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domenica 3 gennaio 2021

Anche sotto Natale la Polizia Penitenziaria è vessata - Cuneo docet

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", inizio questo 2021 parlando della Polizia Penitenziaria che - come ormai sapete - stimo molto e alla quale mi sento molto legato.

Purtroppo, ancora una volta, devo dar voce ad un fatto spiacevole che ha colpito la Polizia Penitenziaria. Qui a Cuneo, infatti, il 27 dicembre 2020 - durante il turno di notte - due detenuti hanno ben pensato di devastare una cella approfittando del preoccupante sottorganico che da anni gli Agenti denunciano.

L'unica fortuna è stata che - nonostante abbiano invitato tutti alla rivolta - i due galeotti si siano trovati soli nel fare tafferugli e vandalismo. La questione sarebbe stata grave se gli altri detenuti si fossero associati nel far casino.

L'Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria O.S.A.P.P., nella persona del suo Segretario Generale Leo Beneduci, ha prontamente dichiarato: "Il problema del carcere di Cuneo è divenuto serio ed incontrollato; i detenuti hanno probabilmente percepito una grande falla del sistema ed hanno ben capito che gli agenti, all'interno dell'istituto, non hanno difese né tutele in nessuna condizione. Anzi, a dire il vero, al carcere di Cuneo, gli agenti non si sentono adeguatamente tutelati nonostante la loro nota disponibilità: ne deriva dunque che a nulla vale, a questo punto, sottrarre tempo prezioso ai propri affetti, ed a nulla servono le rinunce a dedicare tempo e risorse alla propria vita privata. Troppi messaggi contradditori generano “caos” e delegittimazione del personale di Polizia Penitenziaria che sembrerebbe essere “umiliato” per l’assenza di provvedimenti concreti intrapresi verso i detenuti: il personale è stanco di subire invettive gratuite da parte di detenuti che sembrerebbero agire in tale modo perché certi di restare impuniti. Chiediamo a gran voce che l’azione disciplinare prenda avvio e segua il suo corso, affinché i detenuti comprendano il dovere di rispettare le regole interne, e questo a garanzia generale di mantenimento di ordine e della sicurezza. Questa situazione è intollerabile, non può più tardare la messa in atto di un energico intervento agito da parte dei vertici dell’Amministrazione Penitenziaria, che già a livello regionale è ampiamente al corrente della grave situazione vigente nel carcere di Cuneo, dove il personale ormai allo stremo delle forze è esausto". (Fonte: CuneoDice)

Amnesty International - Cuneo, attraverso un commento su Facebook, ha fatto sapere che "La situazione di isolamento aveva scatenato proteste violente in diversi istituti penitenziari nel marzo 2020 e rischia di inasprire la tensione già presente nelle strutture, in assenza di misure adeguate che permettano alle persone di private di libertà di mantenere un contatto significativo con l’esterno. Alcune azioni di protesta da parte dei familiari di detenuti/e si sono già verificate, come quella di fronte al carcere le Vallette di Torino il 10 novembre scorso. Pochi giorni prima, alcune detenute della struttura avevano indirizzato una lettera ad Amnesty International Italia in cui già denunciavano la mancanza di contatti significativi con gli affetti nella situazione odierna. Lo stesso Garante aveva espresso preoccupazione per la possibilità delle famiglie di avere informazioni circa le condizioni dei propri congiunti, esortando le autorità a trovare soluzioni praticabili per fornire informazioni tempestive alle famiglie e per garantire il diritto alle relazioni affettive per le persone private di libertà". (Fonte: Amnesty International)

Ovviamente non sono assolutamente d'accordo con Amnesty International che cerca da sempre la legittimazione e la difesa oltranzista di chi ha danneggiato il prossimo e la collettività. In carcere non ci si finisce per meriti scientifici, culturali, artistici, ... in carcere ci si finisce a seguito di reati gravi e di condanne dopo regolare processo giudiziario! E' bene ricordare queste cose prima di fare come i Garanti dei Detenuti e le varie associazioni "buoniste" che difendono sempre e comunque chi - non solo deve scontare una pena - ma rende un inferno il turno di servizio degli Agenti della Polizia Penitenziaria.

