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sabato 18 maggio 2019

Islam radicale e carcere - Chi ascolterà la Polizia Penitenziaria?

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", ogni giorno - girovagando sui social - si legge delle difficile situazione lavorativa nella quale si trovano ad operare gli Agenti della Polizia Penitenziaria.
Le strutture penitenziarie sono al collasso e gli ultimi dati ci dicono che ci sono circa sessantamila soggetti in stato di detenzione a cui vanno aggiunti quelli in stato di "messa in prova" e quelli in situazione di "detenzione domiciliare". Di questi sessantamila detenuti almeno ventimila sono di nazionalità straniera (con quel che ne consegue per le tasche del Popolo Italiano).
Dei succitati ventimila carcerati una buona percentuale è di religione islamica e la cosa potrebbe sembrare di poco conto ma, ve lo assicuro, così non è.
Negli Istituti Penitenziari italiani c'è un forte rischio di proselitismo nelle celle e di diffusione di idee fondamentaliste che sfociano nel troppo poco considerato problema della radicalizzazione islamica.
Il radicalismo islamico  - checché ne dicano buonisti e filo-immigrazionisti - è alle porte, o meglio, è già ben presente e radicato nel nostro Paese. Il S.A.P.PE. (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) dice che "La situazione nelle nostre prigioni rischia di diventare allarmante, i signori della guerra santa sono pronti all’incendio devastante. Dice il leader del sindacato penitenziario: c’è una particolarità della struttura religiosa dell’Islam, che “è più orizzontale della nostra nel senso che non è strutturata in gerarchie e chiunque abbia un certo carisma può proclamarsi Imam”.
Da questi uomini in divisa, esposti ad un pericolo reale e non certo immaginario, arrivano anche proposte concrete al ministero della Giustizia, al dipartimento per l’amministrazione penitenziaria. Bonafede e soci le conoscono, ma non agiscono come dovrebbero". (Fonte: Sito del S.A.P.PE.)
In questi giorni di frenetica campagna elettorale in vista delle Elezioni Europee del 26 maggio p.v. Matteo Salvini, Segretario della "Lega" e Luigi Di Maio, leader del "Movimento 5 Stelle", fanno finta di litigare su tutto ma in realtà su una cosa sono uniti: ignorare la Polizia Penitenziaria e le sue istanze.
Il Governo "giallo/verde", infatti, litiga su tutto ma in modo particolare sulle tematiche relative all'immigrazione ed alla sicurezza. Lì proprio non ci sono accordi o possibili intese. Se uno dice bianco l'altro risponde nero e chi ne fa le spese - come sempre - è il Popolo Italiano!
Dal 1990 in poi, i governi italiani hanno pensato che il problema delle carceri si risolvesse con indulti, amnistie e decreti svuotacarceri che si sono dimostrati, iniqui, fallaci e persino dannosi. La Polizia Penitenziaria, sin da allora, chiede con veemenza che si lavori a livello diplomatico per permettere che gli stranieri che delinquono nel nostro paese vadano a scontare la pena nel paese da cui provengono. Questo avrebbe, peraltro, due vantaggi: il primo è di natura economica visto che al momento li manteniamo noi; il secondo è di natura legale visto che qui si incattiviscono e diventano un problema per la pubblica sicurezza.
Attualmente in Parlamento è depositata una proposta di legge presentata da "Fratelli d'Italia" in cui si dice con chiarezza che va data la concessione dei permessi di soggiorno in Italia ai soli migranti coi cui paesi d'origine c'è un accordo chiaro e bilaterale. In sostanza l'Italia rilascerebbe solo più permessi di soggiorno a cittadini stranieri provenienti da paesi che se li riprenderebbero in caso di commissione di reati sul nostro suolo.
Indovinate un po'? La proposta è ferma in Parlamento da più di un anno e nessuna forza politica - neppure la Lega di Salvini - si sta muovendo per farla approvare. Come al solito la politica dorme e il peso gravoso della sicurezza nazionale grava sulle spalle di Polizia, Carabinieri e Polizia Penitenziaria. Quest'ultima - tra l'altro - è in sotto organico e non riesce a far fronte a tutto ciò che le competerebbe visto che le carceri sono assurdamente sovraffollate.
La Polizia Penitenziaria ha spesso segnalato che nelle celle i detenuti di fede islamica si radicalizzano e interpretano il Corano in modo letterale. Questo ovviamente li porta - una volta fuori dal carcere - ad attuare una sorta di "vendetta" nei confronti di quell'occidente che loro vedono come "la grande meretrice" dell'umanità.
Carissimi, ignorare gli appelli che la Polizia Penitenziaria lancia da anni non è né educato né intelligente. L'Islam si sta rivelando un bel problema e bisogna intervenire subito prima che sia troppo tardi. Ciascuno di noi si adoperi a dar risonanza agli appelli della Polizia Penitenziaria e del suo Sindacato di categoria prima che anche nel nostro paese inizino stagioni di attentati e angherie di matrice maomettana.
Nella speranza che questo mio appello non resti inascoltato vi saluto.
Viva l'Italia, onore alla Polizia Penitenziaria!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica
del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

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