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giovedì 29 ottobre 2020

04 novembre 2020 - Festa delle Forze Armate (Parte prima)

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", quest'anno sarà difficile celebrare in modo degno e solenne la Festa delle Forze Armate perché il Covid-19 non accenna a finire. Per commemorare degnamente questa giornata vi propongo un'intervista fatta nel 2019 dal bravissimo Giornalista Cuneese Gabriele Destefanis al Prefetto della Provincia di Cuneo Dott. Giovanni Russo, recentemente andato in pensione.

Destefanis: "Che significato ha questa giornata, questa celebrazione per le Forze Armate e, in generale, per tutta la Comunità?".

Russo: "E' un momento importante. Credo che sia un momento che esalta la coesione sociale della nostra Nazione. E' un momento di ringraziamento anche per le Forze Armate per tutta l'attività che hanno svolto nel corso dei Conflitti Mondiali, del Primo e del Secondo, anche naturalmente delle Missioni all'Estero in cui sono impegnati per quello che faranno. Io credo che sia un momento significativo per noi e la presenza dei giovani oggi credo sia importante perché abbiano consapevolezza di quello che è stato il nostro passato e di quelle che sono le prospettive per il nostro territorio, la nostra Nazione, la nostra Comunità". 

Come si è detto molte volte su questo Blog, la Festa delle Forze Armate non solo è importante ma è fondamentale perché chi difende la Patria, la Famiglia e la millenaria Civiltà Cristiana del nostro Paese merita una giornata interamente dedicata, merita rispetto, merita memoria.

Il 4 novembre non celebriamo solo le Forze Armate in armi ma anche quelle in congedo e, soprattutto, i Caduti delle Forze Armate che hanno effuso il sangue per amore della Bandiera, dell'Italia, del Popolo.

Viva l'Italia, viva le Forze Armate, onore ai Caduti!

Andrea Elia Rovera

Responsabile della Memoria Storica del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