La Polizia Penitenziaria che viene spesso definita come "brutta" e "cattiva" non è la carnefice ma, ahimé da molti anni a questa parte, è la vittima. Ha carenze di organico, carenze di dispositivi di protezione individuale, carenze di tutele e di attrezzature atte a neutralizzare la minaccia.

Il Ministero della Giustizia non può continuare a far finta che il problema non esista; deve far fronte al problema e tutelare gli uomini e le donne che prestano servizio nel Corpo di Polizia Penitenziaria. Tutto il resto sono chiacchiere da bar e - come tutti ben sappiamo - le chiacchiere che si fanno al bar valgono zero.

Viva l'Italia, viva la Polizia Penitenziaria!
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

lunedì 7 dicembre 2020

Cuneo e il suo contributo alle Forze Armate Italiane

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", quando si parla della Città di Cuneo sembra che questa sia stata solo una terra partigiana ma la storia ci insegna che non è affatto così. A tal proposito - in questo periodo di zona rossa dovuto al Covid-19 - ho fatto delle ricerche sulla presenza militare nel mio comune e voglio condividerne con voi il frutto.
Molti non sanno che dalle terre Cuneesi molti giovani vennero assegnati alla Divisione Livorno, la stessa Divisione che venne inviata a Gela (Sicilia) alla fine del 1942 per cercare di impedire lo sbarco delle Truppe Anglo-Americane. Purtroppo, però, come sappiamo, le truppe sbarcarono e tra il 10 e 11 luglio 1943 approdarono in Sicilia 160mila uomini, mezzi corazzati, meccanizzati e ricognitori di terra.
La battaglia fu dura e l'inferiorità numerica delle nostre truppe non fu certamente di buon auspicio. Gli invasori ebbero la meglio e la Divisione Livorno ebbe circa 7mila Caduti in soli tre giorni di combattimento. A seguito dell'Armistizio voluto dal Maresciallo Badoglio l'8 settembre 1943 la gloriosa Divisione Livorno fu sciolta.
A Cuneo, però, rimase il 33 Reggimento Fanteria "Livorno" che continuò ad operare ed esistere pur inquadrato in altre realtà. Per la sua presenza ed il suo valore, nel 1997, l'allora Sindaco Elio Rostagno e la sua giunta decisero di dedicare una Lapide commemorativa al Reggimento in Via Sette Assedi (seconda perpendicolare di Via Roma partendo dalla Questura). Su tale Lapide vi è scritto:
A PERENNE MEMORIA 
DELLE MIGLIAIA DI EROICI FANTI E ARTIGLIERI
DELLA BRIGATA E DELLA DIVISIONE "LIVORNO"
DAL 1849 AL 1943
I CUI ULTIMI REGGIMENTI EREDI DI NOBILI TRADIZIONI
33 FANTERIA - 34 FANTERIA - 28 ARTIGLIERIA
UNITAMENTE AI BATTAGLIONI: 4 MORTAI - CONTROCARRO - GENIO
E AD AUTOREPARTI - SERVIZI SANITARI E LOGISTICI
DELLE CASERME "PRIMARO" E "PIAVE" DI FOSSANO
E DA CUNEO DALLE CASERME "CARLO EMANUELE III"
"LEUTRUM" E "SAN FRANCESCO"
ALTE TENENDO LE LORO BANDIERE
MARCIARONO VERSO IL SACRIFICIO E LA GLORIA.
IL COMUNE DI CUNEO ED I SUPERSTITI DELLE ULTIME BATTAGLIE 
PER LA DIFESA DEL SUOLO PATRIO
REVERENTI POSERO.
Il 33 Reggimento Fanteria "Livorno", facente parte dell'omonima Divisione, nacque nel 1859 come unità del Regio Esercito Italiano. Ha servito la Patria ininterrottamente sotto il Regno di Sardegna nell'Armata Sarda, il Regno d'Italia nel Regio Esercito e la Repubblica Italiana nell'Esercito Italiano. Non ha mai cambiato specialità militare restando sempre un reggimento di fanteria. 
Per la sua versatilità è stato impiegato nella Prima Guerra Mondiale, nella Seconda Guerra Mondiale e nella Guerra Fredda.
La sua Bandiera di Guerra è stata decorata di
CROCE DI CAVALIERE DELL'ORDINE MILITARE D'ITALIA conferita con Regio Decreto il 5 giugno 1920 con seguente motivazione: "Nei duri cimenti della guerra, nella tormentata trincea o nell'aspra battaglia, conobbe ogni limite di sacrificio e di ardimento; audace e tenace, domò infaticabilmente i luoghi e le fortune, consacrando con sangue fecondo la romana virtù dei figli d'Italia". (Guerra 1915-1918)
2 MEDAGLIE D'ARGENTO AL VALOR MILITARE
MEDAGLIA DI BRONZO AL VALOR CIVILE
Le mostrine del Reggimento erano rettangolari e di colore arancione; alla base vi era una stella argentata a cinque punte bordata di nero, simbolo delle Forze Armate Italiane.
Dal 1976 al 1986 il 33 Battaglione Fanteria d'Arresto indossava sul basco color kaki, portato sino al giugno 1981 per lasciar posto al basco nero, il fregio della Divisione Folgore.
Nel medesimo decennio le mostrine del 33 Reggimento subirono una variazione cromatica: nella parte superiore erano blu con al centro un gladio alato e nella parte inferiore erano arancione con al centro la stella a cinque punte.
Questa la riassunta storia del glorioso 33 Reggimento Fanteria "Livorno" che - in quel di Cuneo - ha tenuti alti i più nobili sentimenti di amor di Patria, fedeltà alla Bandiera e servizio alle Istituzioni.
Carissimi, ho voluto narrare le gesta di questo disciolto Reggimento perché credo sia di fondamentale importanza, per la storia e la tradizione del mio comune, sapere che non tutti i Cuneesi furono partigiani e non tutti i Cuneesi sovvertirono l'ordine costituito.
"Nel sacrificio la gloria!"
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica del CMCS degli Alpini Giorgio Langella

