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venerdì 24 aprile 2020

Perché non festeggio il 25 aprile e non mi riconosco nella "liberazione"

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", anche quest'anno - nonostante la pandemia da Covid-19 - ci troviamo a dover sentire la solita "tiritera" partigiana del 25 aprile e delle sue implicazioni benefiche sulla società contemporanea.
Come chi segue questo mio blog sa, a me il 25 aprile non è mai piaciuto e non mi riconosco assolutamente in quelli che vengono chiamati i "valori della resistenza". Non sono mai stato propenso a celebrare questa festa nazionale (e lo scrivo minuscolo appositamente) perché trovo sia folcloristica e faziosa al tempo stesso. Inoltre, e lo dico con non poco rammarico, quando ero studente di scuola superiore sono stato ghettizzato e schernito dai miei stessi insegnanti per aver manifestato la mia contrarietà al 25 aprile ed a ciò che per loro questa festività rappresentava.
Come ho più volte detto, mio nonno Vincenzo ha servito la Patria come interventista volontario nella Prima Guerra Mondiale e come Ufficiale Artificiere (oggi si direbbe Geniere Guastatore) nella Seconda Guerra Mondiale. A casa mia i valori di Patria, Orgoglio Nazionale, Difesa dei Confini, Immolazione per il Popolo non sono mai stati messi in discussione. Per quel che concerne la mia famiglia, la parte più sacra del Canto degli Italiani (o Inno di Mameli) è: "Siam pronti alla morte, l'Italia chiamò".
Troppo comodo essere Italiani solo quando gioca la Nazionale o quando ci sono le Olimpiadi. L'Italia la si porta nel cuore ogni giorno, in ogni momento ed in qualsivoglia circostanza. Essere Italiani significa essere orgogliosi della propria storia e delle proprie tradizioni anche quando questo significa scontentare qualcuno o risultare impopolari agli occhi della massa. L'Italiano vero, l'Italiano onesto e coerente, non cerca il consenso delle masse ma l'Onore della Patria e la Difesa ad oltranza delle Libere Istituzioni. Chi appende il Tricolore al balcone ma sostiene l'immigrazione selvaggia e l'attracco indiscriminato dei barconi di migranti, a mio avviso, non è un Italiano ma un italiota. Specie in questo momento di crisi sanitaria, economica e sociale non ci si può permettere il lusso di equiparare un Cittadino Italiano a un chicchessia che viene da fuori.
Purtroppo il popolo del 25 aprile è lo stesso del "No Tav", del "Verità per Giulio Regeni", del "Sì all'Aborto", del "Sì all'Eutanasia", del "Sì all'Utero in Affitto", del "Sì ai corridoi umanitari", del "Sì alle moschee", del "Sì all'Immigrazione, all'europeismo, alla globalizzazione ed al mondialismo" ... insomma, il popolo del 25 aprile rappresenta la negazione di tutto ciò per cui hanno combattuto i Cavalieri di Vittorio Veneto, i Parà di El Alamein e gli Alpini del Monte Grappa.
Come dice Andrea Lombardi "il 25 aprile è diventato un simbolo estremamente violento, oltre ad essere un'appropriazione indebita nei confronti della storia perché c'è un gruppo politico che ci ha messo il suo marchio sopra anche se sappiamo che storicamente la resistenza non era monocromatica. Sappiamo anche che la resistenza non era tutta buona perché c'è stata una parte di resistenza marcia che è andata avanti a fare uccisioni, stermini e atti criminali anche alla fine della Guerra Civile. C'è anche una resistenza che voleva far diventare l'Italia "l'Ungheria del Mediterraneo" (Giampaolo Pansa)". (Fonte: Andrea Lombardi - C'è di peggio)
Visto che è stato citato, voglio riportare anche il pensiero del giornalista e storico Giampaolo Pansa, recentemente scomparso: "La Guerra Civile italiana è stata una guerra politica prima di tutto messa in piedi da ex-aderenti volontari alla Repubblica Sociale Italiana che non accettavano l'alleanza politica di Mussolini con Hitler. L'esercito partigiano, per i due terzi abbondanti, era fatto dalle "Garibaldi" cioè dalle formazioni comuniste guidate da Longo e Secchia da Milano che avevano un punto di unione con le formazioni fasciste: entrambe volevano una dittatura. 
