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lunedì 31 agosto 2020

"La Folgore non muore mai!" - L'esempio radioso di Santo Pelliccia

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", oggi è una giornata particolarmente triste per me e per chi ama la Brigata Paracadutisti "Folgore". Un anno fa, infatti, per l'ultima volta, volava in cielo un uomo, un eroe, un Parà: Santo Pelliccia.

Quando si parla di Santo non si può non pensare alla Battaglia di El Alamein dove - come cita la celebre frase -: "Mancò la fortuna, non il valore". In quella terra spoglia e desolata molti nostri soldati, compatrioti, giovani di belle speranze hanno reso l'anima al Padre cadendo sul suolo polveroso. Santo Pelliccia ogni volta che veniva intervistato faceva in modo di parlare di El Alamein e dei leoni che - a differenza sua - non ce l'avevano fatta. Santo Pelliccia era così: niente per sé, tutto per gli altri.

Qualche anno fa, intervistato dal bravo Giuliano Tristo, Santo disse: "L'unica cosa che non ci mancava era il coraggio. Gli Inglesi, verso la fine della guerra, quando videro che non riuscivano a spuntarla in nessun modo, crearono i Reparti anti-Folgore. Io sono un modesto rappresentante di quei ragazzi che in Africa hanno dimostrato - ancora una volta - che l'Italiano è superiore agli altri e posso permettermi di dire anche a nome loro: Grazie!". (Video integrale qui)


Cinque anni prima di rendere l'anima al Padre, intervistato da Banca della Memoria Roma, diceva: "Io ho combattuto a El Alamein, in Egitto. Ero nel 1 Reggimento Paracadutisti. Avevo appena compiuto 19 anni. Ho combattuto in buche perché eravamo troppo pochi per avere le trincee; ognuno di noi aveva la sua buca situata lungo il confine. Eravamo armati di mitragliatore o di moschetto; i capo squadra e i vice capo squadra, invece, avevano i mitra. Per gli attacchi ai mezzi usavamo le bombe a mano e le mine magnetiche che avevamo catturato agli Inglesi. La Battaglia di El Alamein è durata circa otto giorni, continui, senza sosta. Riuscivamo a dormire un poco soltanto durante il giorno anche se dovevamo stare sempre attenti perché i cannoni nemici non riposavano mai. Al termine degli otto giorni abbiamo ripiegato ma non ci siamo mai arresi, non c'è stata resa, la Folgore non si è mai arresa. Ci è stato ordinato di ripiegare su altre posizioni ed abbiamo dovuto obbedire. Non ci siamo arresi. Ci è stato ordinato di distruggere alcune armi e di cessare il combattimento. Sono stato fatto prigioniero in Egitto; la mia prigionia è durata circa tre anni e mezzo. Nel 1945, con l'armistizio, siamo passati da prigionieri a cooperatori; eravamo sempre nei campi di concentramento ma era un po' meglio. Il tempo nel campo di concentramento si passava distesi in tenda per consumare meno energie possibili visto che l'alimentazione non era molto abbondante. E' stata un'esperienza durissima, la prigionia non è mai buona. Mangiavamo una brodaglia con qualche nervo di carne, un pezzo di pane e basta. Eravamo solo italiani perché i tedeschi erano in un altro campo. Gli inglesi, durante la nostra prigionia, costruirono l'esercito più potente del mondo e dissero: Ufficiali tedeschi, materiale americano, soldati italiani. Dovrebbero saperlo gli italiani che all'estero i nostri soldati sono i più apprezzati. Gli italiani hanno dimostrato che sono superiori agli altri. Eravamo senza mezzi, avevamo alimentazione scarsa, però abbiamo tenuto testa al più potente esercito mai messo in campo in Africa. (Video integrale qui)

Poche settimane prima che Santo morisse, il 12 luglio 2019, il Colonnello R.O. Carlo Calcagni, andò all'Ospedale Militare di Anzio per fargli visita e in quell'occasione registrò un bellissimo video nel quale - secondo me - è contenuto il testamento spirituale del grande Santo: "Sempre forza e coraggio perché la forza può mancare ma il coraggio mai. Siamo sempre Paracadutisti, sempre, lo saremo sempre. La Folgore vivrà oltre tutto, la Folgore non muore mai! Non dobbiamo mai dimenticare chi ha dato la propria vita per la Patria. Mi auguro di poter dire queste cose a tutti i Paracadutisti, Forza Folgore! Grande Folgore! Mai arrendersi! Arrivederci a Livorno!". (Video integrale qui)

Ed è proprio nei cieli blu di Livorno che voglio pensare si trovi Santo Pelliccia. Quella Livorno che egli ha amato con cuore puro, candido e cristallino. Purtroppo non ho mai avuto il piacere di incontrare Santo Pelliccia da vicino. Lo vidi all'Altare della Patria qualche anno fa, mi pare fosse il 2010. Non ho potuto onorarlo ed avvicinarlo ma in ogni video in cui lo vedevo restavo colpito dai suoi occhi. Occhi profondi di chi ha visto il mondo cambiare, mutare, crescere... Occhi profondi di chi ha visto la morte in faccia, di chi ha chiuso gli occhi ai suoi compagni d'armi, di chi si è chiesto: "perché lui e non io"... Santo Pelliccia non era un uomo come gli altri, non era un italiano come tanti; egli era un eroe, un eroe vero, un sopravvissuto, un pezzo fondamentale della memoria storica e militare del nostro Paese.