sabato 21 novembre 2020

Colonnello Incursore Giuliano Angelucci: "Io sono del 9 e me ne frego!"

Carissimi amici dal "Cuore Alpino", questa sera voglio proporvi un bellissimo discorso del Colonnello Incursore Giuliano Angelucci, Comandante del 9 Reggimento Paracadutisti Incursori "Col Moschin", in occasione del suo fine comando per passaggio a più alti incarichi.

"Questo sarà un discorso diverso da quelli che avete sentito uscire dalla mia bocca. Porgo i miei più cordiali saluti alle autorità politiche, militari e religiose, alle Associazioni Combattentistiche e d'Arma, ai rappresentanti della società civile, sociale e a tutti coloro che hanno voluto condividere con la loro presenza questa cerimonia. Un caloroso abbraccio ed un deferente saluto ai famigliari dei nostri Caduti periti e deceduti in servizio. Grazie di averci omaggiato della vostra presenza. Un benvenuto particolare alle autorità convenute da questa bellissima città. Un subordinato saluto all'Ammiraglio di Squadra Cavo Dragone, Comandante del Comando Operativo Vertice Interforze, ed un subalterno saluto al Generale di Divisione Zanelli, Comandante del Comando Interforze per le Operazioni delle Forze Speciali e nostro Senior quali Incursori in servizio più alto in grado. Grazie per la vostra volontà di essere presenti. 

Agli ordini signor Generale Caruso, Comandante del Comando Forze Speciali dell'Esercito, benvenuto e ancora una volta grazie per aver deciso di condividere con noi la vostra partecipazione a questa cerimonia. 

"Io sono del 9, io sono del 9", quattro semplici parole in cui è racchiusa la grandezza del 9 Reggimento d'Assalto "Col Moschin"; IL reparto. Una breve frase che in realtà rappresenta la maestosità del senso di appartenenza a questo reparto, IL reparto. "Io sono del 9" a significare che non esiste il "mio 9", il "tuo 9", il "nostro 9", il 9 non appartiene a nessuno di noi; tutti noi apparteniamo al 9: IL reparto. Il 9 appartiene esclusivamente all'Esercito e alla nostra amata Italia. "Io sono del 9", il 9 Reggimento d'Assalto, IL reparto per il quale si deve provare un unico puro e rispettoso sentimento: l'amore incondizionato, uno stadio evoluto dell'amore in cui si offre benevolenza a prescindere del tipo di sentimento nel quale non esistono "come mai", "forse", "se", "ma", "perché". 

