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martedì 17 novembre 2015

A Rovereto il silenzio dei cannoni e il suono della pace

Carissimi, quest'oggi mi è giunto un bellissimo messaggio che desidero condividere con voi:
"La Campana dei Caduti, fusa utilizzando il bronzo dei canoni, chiede ogni sera la preghiera per i morti in guerra, chiede ogni sera ai vivi di non fare più la guerra.
Il suo è un suono largo, grave, poderoso, lento e solenne. Nessuno se ne può infastidire.
A questi rintocchi profondi la città aggiunge anche un messagio visivo. L'Ossario. Il nome non è gioioso, ma il suo compito è prezioso: una sepoltura dignitosa a chi è morto dilaniato dalle bombe, trafitto dalle baionette. E' un edificio grandioso, solenne, bianco, su una collina, in posizione strategica una volta, panoramica oggi. Quando si entra nel recinto, prima di accedere all'edificio, si notano diversi cannoni utilizzati 100 anni fa, puntati verso la Valle Lagarina. Appena sotto c'è un paese tranquillo, Lizzana, e tutta l'ampia zona industriale di Rovereto. Che stridore vedere quei rubinetti bellici diretti sulle case e sulle fabbriche! Come potrebbe venire in mente di sparare verso quegli obiettivi?
Salgo ed entro. E' appena andata via una comitiva di lingua tedesca. Sono solo e questo messaggio è tutto per me, nel silenzio. Tre larghi corridoi circolari su tre piani, collegati da due scale all'estremità del diametro, coperti da una cupola. I corridoi sono tappezzati di nomi e cognomi sulle piastrelle sigillate a coprire l'apertura di ogni piccolo loculo. Nella parete verso l'esterno gli italiani, in quella verso l'interno quelli dei soldati dell'esercito austro-ungarico. Moltissimi loculi portano la scritta: ignoto. Ho trovato anche un loculo di un soldato con il mio cognome. Migliaia di resti mortali di combattenti sulle aspre trincee montuose sono allineati gli uni di fronte agli altri! Inutile guerra! Mai più la guerra!
Nel ritorno noto la famosa fontanella e bevo un sorso di acqua fresca. A quella stessa fonte, vicinissima al Santuario della Madonna del Monte, durante diversi mesi del conflitto, durante il giorno venivano i soldati dei due eserciti nemici a rifornirsi di acqua, senza che, per un mutuo accordo, fosse mai sparato un colpo.
La pace è possibile, dove non si benda la ragione e non si spegne la lucerna della fede". (Padre Vito Nardin, Preposito Generale dell'Istituto della Carità, "Charitas - Bollettino Rosminiano", Anno LXXXIX, n. 11, novembre 2015, pagine 281-282)
Ho voluto portarvi a conoscenza di questa bellissima testimonianza per due motivi:
  1. fare memoria dei soldati che non ci sono più è un dovere verso quelli che verranno dopo di noi perché - se l'Italia è un paese pacifico - lo si deve soprattutto all'Esercito.
  2. conosco Padre Vito da molti anni e da lui ho avuto la fortuna di ricevere parecchi insegnamenti. Il suo pensiero e la sua rettitudine morale possono essere d'esempio per noi tutti.
Carissimi, non lasciamoci rubare la speranza, non lasciamo che il terrorismo crei in noi sentimenti di odio e di vendetta, non permettiamo al male di distoglierci dalla via del bene ma, con coraggio, camminiamo sulle orme di Gesù e preghiamo con fiducia affinché ben presto l'Italia riscopra quanto è soave il suono della pace.
Un abbraccio, Elia.

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