lunedì 19 ottobre 2020

"Fides et Virtus" - Omaggio all'Ispettore Generale Domenico Giani

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", per la prima volta dalla creazione di questo Blog intendo parlare di un alto Ufficiale italiano che ha avuto l'onore e l'onere di servire niente meno che il Santo Padre e lo Stato della Città del Vaticano: Domenico Giani.
Domenico Giani nasce ad Arezzo nel 1962 in una famiglia cristiana di sani principi ed onesti valori civili e religiosi. Studia e si laurea in Pedagogia con indirizzo Socio-Psicologico presso l'Università degli Studi di Siena. Si arruola nella Guardia di Finanza dove presta servizio come Sottufficiale e, con grande tenacia e caparbietà, arriva al ruolo di Ufficiale.
La Presidenza del Consiglio dei Ministri nota le sue capacità e le sue attitudini investigative; su queste basi lo destina al Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica (S.I.S.De.) a tutela delle Istituzioni e della Democrazia. Anche qui si distingue per spirito di servizio ed abnegazione.
Lo Stato Italiano lo chiama dunque ad occuparsi di sicurezza e giustizia. Giani diviene comandante della Polizia Giudiziaria presso la Procura della Repubblica, svolge funzioni di Pubblico Ministero in udienza giudiziale, diviene Dirigente presso il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (D.A.P.) nel settore Protezione Tecnologica ed Organizzativa.
A conferma della sua grande esperienza investigativa, l'Università degli Studi de L'Aquila lo chiama quale Professore a Contratto presso la Facoltà di Scienze dell'Investigazione.
Nel 1999, a seguito di molti successi professionali, lascia gli incarichi presso lo Stato Italiano per diventare Vice Comandante del Corpo di Vigilanza dello Stato della Città del Vaticano. Dopo soli sette anni diventa Comandante della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, Responsabile della Direzione dei Servizi di Sicurezza e Protezione Civile, Coordinatore dei Vigili del Fuoco.
Giani, per espletare al meglio le sue funzioni, prende residenza nello Stato della Città del Vaticano di cui ottiene anche la Cittadinanza.
Il Comandante Domenico Giani è "diventato famoso" per aver bloccato e reso inoffensiva - per ben due volte - la signora Susanna Maiolo, cittadina italo-svizzera che sia nel 2008 che nel 2009 ha attentato alla vita di Papa Benedetto XVI nella Basilica di San Pietro. Nuovamente si è reso degno di menzione per aver coordinato, gestito e condotto le indagini di intelligence nel Caso "Vatileaks".
Quale Comandante della Polizia del Vaticano, Domenico Giani ha fatto delle vere e proprie rivoluzioni. Ha messo a punto nuove tecniche investigative, ha insegnato ai Gendarmi a seguire procedure di pronto intervento e di intelligence, ha organizzato collaborazioni con il Gruppo Intervento Speciale (G.I.S.) dell'Arma dei Carabinieri e con il Federal Bureau of Investigation (F.B.I.) degli Stati Uniti d'America. I Gendarmi che hanno conseguito risultati migliori e più efficienti sono entrati a far parte del neo-costituito Gruppo di Intervento Rapido (G.I.R.), un nucleo specializzato nel contrasto del terrorismo, negli attentati al Romano Pontefice e nel sabotaggio di eventuali oggetti esplosivi.
A seguito di tutti questi ammodernamenti e perfezionamenti del Corpo di Gendarmeria, il Vaticano si è visto inserire nell'Interpol all'Assemblea Generale del 2008.
Domenico Giani, grazie alla sua maestria militare, ottiene numerosi premi e riconoscimenti. Il 17 gennaio 2018, presso il Palazzo del Quirinale, ottiene dalla mani del Presidente della Repubblica Italiana la Croce d'Oro al merito dell'Esercito con la seguente motivazione: "Direttore dei Servizi di Sicurezza e Protezione Civile e Comandante del Corpo della Gendarmeria dello Stato del Vaticano, nell'ambito di un articolato e lungo processo che ha portato alla impeccabile definizione delle misure organizzative di sicurezza connesse con lo svolgimento presso le strutture della Santa Sede di diversificati e complessi eventi - di respiro internazionale e di interesse strategico per l'Esercito, esercitava un'insostituibile e determinante azione nel consolidamento di preziosissime sinergie ai vari livelli tra le articolazioni della Forza Armata e quelle della propria organizzazione, fornendo, in virtù della perfetta e apprezzatissima riuscita di tali iniziative, un contributo decisivo per consolidare ed accrescere l'immagine dell'Esercito quale Istituzione dello Stato prestigiosa, seria ed affidabile. Roma, settembre 2015 - novembre 2017".
Il Comandante Giani ha dimostrato le attitudini e l'onore di un Ufficiale quando - pur non avendo responsabilità oggettive ha rassegnato le dimissioni da capo del Corpo per "fuga di notizie sulla sospensione di addetti vaticani". Jorge Mario Bergoglio le accetta prontamente il 14 ottobre 2019 lasciando l'amaro in bocca a quanti di Giani hanno sempre avuto stima e considerazione. 
Il Tg2000 della Conferenza Episcopale Italiana, in quell'occasione, riportò così la notizia: "Un comunicato ufficiale della Santa Sede ha reso nota la decisione presa dalla fedele ombra del Pontefice che ha rimesso il suo mandato nelle mani del Papa, assumendosi "in toto" la responsabilità della fuga di notizie su una disposizione riservata che prevedeva limitazioni amministrative nei confronti di personale della Santa Sede. Era il 2 ottobre scorso quando alcuni organi di stampa pubblicavano nomi e foto di cinque dipendenti vaticani coinvolti sull'inchiesta su investimenti immobiliari in Gran Bretagna per centinaia di milioni di euro. Un fatto che aveva esposto alla gogna mediatica le persone coinvolte, semplicemente indagate, mostrando una falla nel sistema di informazioni ad uso interno. Per volere del Papa, nei giorni scorsi, era stata aperta un'indagine per individuare "la talpa" e l'autore materiale della divulgazione che lo stesso Pontefice aveva paragonato ad un peccato mortale, perché altamente lesiva dell'integrità morale dei dipendenti coinvolti. Non essendo emerso alcun responsabile, Giani - con un gesto d'altri tempi - si è dimesso. Un atto in linea con le qualità mostrate dal Comandante nel corso degli anni, senso dell'onore, umiltà, lealtà profonda che hanno garantito intorno ai tre Pontefici (di cui è stato l'angelo custode) un clima di naturalezza e sicurezza". (Video integrale clicca qui)
Carissimi, ho avuto la fortuna di poter parlare con il Comandante Domenico Giani in due occasioni all'interno delle mura vaticane e mi sono sentito sempre un piccolo esserino dinanzi ad un gigante. Egli è umilissimo, molto parco nel parlare, ma gli si leggono negli occhi una grande professionalità, un grande senso del dovere e dell'onore. Mi pareva giusto, anche se in poche righe, illustrare la sua figura e le sue gesta perché "Cuore Alpino" esiste per narrare ciò che nella Difesa rende onore ai nostri avi.
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

