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sabato 25 maggio 2019

Mentre la Penitenziaria boccheggia il Parlamento pensa alle sexy doll per i detenuti

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", dopo il mio recente scritto dal titolo " Islam radicale e carcere - Chi ascolterà la Polizia Penitenziaria? " ho ricevuto molti apprezzamenti da parte di agenti di custodia e persone del comparto giustizia.
Proprio da un poliziotto penitenziario ho ricevuto la stravagante e incredibile notizia del fatto che qualche politico "intelligente" desidera portare all'interno delle Case Circondariali italiane nientemeno che delle bambole sexy per far trastullare i detenuti.
Innanzitutto mi chiedo se i detenuti italiani abbiamo mai avanzato questa esigenza al Garante per i Diritti dei Detenuti e poi mi domando se questa proposta abbia un mero fine propagandistico/elettorale o sia seria. In entrambi i casi credo sia una vera ed assoluta idiozia!
Parlando con chi in carcere ci ha lavorato per tre decenni mi sono sentito dire che probabilmente i detenuti ripudierebbero la proposta perché il doversi "sfogare" con una bambola di gomma li paragonerebbe ai cani che si "inchiappettano" nei parchi pur di sfogare i loro istinti.
Molti detenuti italiani - questo va detto - a casa hanno una moglie, una compagna, una fidanzata che li attende e quindi non hanno necessità di un mezzo per lo "sfogo delle pulsioni" ma dell'amore caldo ed accogliente della donna che amano e che - con sofferenza - li attende a casa contando i giorni sul calendario.
Molti politici, nei loro interventi sui detenuti, non tengono conto che stanno parlando di persone dotate di intelletto e sentimento. A sentire queste proposte legislative pare li considerino alla stregua delle bestie e questo - permettetemelo - è squallido e irriverente.
Chi si trova in una casa di detenzione ha sbagliato, ha commesso dei reati e deve essere riabilitato ma già sta pagando con la propria vita il prezzo dei suoi errori. Ridicolizzarlo mandandogli una sexy doll in cella non è né educativo né corretto nei confronti di chi ha subito un danno dal detenuto.
Eh già. Sarò impopolare ma qualcuno si mette mai nei panni del cittadino che si è visto stuprare la figlia dal detenuto "tizio" o da quello che si è visto ammazzare la moglie dal detenuto "caio"? Cosa penserebbero costoro se sapessero che le case circondariali al loro aguzzino forniscono anche la bambola ludico/erotica?
Credo che - quantomeno - si sentirebbero feriti e beffati da quello Stato a cui si sono rivolti per ottenere giustizia. E, francamente, lo Stato non può permettersi il lusso di mancare di rispetto ai cittadini per bene in cambio di contentini elettorali alla popolazione carceraria.
Mauro Nardella, Segretario della camera sindacale territoriale della Uil Adriatica-Gran Sasso, interpellato sul tema, ha risposto: "La proposta è difficile da fare accettare agli stessi detenuti. Non so a chi vengano certe idee ma spero tanto si tratti di una fake news. Non ne ho certezza perché non vivo nella mente dei detenuti tuttavia il tempo passato all’interno degli istituti di pena italiani mi porta a pensare che gli stessi detenuti non si direbbero favorevoli e non credo che rappresenterebbe un bene per loro farsi osservare durante un amplesso con un fantoccio di gomma, visto che è costante la vigilanza degli operatori carcerari". (Fonte: "ReteAbruzzo.com")
E alle parole di Nardella aggiungo un'altra osservazione. Vi parrebbe giusto che un poliziotto penitenziario, durante il giro ispettivo delle celle, dovesse trovarsi ad osservare il coito di un detenuto che "sfoga i propri istinti" con il beneplacito dello Stato? Vi parrebbe una cosa corretta verso un operatore della pubblica sicurezza?