Con Santo Pelliccia se n'è andato un pezzo di Italia ma, per obbedire alle sue parole, possiamo dargli ancora onore e continuità non dimenticando chi ha dato la propria vita per la Patria.

Viva l'Italia, viva la Folgore, onori a Santo Pelliccia!

Andrea Elia Rovera

giovedì 13 agosto 2020

'IL CAMMINO DEL CRETINO' sulle orme di Nico Colucci

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", questa sera voglio parlarvi di un giovane, un pugliese, un italiano: Nico Colucci

Nico è un camminatore, ossia, un ragazzo che affida alle sue gambe e ai suoi piedi emozioni, desideri ed aspirazioni. Dal suo amore per gli arti inferiori è nato un libro straordinario: "Il cammino del cretino - Consigli utili al vagabondaggio" (acquistabile qui).

Questo libro dal titolo quantomeno singolare nasce nel 2011 quando Nico Colucci e il suo amico Michael Anzalone decidono di inventare un cammino non tracciato e fare da Ravenna (Emilia Romagna) a Santa Maria di Leuca (Puglia) a piedi.

La maggior parte dei miei lettori penserà che sono due pazzi (e forse un pochino lo sono stati) ma, come scrive Nico, "ogni uomo dovrebbe passare un po' della propria vita per strada, non per evadere dal mondo ma per entrare in contatto con il mondo, quello vero".

Ho deciso di raccontare questo autore ed il suo libro proprio per questa sua "filosofia" di vita. Chi come me cammina per ore e si sposta da un luogo all'altro passando per boschi, parchi, sterrati, ecc... sa che non vi sono modi ed ambienti migliori per pensare, riflettere e ragionare. Nico rappresenta - in modo più bello ed accurato - il mio modo di vivere e concepire la vita.

Dietro a "Il cammino del cretino" vi è un viaggio fatto di sudore, vesciche ai piedi, infiammazioni ai tendini, acido lattico, ... ma anche e soprattutto di scoperta quasi fanciullesca di un paese e delle sue contraddizioni. Da un lato vi è l'Italia splendida fatta di monti, laghi, fiumi, boschi, mare, ... e dall'altra l'Italia dei furbetti che abbandonano i copertoni nel verde, che non differenziano i rifiuti, che non demoliscono le auto e le lasciano ai bordi dei fiumi, ...

Nico Colucci, classe 1987, nasce a Bari ma cresce a Noicattaro dove respira l'aria sana e formativa dei vigneti della sua famiglia. La Puglia in questo è una scuola di vita a cielo aperto. Vigneti, uliveti, muretti a secco e tanti anziani che - con il loro sapere contadino - insegnano alle giovani generazioni l'arte di vivere spensierati pur mantenendo i piedi ben saldi nella terra delle tradizioni.

Nico è così: un ragazzo straordinariamente brillante con il cuore ben radicato nella storia e la cultura della sua terra. Impara sin da piccolo, forse guardando gli ulivi, ad essere felice di stare dove sta pur tenendo sempre il naso rivolto all'insù nell'atto di carpire i segreti e le meraviglie del cielo.

Coltiva i vigneti della sua famiglia ma al contempo compie studi scientifici e si diploma all'Accademia d'Arte e Spettacolo M.A.S. di Milano. Nella grande metropoli meneghina Nico affina le sue abilità di ballerino conseguendo eccellenti risultati e portando la sua "pugliesità" sul palcoscenico. Queste sue peculiari caratteristiche arrivano agli occhi attenti di produttori teatrali che lo vogliono in musical come Jesus Christ Superstar, Evita, Billy Elliot, Sette spose per sette fratelli, La febbre del sabato sera, Mamma mia!, ...

Ma Nico, senza probabilmente saperlo, ha un "Cuore Alpino" che lo porta ad essere sempre umile e a mai vantarsi per i suoi più che tangibili successi artistici. Tutto quello che fa, lo fa bene e con umiltà.

Non mi credete? Provate voi a realizzare il sogno di camminare per i sentieri del nostro bel Paese, a scrivere un libro, a creare un Canale YouTube (visitabile qui) e a definirvi "cretini in cammino".

Seguo le vicende di questo mio illustre connazionale ormai da mesi. In questi ultimi giorni, per esempio, ho scoperto le bellezze del Molise seguendo su YouTube: "Molise Calling" video racconto del suo viaggio a piedi nelle terre molisane.

Carissimi, ho deciso di scrivere questo post perché in Nico Colucci ho scorto le più belle doti e i più alti valori che deve avere un giovane italiano. Radicamento al territorio, valorizzazione della storia, dei dialetti, delle tradizioni, ... pur tenendo un comportamento ed un atteggiamento moderni ed innovativi.

Per chi, come me, da anni, narra le gesta eroiche dei Servitori della Patria è un onore ed un privilegio poter segnalare una figura di giovane sano ed impegnato a propagandare il bene ed il bello della nostra amata Italia.

Nella speranza che andiate tutti a visitare il Canale YouTube de "Il cammino del cretino" e che clicchiate sul tasto "Iscriviti" mi congedo con un pensiero straordinario di Nico: 

"Se sei talmente libero da sembrare cretino, sei pronto a metterti in cammino".

Andrea Elia Rovera