domenica 18 ottobre 2020

La Battaglia di El Alamein e la Folgore (Parte Seconda)

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", come promesso, anche questa domenica rifletteremo sulla Battaglia di El Alamein e sull'impatto che ha avuto sulla Brigata Paracadutisti "Folgore". Lo faremo meditando sulle parole pronunciate da "Aquila 1" in occasione del 71esimo Anniversario della Battaglia di El Alamein.

"Onoriamo coloro che ci hanno preceduto lasciandoci una lezione imperitura di coraggio e di tenacia. I reduci di questa battaglia, come di altre battaglie, sono qui tra noi oggi. Li salutiamo con deferenza. Siamo al cospetto delle Bandiere della specialità dei Paracadutisti, specialità in crescita. Diamo il benvenuto allo stendardo di Savoia Cavalleria che ieri ha effettuato il primo lancio, che riallaccia una relazione forte sin dai primi momenti della "Folgore". Salutiamo il ricostituito 185 Reggimento Artiglieria Paracadutisti e il 6 Reggimento di Manovra che entra nei ranghi. Con i fratelli del 4 Alpini e del 1 Carabinieri, sempre con noi sul campo. Le Bandiere non sono tutte; una di Esse è in Afghanistan con il "Nembo" ma è presente idealmente come tutti i Paracadutisti che nei diversi teatri operativi stanno servendo la Patria e che salutiamo con un caldo augurio.

Oggi sono schierati tra i ranghi della Folgore anche coloro che ci hanno lasciato: i nostri Caduti, sempre con noi nella nostra memoria e nella vita di tutti i giorni. Onori a voi Leoni della "Folgore", onori a voi ragazzi che avete sacrificato giovani vite per un ideale. Oggi mi è stato detto che ricordare loro è come riportarli in vita e mi piace pensare che sia così. 

Le nostre Bandiere ci indicano la via dell'onore e l'impegno del nostro Giuramento. I nostri predecessori, in attesa di partire per l'Africa, cantavano: "C'è a chi piace far l'amore, c'è a chi piace far danaro, a noi piace far la guerra con la morte a paro a paro". Non erano guerrafondai, non erano dei pazzi, erano ragazzi che si facevano coraggio per adempiere al loro dovere fino alle conseguenze più estreme. C'è sempre una scusa, miei cari Paracadutisti, per non fare il proprio dovere; c'è sempre un motivo per non partire. Questi giovani Paracadutisti, semplicemente, disprezzavano chi aveva preso scorciatoie, privilegiando interessi personali. Ragazzi semplici, silenziosi e determinati che nel putiferio della Battaglia, tra carri che dilagavano a destra e a sinistra, tra polvere, fumo e camerati riversi nel sangue non cercavano la via della fuga ma, anzi, vedevano opportunità di un ulteriore contrattacco. Noi siamo qui per ricordarlo oggi e riproporci di essere degni di loro; per la nostra Patria che - oggi più che mai -  ha bisogno di Cittadini responsabili e soldati generosi su cui contare. Paracadutisti di ieri e di oggi, rimango di giorno in giorno contagiato ed ammirato dal vostro ottimismo, dal vostro silenzioso e determinato coraggio. Voi mi rendete orgoglioso per come mantenete fede ai vostri valori che animano voi e le vostre bellissime famiglie (cui va tutta la mia gratitudine). Loro, le nostre famiglie, ci supportano e affrontano con fatica le nostre scelte; sono famiglie dove l'orgoglio di essere italiani e l'amor di Patria non sono retorica ma significano impegno e fatica, decoro e dignità. Sono tante queste famiglie. Io credo che siano la maggioranza in Italia, una maggioranza silenziosa che non fa notizia ma che voi testimoniate oggi. Siate fieri di essere i migliori fra i soldati e impegnatevi sempre perché i soldati devono essere i migliori tra i Cittadini. Questo è il momento, Paracadutisti di ieri e di oggi, di riaffermare i nostri valori, di ricordarci il nostro Giuramento e di continuare con determinazione a vivere nel servizio. E' la nostra scelta, quella di essere tra coloro che stanno "con la morte a paro a paro", nonostante il sacrificio e i costi. Quando mettiamo i nostri figli a letto, prima di partire per un'operazione, e sentiamo già la nostalgia e il peso delle incertezze, quando usciamo dalla porta dell'aereo e ci lanciamo nel buio, oppressi dell'equipaggiamento, quando sfidiamo una zona piena di pericoli in teatro: quella è la via del dovere! Era la scelta di coloro che ci guardano da quell'angolo di cielo che è destinato agli eroi. Parà: Folgore! Viva l'Italia!". (Generale di Brigata Lorenzo D'Addario, Comandante della Brigata Paracadutisti "Folgore", Livorno, 25 ottobre 2013)

