto Adige) si è trovata nella condizione di dover rianimare un cardiochirurgo di nazionalità tedesca colpito da un infarto cardiaco.
Il medico sessantanovenne si trovava sulla pista e stava attendendo la funivia per andare in cima. Mentre attendeva ha sentito un forte dolore al petto e si è accasciato al suolo. Fortunatamente per lui di li passavano due Carabinieri del reparto sciatori che, vista la situazione, hanno deciso di intervenire praticando all'uomo le procedure di rianimazione. I due militari, in men che non si dica, si sono inginocchiati accanto al medico malfermo, gli hanno praticato il massaggio cardiaco e la respirazione aiutati anche da un volontario del 118 accorso nel frattempo. Per più di un quarto d'ora non hanno mollato ed hanno continuato ad aiutare il povero medico accasciato che, in questo modo, è riuscito a rimanere vivo e a mantenere stabili le funzioni vitali che, altrimenti, sarebbero potute peggiorare.
Grazie al cielo, mentre i Carabinieri facevano tutto il possibile per tenere in vita l'uomo, è arrivato il 118 che con il defibrillatore ha subito iniziato a medicalizzare l'uomo per poi elitrasportarlo all'ospedale di Bolzano dove ha ripreso conoscenza e ha dimostrato di non aver riportato danni permanenti.
Se su quella pista non ci fossero stati i militari dell'Arma dei Carabinieri, forse, quell'uomo non ce l'avrebbe fatta. Molto spesso sento che le persone mancano di rispetto a chi indossa una divisa ma come si fa a non rendersi conto di quanto siano preziose queste persone? Ci rendiamo conto che grazie a loro la nostra vita di tutti i giorni può svolgersi in condizione di sicurezza? Siamo consci del fatto che sotto al cappello con la fiamma ci sono uomini fatti di carne, ossa e sangue come noi?
Carissimi, ancora una volta mi trovo costretto a dire il mio GRAZIE agli uomini dell'Arma dei Carabinieri per tutto quello che fanno per noi. Prima di congedarmi avrei una richiesta da farvi. Domani, dopodomani o quando ne avrete occasione, quando incontrate un Carabiniere fermatelo, salutatelo e con un bel sorriso ditegli solo una parola: "Grazie". Grazie per aver donato la sua vita allo Stato. Grazie per aver giurato di servire il Popolo Italiano. Grazie per la sua fedeltà e per il suo altruismo. La Patria è fiera di lei!
I Carabinieri sono i migliori amici che possiamo avere; teniamolo sempre ben a mente.
Andrea Elia Rovera