I militari fascisti combattevano perché continuasse il Regime di Mussolini, e la grande maggioranza dei partigiani italiani voleva una Dittatura Rossa di matrice senz'altro Comunista. Tant'è che molti anni dopo lo stesso Pietro Secchia ha ammesso che volevano fare dell'Italia 'l'Ungheria del Mediterraneo'". (Fonte: Intervista di Bruno Vespa e Pippo Baudo del 6 aprile 2011)
Purtroppo dobbiamo prendere atto che, nonostante fior fior di storici come Pansa abbiano portato alla luce la vera storia della Guerra Civile italiana e della cosiddetta guerra di liberazione, le Amministrazioni Comunali, Provinciali, Regionali e perfino il Governo Italiano si ostinano a patrocinare le Celebrazioni del 25 Aprile concedendo luoghi, spazi e presenze istituzionali a private associazioni di ideologia partigiana. Questo, a mio avviso, non è corretto in quanto non tutti i Cittadini di un determinato comune sono favorevoli alle ideologie che stanno dietro alla festività civile del 25 aprile. Per patrocinare un evento, una manifestazione o una kermesse bisognerebbe che i sindaci chiedessero - magari con un referendum - il parere dei suoi Cittadini. Questo secondo me aiuterebbe molto il ridursi di scontri e contese che accompagnano questa giornata da oltre 70 anni. Anche perché, e questo va detto, il 25 aprile - soprattutto negli ultimi 20 anni - è diventato un giorno nel quale poter dileggiare, offendere ed insultare chi appartiene o simpatizza per la Destra Nazionalista e Conservatrice senza subire conseguenze legali.
Nei cortei partigiani non è raro, infatti, imbattersi in manifestanti che pronunciano slogan quali: "vi appenderemo a testa in giù", "Piazzale Loreto bis", "A morte i fasci", ... Ne ho riportati solo tre ma - come potete ben valutare da voi stessi - l'odio ed il livore dei manifestanti fanno pensare a tutto fuorché ad una pacifica manifestazione di memoria storica.
Oltretutto, e anche questo è importante sottolinearlo, in Italia ci sono molteplici associazioni, movimenti, gruppi, liste, partiti e circoli culturali che non sono assolutamente antifascisti ma, al contrario, studiano la storia, le gesta e le implicazioni socio-culturali che il fascismo ha avuto sul XX Secolo e sul III Millennio.
Dire quindi che l'Italia è una Nazione che ripudia il Fascismo e che è stata fondata sulle sue ceneri dai partigiani e dai movimenti di liberazione nazionale, a mio avviso, è semplicemente sintomo di faziosità e di revisionismo storico. Molti leader politici, infatti, sono concordi nel sostenere che il Popolo Italiano non può essere ritenuto antifascista. Semmai, e questo è corretto, si può dire che la maggior parte degli Italiani è antifascista oppure che non conosce ciò che di buono, corretto e giusto è stato realizzato nel Ventennio.
Su questo specifico punto riporto le parole di un'intervista che la giornalista Angela Gennaro ha fatto all'On. Roberto Fiore: "Questa Patria è stata offuscata per 70 anni grazie agli "anti", all'antifascismo, alla divisione del Popolo, o anche alle grandi mafie, alle grandi lobby; questa Patria oggi si può ritrovare e può effettivamente iniziare a combattere le sue battaglie di sopravvivenza e di vittoria. 
Il Popolo Italiano non è più antifascista; è stato antifascista, o meglio una grande sezione del Popolo Italiano è stata antifascista negli anni Cinquanta, Sessanta, Settanta, Ottanta, possiamo dire fino al Novantacinque, dopo è scomparsa questa presenza a livello popolare di valori antifascisti e la politica ne deve prendere atto". (Fonte: Intervista de "Il fatto quotidiano" a Roberto Fiore, Segretario Nazionale di "Forza Nuova")
Mi torna alla mente, proprio parlando di Cittadini che non si riconoscono nell'antifascismo, quando nel 2011 a Milano, in zona Barona, il "Movimento Sociale Fiamma Tricolore" inaugurava democraticamente e con il permesso di Questura e Prefettura di Milano la sua sede meneghina. In quell'occasione una bolgia vetero-marxista composta - fra gli altri - da C.G.I.L., A.N.P.I. e S.E.L. invase la zona antistante la nuova sede per impedire l'apertura di un luogo di ritrovo per chi legittimamente non la pensava come loro.