Carissimi, non c'è altro da aggiungere. La "Folgore" ha dei valori ineguagliabili ed inarrivabili perché sono i valori della storia e dei Leoni che combatterono con coraggio a El Alamein. Spero che questi miei Post possano servirvi per tramandare alle future generazioni i valori e la storia della nostra grande madre Italia.

Andrea Elia Rovera

Responsabile della Memoria Storica del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

domenica 11 ottobre 2020

La Battaglia di El Alamein e la Folgore (Parte Prima)

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", in questo mese di ottobre - nel quale ricorre la festa della Brigata Paracadutisti "Folgore" - ho deciso di dedicare i post domenicali ai Parà ed alla loro storia. Per via della pandemia da Covid-19 in questo 2020 non si potrà celebrare la solita solenne festa della Brigata con la presenza di pubblico ed allora, seppur in modo molto umile, ho deciso di onorare la Brigata con una serie di scritti dedicati alla loro storia gloriosa ed impareggiabile.

Il 23 ottobre 1942, alle ore 20:45, ebbe inizio la terza ed ultima Battaglia di El Alamein; una delle battaglie più importanti, e sicuramente determinanti, dell'esito finale del secondo conflitto mondiale. Quando parliamo di quegli eventi dobbiamo dire con convinzione che "non fu mai sollevato un drappo bianco in segno di resa, né un solo paracadutista alzò le braccia di fronte al nemico. La stessa B.B.C. citò testualmente che i resti di quella che era la Divisione "Folgore" furono raccolti esanimi sul terreno". (Presidente A.N.P.d'I., Sezione Caserta, 09 ottobre 2012)

E, parlando ad una scolaresca attenta e commossa, il grande Santo Pelliccia disse: "Il Primo Ministro inglese; Winston Churchill, al termine della battaglia, nell'annunciarne la fine alla Camera dei Comuni, disse: Bisogna davvero inchinarsi dinanzi ai resti di quelli che furono i Leoni della Folgore". (Santo Pelliccia, 70 anniversario della Battaglia di El Alamein, 09 ottobre 2012, Maddaloni, Caserta)

La "Folgore" è questo. Coraggio, onore, impegno, abnegazione, solerzia, operosità, determinazione, perseveranza… Come dice spesso il Tenente Colonnello Gianfranco Paglia, Medaglia d'Oro al Valor Militare: "Qualsiasi meta un individuo possa prefissarsi l'importante sarà crederci, provarci fino alla fine, indipendentemente dal risultato finale. Questo, a mio avviso, può fare la differenza e rendere grandi gli Italiani". Nessuna parola potrebbe essere aggiunta. In "Folgore" si insegna ai Parà che non è importante fare chissà cosa ma far bene ciò che viene comandato di fare. Tra i Parà tanto è importante "Aquila 1" quanto un ripiegatore di paracadute; nella Brigata non ci sono militari di seria a e militari di serie b. In Brigata ci sono solo continuatori della grande storia dei Leoni, degli Arditi e di quanti hanno versato il Sangue per la Patria.

