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mercoledì 11 novembre 2020

Polizia Penitenziaria sempre più sola e dimenticata dallo Stato

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", in queste settimane di lockdown dovuto ai D.P.C.M. del Governo Conte per contrastare la Pandemia da Covid-19, si è sentito spesso parlare della situazione grave ed emergenziale delle nostre carceri. Gli Agenti della Polizia Penitenziaria, infatti, ancora una volta, si trovano a dover affrontare situazioni di grandi criticità in sottorganico.
La gestione fallimentare del Dipartimento per l'Amministrazione Penitenziaria e del Ministero di Grazia e Giustizia è sotto gli occhi di tutti. 
"Quando la Polizia Penitenziaria compare sullo scenario dei mass-media vuol dire che le cose non vanno proprio. Stiamo purtroppo raccogliendo quello che di cattivo noi avevano previsto: violenze, aggressioni, rivolte, ... basta dare un'occhiata ai giornali ed alle televisioni per rendersi conto che il sistema è sfuggito di mano. Purtroppo, ripeto, noi lo avevamo annunciato che le cose non andavano. Abbiamo addebitato sin da subito i peggioramenti alla veloce apertura delle celle che ha consentito ai detenuti di uscire dalla cella ma non di praticare i contenuti della pena. In pratica si sono solo aggregati ed all'ozio si sono aggiunte associazioni tra detenuti. Abbiamo iniziato così con le rivolte. La prima rivolta è stata quella della Casa Circondariale di Salerno; non a caso è successo lì visto che precedentemente noi avevamo denunciato una condizione per cui i detenuti avevano - di fatto - in mano l'Istituto. Infatti ci sono mille episodi che noi abbiamo segnalato. Dopo la rivolta di Salerno la questione si è spostata in altri venti Istituti sull'intero territorio nazionale. La Campania è particolare: qui siamo sempre soggetti ad eventi critici negli Istituti sia per la tipologia di detenuti che noi ospitiamo sia per il territorio ad alta criminalità organizzata.
A Santa Maria Capua Vetere si è creato un fatto per cui i Carabinieri fermavano con posti di blocco i nostri colleghi della Polizia Penitenziaria - addirittura davanti ai famigliari dei detenuti - con notifiche di perquisizione, avvisi di reato, soltanto per acquisire il telefonino personale. Operazione che poteva essere fatta 50 metri più in là nei nostri uffici, nel nostro Istituto, senza essere giudicati da un'opinione pubblica che sicuramente ha avuto un'immagine della Polizia Penitenziaria devastata. Noi siamo stati massacrati in quel momento umanamente e professionalmente. Noi parliamo di perquisizioni domiciliari, personali, fatte ai colleghi davanti ai famigliari di mattina presto solo per acquisire il telefonino. Queste modalità strane ci hanno distrutto professionalmente sono state poi captate dal Procuratore Generale del Distretto della Campania di Napoli che, in quanto responsabile dell'attività della Polizia Giudiziaria ha chiesto chiarimenti ed una relazione dettagliata alla stessa Procura di Santa Maria Capua Vetere e all'Arma dei Carabinieri. Mi sembra sia un caso unico in campo nazionale che un Procuratore Generale chieda conto delle modalità eseguite in questa maniera. 
Al Garante dei Detenuti della Regione Campania che ha denunciato un comportamento sospetto della Polizia Penitenziaria a rivolta già finita io replico che il Garante non deve pubblicizzare, non deve spettacolarizzare sia le denunce all'epoca dei fatti - per le quali fece addirittura un'intervista pubblica in piazza. A me va benissimo l'accertamento dei fatti e sono assolutamente fiducioso nella magistratura ma la spettacolarizzazione come la pubblicazione di queste denunce e dei provvedimenti attuali del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria non possono essere oggetto di pubbliche interviste. Si fa la denuncia all'Autorità Giudiziaria, si deve rimanere in silenzio, avere fiducia dell'attività giudiziaria, ma non si possono anticipare né fatti né contenuti, e noi - come Sindacato - non abbiamo scopi politici, non abbiamo demagogie, strumentalizzazioni. La posizione del Garante è una posizione che soffia sul fuoco di determinate categorie come quella dei detenuti ed ex-detenuti e i risultati, oggi, li abbiamo davanti agli occhi. 
I detenuti l'altro giorno hanno fatto un'altra rivolta a Santa Maria Capua Vetere. Il Garante è convinto che i detenuti non fanno rivolte. Hanno cominciato ad intimare nei confronti dei nostri colleghi l'ordine di uscire fuori dalle sezioni altrimenti avrebbero chiamato il Garante. Vuol dire che qualcosa non funziona più. Pochi giorni fa, la settimana scorsa, i detenuti, di notte, hanno aggredito personale e hanno mandato sei colleghi all'ospedale. Durante la mattinata, poi, alcuni detenuti del Reparto Isolamento "Danubio" hanno aggredito i colleghi di servizio, li hanno cacciati dal Reparto, si sono impossessati delle chiavi e si sono impossessati di tutto il Reparto. Tant'è che è intervenuto il Procuratore, ha condotto la trattativa, sono arrivati uomini di rinforzo. I Poliziotti, però, non avendo più certe le nostre regole d'ingaggio - che sono dettate dagli Ordinamenti - e non avendo più fiducia nell'operato dello Stato che non li tutela si sono rifiutati di rientrare in servizio perché rischiano provvedimenti giudiziari. Le nostre regole d'ingaggio - che sono state contestate nel giorno della rivolta - sono dettate dai nostri Regolamenti; l'articolo 41 dice che in caso di compromissione dell'ordine e della sicurezza nel Reparto, nell'Istituto, si può far ricorso anche alla forza come accade in tutte le Forze dell'Ordine quando ristabiliscono l'Ordine Pubblico".(Intervista ad Emilio Fattorello, Segretario Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria (S.A.P.Pe.) visionabile qui)
Ho ritenuto opportuno dar spazio alle parole del S.A.P.Pe. perché mi rendo conto che in Italia la Polizia Penitenziaria risulta quasi essere un'entità fantasma. Nelle Case di Reclusione la situazione è drammatica perché la Polizia Penitenziaria è in sotto organico e - spesso - si trova a dover affrontare orde di detenuti facinorosi che nulla hanno da perdere e che non vedono l'ora di sovvertire l'ordine costituito. Il problema nasce nel momento in cui i poliziotti in servizio devono riportare alla normalità la situazione ed allora devono ricorrere ad azioni coercitive. Lì scattano denunce, segnalazioni e scandali. Ma, e lo dico con rammarico, l'opinione pubblica pare vedere il "lupo nero" nella Polizia Penitenziaria anziché nei detenuti.
Sacrosanto - e menomale che c'è - il Garante dei Detenuti. Unico neo può essere quello di avere una posizione di prevenzione e dubbio costante nell'operato della Polizia Penitenziaria. Dietro alle divise blu della Penitenziaria non si celano dei boia, dei picchiatori o dei torturatori ma uomini e donne che per stipendi nemmeno troppo lauti rischiano la loro vita per il bene della collettività.
Carissimi, ho voluto e desiderato fare questo Post perché credo di dover dire GRAZIE a tutti i membri della Polizia Penitenziaria per quel che fanno nel nascondimento delle alte mura di cinta carcerarie. Il fatto di fare un servizio non visto dagli occhi dei più non fa di quel servizio un qualcosa di inutile o scontato.
Viva l'Italia, viva la Polizia Penitenziaria!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

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