Il giornalista Franz Baraggino ha raccolto questa risposta di Gabriele Leccisi: "Siamo abituati da sessant'anni a questa canea, a questa bolgia vetero-marxista che - tutte le volte che noi rivendichiamo il nostro diritto ad essere partecipi alla vita nazionale - scende sulle piazze ed instilla l'odio e la violenza contro di noi. La cosa non ci spaventa per niente, ci lascia assolutamente indifferenti. Noi non rinneghiamo nulla del nostro passato perché è la storia del nostro Paese; noi non abbiamo tradito, manteniamo intatta la nostra coerenza politica ed ideologica". (Fonte: Intervista de "Il fatto quotidiano" a Gabriele Leccisi, Segretario Cittadino del "Movimento Sociale Fiamma Tricolore")
Leggendo queste due interviste mi vien da pensare che ci vuole una gran dose di coraggio per esprimere la propria opinione in una nazione nella quale non essere pro-partigiani può risultare quasi come una condanna tacita e già scritta. Credo - e lo dico fermamente - che essere nazionalisti, conservatori, socialisti (nel senso più puro del termine), e difensori dei confini non sia sinonimo di criminalità o di sovversivismo. Semplicemente, in un Paese democratico e plurale - come l'Italia è da sempre - ciascun individuo deve essere libero di poter esprimere la sua ideologia politica, economica, sociale e culturale senza paura di ritorsioni, aggressioni (verbali o fisiche) e emarginazioni legate al suo credo.
La cosa importante, e su questo sono irremovibile, è che sia da una parte che dall'altra le mani stiano ferme e tranquille in tasca. Non è giustificabile mai e per nessun motivo l'aggressione di chi non la pensa come noi. Personalmente dissento in modo totale dalle ideologie partigiane ma mai mi sognerei di aggredire un militante di quell'area perché non la pensa come me. La democrazia impone il rispetto delle idee e delle persone che queste idee sposano e diffondono.
A conclusione di questa fin troppo lunga dissertazione, desidero invitarvi a celebrare - nella giornata di domani sabato 25 aprile 2020 - non la festa della liberazione ma la Festa della Brigata Marina "San Marco" con sede in Brindisi, eccellenza della nostra Marina Militare e del nostro Ministero della Difesa.
Viva l'Italia, viva le nostre Forze Armate, onore alla Brigata Marina "San Marco"!
Andrea Elia Rovera

domenica 5 aprile 2020

La solidarietà dei Parà non fa notizia. Come mai?

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", sono 26 giorni che sono chiuso in casa per rispettare la quarantena impostaci dal Governo e - per forza di cose - seguo con estrema attenzione tutti i telegiornali e le trasmissioni di approfondimento relative al Covid-19.
Ogni giorno ci viene ricordato quanto sia stata brava e solerte l'Associazione Nazionale Alpini nel realizzare un Ospedale da Campo a Bergamo per mettere a disposizione della sanità lombarda 140 posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva in collaborazione, tra gli altri, con "Emergency" di Gino Strada.
Come mai però i telegiornali e i siti di informazione social parlano solo di questo?
Come mai - ancora una volta - si cerca di fare un'informazione "a senso unico" non citando ad esempio l'impegno che il Reggimento Artiglieria a Cavallo sta mettendo per contrastare il Covid-19 nel territorio vercellese? Come mai non si dice che gli uomini del Colonnello Christian Ingala, Comandante delle Batterie a Cavallo, stanno affiancando "l'avvocato Carlo Olmo, nella distribuzione gratuita di mascherine e Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) nella provincia di Vercelli"? (Fonte: "Congedati Folgore")
Sapevate, ad esempio, del bellissimo gesto di altruismo e generosità compiuto dai Paracadutisti in pensione, dagli Iscritti all'A.N.P.d'I. della sezione di Siena e dalle famiglie dei Paracadutisti del 186 Reggimento Folgore? Probabilmente no ed allora ve lo racconto io.
Le succitate organizzazioni, nelle scorse settimane, si sono autonomamente coordinate al fine di raccogliere fondi per aiutare il personale sanitario impegnato a combattere il Covid-19. Con la bravura e la determinazione proprie dei Parà - in due soli giorni - hanno raccolto oltre 6.000 euro che sono stati utilizzati per comprare 1.600 mascherine di cui 800 FPP2 da donare all'Ospedale "Santa Maria alle Scotte".
A donazione ricevuta il Dott. Valter Giovannini, Direttore Generale dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Senese, ha detto: "Ringrazio davvero di cuore tutti i Paracadutisti del 186 Reggimento e il loro Comandante, il Colonnello Federico Bernacca. Davvero un apprezzabile gesto di solidarietà che dimostra il grande affetto e la vicinanza dei paracadutisti e la disponibilità sempre dimostrata nei confronti del nostro ospedale e della cittadinanza senese".