Queste non sono parole di circostanza ma la pura e semplice essenza di ciò che significa essere un Parà, di ciò che significa appartenere alla "Folgore". I militari della "Folgore" - dal Comandante della Brigata al Caporale della porta carraia - hanno ben chiaro il loro ruolo all'interno della Forza Armata e hanno ben presente che - nonostante abbiano mogli, madri, figli, fratelli e sorelle - il loro cuore appartiene alla Bandiera. Per far ben capire questo concetto mi affido alle parole luminose e lungimiranti di un militare, un ufficiale, un eroe dall'animo lindo, lo sguardo fulgido e il cuore impavido: il Generale Rodolfo Sganga: "Le Bandiere di Guerra sono il simbolo della nostra storia, delle nostre tradizioni, dei nostri valori; sono il simbolo di tutto ciò in cui noi crediamo. Specialmente oggi, in questo momento storico, di valori che si modificano; qualcuno direbbe: "si modernizzano". Il Tricolore continua a darci la direzione e la bussola. La Bandiera di Guerra è l'identità del Reggimento, è l'identità di ognuno di noi che facciamo parte di quel Reggimento, è il simbolo attorno al quale stringersi "per fare quadrato", per rammentare la nostra storia e tutti coloro che ci hanno preceduto, che fanno parte di questa storia. La Bandiera è la "grande signora" che ogni comandante deve servire e a alla quale deve ispirarsi in ogni momento in cui è richiesta una decisione; è la stella polare del comando. Questa è la ragione per cui meglio morti in combattimento che privati della propria Bandiera. Nel momento esaltante dell'aviolancio, oggi come ieri, rendiamo omaggio ai nostri valori, ai nostri uomini e donne, alle nostre tradizioni, onorando le nostre meravigliose Bandiere di Guerra. Viva la Brigata Paracadutisti Folgore!". (Generale di Brigata Rodolfo Sganga, discorso al 75esimo Anniversario della Battaglia di El Alamein)

Carissimi, a conclusione di questo Post, voglio ringraziare tutti quelli che fra voi mi seguono con affetto, stima ed interesse. Io scrivo ciò in cui credo e cerco di narrare le cose da un punto di vista concreto, "terra terra". Non sono un giornalista e quindi non mi compete la cronaca. Non sono un militare e quindi posso permettermi "il lusso" di dire ciò che penso senza paura di incappare in scivoloni istituzionali. Non sono un politico e quindi sono libero di poter esprimere i miei pensieri senza dover sottostare al fastidioso "politicamente corretto". 

Scrivo delle Forze Armate senza averne fatto parte, lo faccio in modo sommesso, in punta di piedi, con religioso rispetto. Quando scrivo questi Post li leggo e rileggo mille volte prima di pubblicarli perché desidero suscitare nei miei lettori un senso di appartenenza, di stima e di commozione. Appartenenza? Sì, appartenenza perché noi Italiani siamo pezzetti di Tricolore e i soldati in servizio sull'uniforme hanno lo scudetto tricolore cucito sul braccio. In un certo qual modo, dunque, ciascuno di noi è appartenente alla Forza Armata non come unità in servizio ma come realtà inscindibile ed imprescindibile dal cuore del soldato che ha giurato di servire la Patria.

Nelle prossime settimane, a Dio piacendo, vi narrerò ancora qualche cosa che riguarda la "Folgore" per celebrare - almeno in modo virtuale - le sue innumerevoli gesta eroiche.

Viva l'Italia, viva l'Esercito, viva la Folgore!

Andrea Elia Rovera

Responsabile della Memoria Storica del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

domenica 4 ottobre 2020

Il Generale Vergori e la Brigata Paracadutisti "Folgore": connubio di eccellenza

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", quest'oggi ho deciso di dedicare un po' di tempo alla Brigata Paracadutisti "Folgore" ed al suo attuale Comandante, Generale di Brigata Beniamino Vergori.