Insomma, siamo seri, queste proposte hanno tanto il sapore di "boutade" elettorali volte a far breccia sul cuore dei buonisti che vedono nei detenuti le vittime di un sistema che istiga il cittadino a delinquere.
Come sempre - nel sentire queste notizie - il mio primo pensiero è andato agli uomini e alle donne che prestano servizio nella Polizia Penitenziaria. Loro sono le vere vittime! Per citare Donato Capece, Segretario Nazionale del S.A.P.Pe. (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria), i membri del Corpo di Polizia Penitenziaria sono caratterizzati da un "mal di vivere" che spesse volte li porta a togliersi la vita.
Proprio Capece dice che: "E’ luogo comune pensare che lo stress lavorativo sia appannaggio solamente delle persone fragili e indifese. Il fenomeno colpisce inevitabilmente anche quelle categorie di lavoratori che almeno nell’immaginario collettivo ne sarebbero esenti, ci riferiamo in modo particolare alle cosiddette professioni di aiuto, dove gli operatori sono costantemente esposti a situazioni stressogene alle quali ognuno di loro reagisce in base al ruolo ricoperto e alle specificità del gruppo di appartenenza. Il riferimento è, ad esempio, a tutti coloro che nell’ambito dell’Amministrazione di appartenenza spesso si ritrovano soli con i loro vissuti, demotivati e sottoposti ad innumerevoli rischi e ad occuparsi di vari stati di disagio familiare, di problemi sociali di infanzia maltrattata ovvero tutto quel mondo della marginalità che ha bisogno, soprattutto, di un aiuto immediato sulla strada per sopravvivere". (Fonte: BolognaToday )
Voglio lanciare un appello ai Parlamentari di Camera e Senato affinché si adoperino a fornire figure professionali serie ed esperte ai membri della Polizia Penitenziaria. Un consulente psicologico serio e preparato potrebbe essere di grande sostegno per gli uomini e le donne della Penitenziaria che - ogni giorno - si trovano a lottare con situazioni di estremo disagio e concreta delicatezza.
Anziché pensare alle "bambole da sesso" per i detenuti pensiamo a tutelare la salute psico-fisica degli Agenti di Polizia Penitenziaria perché, dietro a ogni suicidio di un Penitenziario, c'è un caso concreto e lampante di morte sul lavoro.
Il 1 maggio i sindacati - in occasione della Festa dei Lavoratori - si "strappano i capelli" e "stracciano le vesti" per i muratori, i meccanici, i marittimi, ... ma non sento mai riferimenti concreti agli operatori della Pubblica Sicurezza che ne vedono di cotte e di crude e che - non di rado - perdono anche la vita in servizio.
Nel paese dei due pesi e delle due misure questo non fa più rumore ma, proprio perché siamo all'alba di un'importante tornata elettorale, mi permetto di dire che i membri delle Forze Armate e i membri delle Forze dell'Ordine sono lavoratori come tutti gli altri: né più né meno.
I poliziotti penitenziari, poi, come "lavoratori invisibili", vengono ignorati dalla collettività perché sembra non abbiano le stesse capacità e le stesse competenze della Polizia di Stato o dei Carabinieri ma vi assicuro che così non è. All'interno di questo Corpo di Polizia ci sono uomini e donne dall'alta professionalità e dalle disparate competenze. Ci sono agenti che parlano l'arabo, il cinese, il russo... ci sono agenti specializzati nell'addestramento delle unità cinofile... ci sono agenti con un grande acume investigativo... ci sono agenti con innumerevoli conoscenze di polizia giudiziaria... e così via.
Il fatto che non vediamo un Corpo non significa che esso sia inesistente o inutile; teniamolo a mente!
Carissimi, impegniamoci a diffondere la cultura delle dignità umana e il rispetto per le professioni ad alto rischio in modo da arrivare ad avere una nazione civile e realmente rispettabile.
Viva l'Italia, viva la Polizia Penitenziaria, onore a chi opera per la Pubblica Sicurezza!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

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