"Io sono del 9". Il reparto erede delle tradizioni degli Arditi del 9 Reparto d'Assalto della Prima Guerra Mondiale e del 10 Reggimento Arditi della Seconda Guerra Mondiale dal quale ereditò la Bandiera di Guerra, l'impeto, l'audacia ed il coraggio degli Arditi che implacabili assaltavano le posizioni nemiche donandoci un'eredità indelebile e troppo spesso dimenticata che noi cerchiamo di onorare ogni giorno. Lo facciamo perché assolutamente fieri ed orgogliosi di questo lascito e del legame indissolubile con le origini che sono le nostre fondamenta.  Sono schierati di fronte a voi gli eredi di tale patrimonio. 

"Io sono del 9": IL reparto fiero rappresentante dell'etica militare, leale e fedele alla propria missione ed al proprio giuramento. Reparto creato per l'unico scopo di vincere ad ogni costo per neutralizzare la minaccia, per difendere la Patria, per salvaguardare le libere Istituzioni. 

"Io sono del 9": IL reparto impiegato, fra l'altro, ininterrottamente - per circa 15 anni - nei teatri operativi di interesse a volte molteplici, schierando sia unità esclusivamente composte dal personale di reparto sia il cosiddetto "frame work" delle Special Operation Trance Forces Interforze. 

"Io sono del 9". Dico subito, a scanso di equivoci che il 9 Reggimento d'Assalto "Col Moschin" è IL reparto di punta, il più grande reparto, il più capace, il più stimato, il piano mirato non solo dell'Esercito Italiano. Incursori, voi siete l'onore dell'Esercito e delle Forze Armate italiane, anche di tutta Italia. 

Voi direte: "è chiaro che dici questo, sei il Comandante del 9". Ma queste parole non sono le mie, queste parole le ha dette il signor Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Generale Salvatore Farina, il 24 Giugno 2018. 

"Io sono del 9". Fieri figli di quell'Italia che costantemente adempie alle proprie responsabilità, assolvendo ai propri doveri, ai propri compiti istituzionali e le missioni assegnate senza esitazioni - a prescindere - e, fedeli alle parole del Capitano Zaninelli diciamo: "Signor Comandante, io me ne frego; si fa ciò che si ha da fare per la Patria". 

Nel ringraziare tutte le Famiglie del personale del 9, riservo un GRAZIE particolarmente sentito alla mia famiglia: mia moglie Rachele e mia figlia Giulia. Grazie per tutto il supporto che mi hanno dato in questi anni e, a causa della mia assenza, per tutti quegli abbracci, baci mai dati e per quelle coperte mai rimboccate. Vogliate accettare un semplice Presente! in segno di profonda gratitudine. 

Esprimo tutta la mia riconoscenza a voi Ufficiali, Sottufficiali, Volontari e Soldati del 9 per avermi sempre trattato da Comandante e per avermi fatto sentire, in ogni circostanza, il vostro Comandante. Infine, consentitemi di ringraziare il mio Comandante, Generale di Brigata Caruso, grazie!

Amato 9, Addio! Servirti è stato un privilegio. Viva i Reparti d'Assalto, viva il 9 Reggimento d'Assalto, viva tutti i Figli del 9 Caduti in Operazioni, periti in addestramento, deceduti in servizio, viva l'Esercito, viva l'Italia!". (Colonnello Incursore Giuliano Angelucci, Comandante cedente del 9 Reggimento d'Assalto "Col Moschin", 13 marzo 2020, video integrale qui)

Carissimi, questo discorso l'ho ascoltato, riascoltato, letto e riletto più volte ma ogni volta ne sono rimasto ammirato. Gli Arditi, gli Incursori del 9 "Col Moschin" sono delle autentiche macchine da guerra ma, lo avete potuto percepire, sono uomini con un cuore grande, uno spirito libero ed un fulgido pensiero. Uomini come gli Incursori non solo sono il nostro vanto, il nostro orgoglio e la nostra speranza ma sono soprattutto personificazione vivente del Tricolore.

Grazie per il vostro seguito.

Andrea Elia Rovera

Responsabile della Memoria Storica del CMCS degli Alpini Giorgio Langella