Innanzitutto va detto che questo grande ufficiale di origine salentina ha una lunga, lunghissima, storia all'interno della Forza Armata e del mondo paracadutistico militare. All'interno della "Folgore", infatti, Vergori è stato a comando di numerose e diverse unità operative, ha ricoperto il ruolo di Capo di Stato Maggiore e di Vice Comandante della Brigata. Ha lavorato al fianco di grandissimi Comandanti, uno fra tutti il suo predecessore Rodolfo Sganga, da cui ha appreso i segreti e le peculiarità specifiche di buon comando.

Ad oggi, sotto la magistrale guida del Generale Vergori, la Brigata Paracadutisti "Folgore" è l'unità d'elite e d'eccellenza dell'Esercito Italiano. Inquadrata nella Divisione "Vittorio Veneto" è composta da Centro Addestramento Paracadutismo, Reparto Comando e Supporti Tattici "Folgore", 183 Reggimento paracadutisti "Nembo", 185 Reggimento artiglieria paracadutisti "Folgore", 186 Reggimento paracadutisti "Folgore", 187 Reggimento paracadutisti "Folgore", 8 Reggimento genio guastatori paracadutisti "Folgore", 3 Reggimento "Savoia Cavalleria", Reggimento logistico "Folgore".

Con questo fior fiore di elementi ed unità la Brigata "Folgore" è impegnata in tutte le operazioni nazionali ed internazionali con interi reggimenti, piccoli nuclei specializzati o con singoli Parà "prestati" ad altri Corpi della Forza Armata per rendere più rapido, pulito e specifico l'intervento militare. E' impegnata anche sul territorio nazionale con l'Operazione "Strade Sicure" e non di rado si vedono i ragazzi dell'8 Reggimento Genio Guastatori nelle nostre città per il disinnesco e la bonifica di ordigni e residuati bellici. Nel solo 2019 i Paracadutisti guastatori hanno svolto, in tal senso, circa 250 interventi.

Nonostante questo "Aquila 1" e suoi uomini non sono ancora soddisfatti. A fine settembre, in occasione della sua visita alla Brigata, il Generale di Divisione Angelo Michele Ristuccia, Comandante della Divisione "Vittorio Veneto", si è sentito dire dai suoi Parà che ora la Brigata desidera "approfondire maggiormente l'evoluzione delle nuove forme di minaccia alla sicurezza nazionale e vuole fortemente ottenere una migliore configurazione per rispondere con efficacia alle esigenze connesse con i mutevoli scenari d'impiego, al fine di contribuire alla salvaguardia degli interessi nazionali". (Fonte: Analisi Difesa)

La "Folgore", quando si tratta di difendere e salvaguardare il Popolo Italiano, non ha eguali; non si accontenta e non si sente mai all'altezza. Un vero Parà lo si riconosce dall'umiltà e dal senso di inadeguatezza che si porta cucito addosso. I Parà non sono "spacconi", "supponenti" e "chiacchieroni": le parole dei Parà sono i fatti e - credetemi - a fatti non sono secondi a nessuno! Basti pensare che dove gli altri non vogliono o non sono in grado di andare la Difesa manda la "Folgore" perché nessuno come loro sa intervenire in modo tempestivo, efficace ed oserei dire "chirurgico" sulle situazioni di maggiore pericolosità e rischio.

Carissimi, ormai è chiaro e lapalissiano il mio amore e la mia stima per i Parà. A loro vanno tutta la mia devozione, stima ed apprezzamento per quel che fanno e che hanno fatto. La "Folgore" ha un legame forte ed indissolubile con l'Italia e non si può guardare il Tricolore senza vedervi attraverso il bellissimo basco amaranto che - lo dico con chiarezza - non è solo un copricapo ma bensì un pezzo di cuore poggiato sul cranio.

Viva l'Italia, viva l'Esercito, grazie Parà!

Andrea Elia Rovera

Responsabile per la Memoria Storica del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

giovedì 1 ottobre 2020

A servizio del Tricolore: omaggio al 1 Caporal Maggiore Luigi Giuseppe Lima

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", nel 2017 scrissi un post nel quale narravo la storia del Colonnello Giuseppe Lima, Pilota dell'Aviazione dell'Esercito, Caduto nel 2005. Da quel tragico 30 maggio sono trascorsi 15 anni.

Il Colonnello Lima, cadendo nei cieli dell'Iraq, lasciò la moglie Leandra, i figli Luigi Giuseppe, Federico e Gabriele Giuseppe (all'epoca dei fatti ancora nel grembo materno).

Oggi, con questo post, intendo parlarvi proprio di Luigi che è un ventenne serio, educato e - come il suo papà - militare.

Luigi, infatti, pur potendo ambire a un buon numero di "posti riservati nella Pubblica Amministrazione ai figli e famigliari dei Caduti in servizio", ha scelto di iniziare a servire la Patria nell'Esercito Italiano per portare avanti il nome dei Lima, la tenacia di suo padre e l'orgoglio di chi darebbe la vita pur di poter dire: "ho servito il Tricolore!".

Luigi si è arruolato nel dicembre 2018, ha frequentato il primo Addestramento presso il 17 Reggimento Addestramento Volontari "Aqui" di Capua per essere poi destinato come Volontario in Servizio Permanente al 6 Reggimento Genio Pionieri di stanza presso la Caserma Cecchignola di Roma. Qui è inquadrato all'interno della Compagnia Pionieri. Nel primo anno di servizio presso il 6 Reggimento ha acquisito la qualifica di Pioniere dopo aver brillantemente sostenuto il Corso di Qualifica nel 2019. 

Oggi Luigi ha il grado di 1 Caporal Maggiore e, proprio come suo padre, è molto serio, responsabile ed innamorato della Forza Armata. Lo conosco ormai da tre anni e non passa giorno nel quale non mi illumini sul suo percorso militare, sulle sue aspirazioni e sul cammino formativo. L'Esercito Italiano - a lui come agli altri - da la possibilità di apprendere scienza e tecnica, imparare il difficile "mestiere delle armi", e formare la coscienza a saper agire in ogni situazione e nei contesti più disparati.

Per fare questo, la Forza Armata impiega i giovani soldati - tra le altre - nell'Operazione "Strade Sicure". In questo delicato servizio i singoli militari si trovano a dover gestire situazioni a contatto con la popolazione civile, in un contesto urbano, in stretta collaborazione con le Forze dell'Ordine, a tutela della sicurezza e a presidio dei punti di maggiore sensibilità strategica del nostro Paese.

Al momento il 1 Caporal Maggiore Luigi Lima è impegnato in "Strade Sicure" nella Capitale e, ogni giorno, sperimenta quanto l'addestramento e la formazione sin qui ricevute gli siano utili ed indispensabili per svolgere al meglio il servizio al quale è stato destinato dai superiori.

Grazie a questi due primi anni di servizio nel cuore di Luigi Lima è nato il nobile desiderio di studiare e formarsi quanto più possibile al fine di poter accedere all'Accademia Militare di Modena e diventare Ufficiale dell'Esercito come suo papà. Per il poco che può valere, sono certo che ce la farà. L'Accademia non è solo un centro di altissima formazione ma è anche e soprattutto un luogo deputato a formare comandanti dal cuore puro e dal pensiero fulgido. Luigi, per come lo conosco, incarna appieno tutte queste qualità.

Carissimi, questo Post per me ha un valore sommo e sovrumano perché nasce dal desiderio di voler e poter raccontare ciò che può  scaturire da un atto tragico come la Caduta in Servizio di un militare.

Quando si da l'estremo saluto ad un Caduto sembra che tutto sia finito per sempre ma la storia della Famiglia Lima ci dice che non è così ed io sono onorato di poter essere l'autore di questo Post.

Al 1 Caporal Maggiore Luigi Lima porgo i miei personali auguri per una brillante carriera all'insegna del servizio e dell'umiltà e al Colonnello Giuseppe Lima tributo, a nome di tutti voi miei cari lettori, gli Onori che spettano agli eroi.

Viva l'Italia, viva l'Esercito, Onori ai Caduti!

Andrea Elia Rovera 

Responsabile della Memoria Storica del CMCS degli Alpini Giorgio Langella