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venerdì 27 marzo 2020

Leva obbligatoria? Anche no! - Considerazioni di un grande Comandante

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", da parecchi anni nel mondo dei social network - Facebook in testa - leggo post di persone che inneggiano alla reintroduzione della "leva obbligatoria".
Quello che mi fa più sorridere è che a fare questi proclami sono per lo più soggetti che durante la "naja" ne hanno fatte "peggio di Bertoldo in Francia" o, ben peggio, quelli che la "naja" non l'hanno proprio fatta.
Nel 2019 jedanews.com scriveva: "Quello che serve in Italia, attualmente, è maggiore coesione fisica tra i giovani, attualmente coesi solo virtualmente tramite le nuove tecnologie, privi di esperienze “forti” capaci di plasmare il loro carattere.
La leva obbligatoria servirebbe sicuramente allo scopo, una esperienza forte e soprattutto umile per distaccarli dal mondo virtuale immergendoli in quello sociale, e per farli tornare con i piedi per terra". (Articolo intero qui)
Solito discorso che nulla ha a che fare con ciò che l'Esercito è e rappresenta per la nostra Nazione. Cosa significa che la leva obbligatoria sarebbe "una esperienza forte e soprattutto umile per distaccare i giovani dal modello virtuale"? Anche il pellegrinaggio a Fatima è un'esperienza forte che può allontanare i giovani dal mondo social ma non per questo lo Stato introduce il pellegrinaggio obbligatorio!
Ma quelli che mi hanno maggiormente contrariato - come quasi sempre d'altronde - sono quelli dell'A.N.A. (Associazione Nazionale Alpini) che sul loro Sito Ufficiale, in data 10 settembre 2019, hanno pubblicato: "Il servizio obbligatorio avrebbe dunque un ritorno sociale particolarmente importante, diventando non una spesa ma un investimento per il futuro, perché i nostri giovani possano ritrovare il significato di termini divenuti desueti come obbedienza, condivisione, solidarietà, identità. Giovani pronti a realizzare i loro progetti di vita con uno sguardo teso al mondo circostante, al suo patrimonio storico, paesaggistico, culturale e sociale e non al solo benessere personale: cittadini attivi e consapevoli!". (Tenente Piero Cambe, "Il ripristino della leva")
Come ho scritto poco fa, l'Esercito non è una o.n.l.u.s., un'o.n.g. o chissà che altra entità sinistroide. L'Esercito è una Forza Armata che si occupa di alta formazione, specializzazione e dottrina militare al fine di preparare al meglio possibile il personale deputato a servire la Nazione.
All'interno della Forza Armata

  • ci si occupa di gestire ed organizzare tutto l'aspetto logistico degli equipaggi e degli equipaggiamenti; 
  • si forma il personale all'arte del combattimento, della difesa personale e dell'interventistica in situazione di emergenza;
  • si predispongono figure professionali atte al reclutamento, all'informazione sul mondo della difesa e alla tutela sanitaria del personale in forza;
  • si preparano i più bravi specialisti nell'ambito della bonifica del territorio da ordigni bellici e nella gestione delle calamità naturali;
  • si selezionano e formano i militari che verranno impiegati nei reparti da montagna, reparti aviotrasporti, reparti paracadutisti, reparti amministrativi, ...;
  • ... e molte altre cose.

Parlare dell'Esercito come di una sorta di Scuola Materna dove far vivere un'esperienza unica ai nostri giovani non è solo inopportuno ma anche offensivo. L'Esercito non è un oratorio parrocchiale dove si vivono belle esperienze. L'Esercito è una realtà militare per uomini che mettono a repentaglio la loro vita in virtù del Giuramento fatto al Tricolore per difendere e servire il Popolo Italiano. Quando ci si arruola non lo si fa per scherzo. Quando si varca la porta carraia di una qualunque caserma si entra a far parte della storia e la storia non ammette mediocrità!
Ecco perché trovo assurdo ed insensato che si continui a paventare la possibilità di reintrodurre la leva obbligatoria. Mettere una massa di 18enni coi risvoltini, i pantaloni in fondo al sedere, le ciabatte colorate e la chewing gum sempre in bocca in una caserma è un'autentica follia. Non si possono vilipendere le gloriose Bandiere di Guerra Reggimentali con un'accozzaglia di figli di papà, viziati e senza spina dorsale con la speranza di farne degli uomini. Quando si entra a far parte dell'Esercito Italiano bisogna essere già uomini! Uomini coscienti della propria incapacità ma determinati a diventare delle eccellenze nelle mani della più grande e gloriosa Forza Armata mai esistita.
Ancora una volta da quando ho dato vita a "Cuore Alpino" voglio quindi far mie le parole di un grandissimo Ufficiale dell'Esercito Italiano: "Rendere nuovamente obbligatorio il servizio militare? Non è una buona idea. L’educazione ai valori e al senso dello Stato fanno capo, prima di tutto, a famiglia e scuola, non alle forze armate". (Generale di Brigata Rodolfo Sganga, Comandante dell'Accademia Militare di Modena e già Comandante della Brigata Paracadutisti Folgore)
Mai parole furono più ben dette! Peraltro non sono pronunciate da un giornalista o da un professore ma bensì da un Ufficiale con un curriculum umano e professionale da far invidia ai grandi condottieri della storia.
Carissimi, in questi giorni in cui siamo chiusi in casa per rispettare le norme del Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri in materia di Covid-19, approfittiamo per riflettere sulla nostra storia e sulla nostra identità di Nazione.
Sulle pubbliche piazze, in un momento nel quale stare per strada equivale a contagiarsi e a rischiare la propria vita, ci sono degli angeli in uniforme che rischiano il contagio per noi.
I militari dell'Esercito Italiano ci sono sempre, anche quando non li vediamo. Bene è ringraziare gli operatori sanitari ma buona cosa è anche dire un grazie sincero ed accorato ai nostri angeli in uniforme.
Grazie per l'attenzione,
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

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