E, tanto per non essere reticenti, eravate al corrente del fatto che i Paracadutisti Ripiegatori del Centro Addestramento Paracadutismo sono impegnati nella produzione di mascherine da utilizzare nell'attuale emergenza sanitaria dovuta al corona virus?  Probabilmente, anche di questo, non sapevate nulla. Ma come mai?
In Spagna c'è un detto: "A pensar male magari si esagera ma difficilmente si sbaglia". Cosa voglio dire?
Personalmente vedo che di tutti si parla tranne che dei Paracadutisti della Folgore.
In televisione viene trasmessa per intero l'Adunata degli Alpini ma non la Festa della Brigata Folgore; i comuni fanno a gara per concedere la Cittadinanza Onoraria ai Reggimenti Alpini ma non ai Reggimenti dei Parà.
Nel 2017, durante la Parata del 2 Giugno ai Fori Imperiali, "sono stati in molti a notare che, al passaggio dello schieramento dei paracadutisti della Brigata Folgore, la presidente della Camera è rimasta a capo chino, senza applaudire, abbozzando quasi una smorfia di disgusto". (Fonte: "Secolo d'Italia") E la cosa non mi ha stupito più di tanto dal momento che la Boldrini è donna conosciuta per il suo anti-militarsimo e il suo terzomondismo. Purtroppo ci sono persone che non sanno mettere nel cassetto il loro pensiero personale quando ricoprono una carica altamente istituzionale. Ma vabbè! Grazie al cielo la Boldrini non ha più incarichi di rilievo.
Il problema dell'oscurantismo comunicativo nei confronti della Brigata Paracadutisti "Folgore" però non è stato risolto. La maggior parte delle testate giornalistiche, delle redazioni radio-televisive e dei social media, ignora volutamente e volontariamente la Folgore nascondendo così sotto traccia le grandi gesta militari e solidaristiche della Brigata più operativa e militarmente valida della nostra Forza Armata.
Come appassionato di tematiche militari ma, soprattutto, come Cittadino Italiano, fiero della mia storia e delle mie tradizioni, sento il dovere di mettere questo blog a servizio di quelle unità del Comparto Difesa che vengono ingiustamente ignorate.
Cerco di fare, nel mio piccolo e nella mia inutilità, quello che i giornalisti professionisti iscritti all'Ordine non fanno. Non sono un militare, non sono un giornalista ma sono un fiero italiano che ama il Tricolore e narra le gesta di quanti lo servono con onore.
Mi piacerebbe che la Rai - Televisione Pubblica di Stato - come invita Gino Strada, Don Luigi Ciotti, Padre Alex Zanotelli, e compagnia bella nelle trasmissioni più seguite del palinsesto, invitasse anche grandi uomini come il Generale Rodolfo Sganga, Comandante dell'Accademia Militare di Modena, il Generale Beniamino Vergori, Comandante della Brigata Paracadutisti "Folgore", il Colonnello Yuri Grossi, Comandante del 9 Reggimento d'assalto paracadutisti "Col Moschin", e via discorrendo.
In un momento di dolore, mestizia e sconforto come quello che stiamo attraversando per via dei molti decessi causati dal Covid-19 abbiamo bisogno di sentire le parole di uomini che hanno a cuore il nostro Paese e che sono pronti a versare il sangue per veder affermati i diritti del Popolo Italiano. Non ce ne facciamo nulla delle parole vuote e sterili di un uomo che, in collegamento con Fabio Fazio, dinanzi a migliaia di morti italiani dice: "in questo momento il mio pensiero va all'Africa dove stanno incominciando i primi casi; sono in aumento. L'O.M.S. è già in allarme. Dovesse scatenarsi la pandemia in Africa - dove le strutture sanitarie sono carenti - sarebbe un disastro". (Parole di Gino Strada, Fondatore di "Emergency", pronunciate a "Che tempo che fa" del 29/03/2020)
Carissimi, a conclusione di questa mia riflessione, voglio esprimere - ancora una volta - il mio sincero ringraziamento e la mia assoluta devozione agli uomini e alle donne che servono la Patria nella Brigata Paracadutisti "Folgore". Loro, come pochi altri, vivono davvero e con coerenza il passaggio del Canto degli Italiani che recita: "siam pronti alla morte, l'Italia chiamò".
A tutti voi ed alle vostre famiglie giunga il mio augurio di una santa Domenica delle Palme.
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella