Domenico Giani nasce ad Arezzo nel 1962 in una famiglia cristiana di sani principi ed onesti valori civili e religiosi. Studia e si laurea in Pedagogia con indirizzo Socio-Psicologico presso l'Università degli Studi di Siena. Si arruola nella Guardia di Finanza dove presta servizio come Sottufficiale e, con grande tenacia e caparbietà, arriva al ruolo di Ufficiale.
La Presidenza del Consiglio dei Ministri nota le sue capacità e le sue attitudini investigative; su queste basi lo destina al Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica (S.I.S.De.) a tutela delle Istituzioni e della Democrazia. Anche qui si distingue per spirito di servizio ed abnegazione.
Lo Stato Italiano lo chiama dunque ad occuparsi di sicurezza e giustizia. Giani diviene comandante della Polizia Giudiziaria presso la Procura della Repubblica, svolge funzioni di Pubblico Ministero in udienza giudiziale, diviene Dirigente presso il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (D.A.P.) nel settore Protezione Tecnologica ed Organizzativa.
A conferma della sua grande esperienza investigativa, l'Università degli Studi de L'Aquila lo chiama quale Professore a Contratto presso la Facoltà di Scienze dell'Investigazione.
Nel 1999, a seguito di molti successi professionali, lascia gli incarichi presso lo Stato Italiano per diventare Vice Comandante del Corpo di Vigilanza dello Stato della Città del Vaticano. Dopo soli sette anni diventa Comandante della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, Responsabile della Direzione dei Servizi di Sicurezza e Protezione Civile, Coordinatore dei Vigili del Fuoco.
Giani, per espletare al meglio le sue funzioni, prende residenza nello Stato della Città del Vaticano di cui ottiene anche la Cittadinanza.
Il Comandante Domenico Giani è "diventato famoso" per aver bloccato e reso inoffensiva - per ben due volte - la signora Susanna Maiolo, cittadina italo-svizzera che sia nel 2008 che nel 2009 ha attentato alla vita di Papa Benedetto XVI nella Basilica di San Pietro. Nuovamente si è reso degno di menzione per aver coordinato, gestito e condotto le indagini di intelligence nel Caso "Vatileaks".
Quale Comandante della Polizia del Vaticano, Domenico Giani ha fatto delle vere e proprie rivoluzioni. Ha messo a punto nuove tecniche investigative, ha insegnato ai Gendarmi a seguire procedure di pronto intervento e di intelligence, ha organizzato collaborazioni con il Gruppo Intervento Speciale (G.I.S.) dell'Arma dei Carabinieri e con il Federal Bureau of Investigation (F.B.I.) degli Stati Uniti d'America. I Gendarmi che hanno conseguito risultati migliori e più efficienti sono entrati a far parte del neo-costituito Gruppo di Intervento Rapido (G.I.R.), un nucleo specializzato nel contrasto del terrorismo, negli attentati al Romano Pontefice e nel sabotaggio di eventuali oggetti esplosivi.
A seguito di tutti questi ammodernamenti e perfezionamenti del Corpo di Gendarmeria, il Vaticano si è visto inserire nell'Interpol all'Assemblea Generale del 2008.
Domenico Giani, grazie alla sua maestria militare, ottiene numerosi premi e riconoscimenti. Il 17 gennaio 2018, presso il Palazzo del Quirinale, ottiene dalla mani del Presidente della Repubblica Italiana la Croce d'Oro al merito dell'Esercito con la seguente motivazione: "Direttore dei Servizi di Sicurezza e Protezione Civile e Comandante del Corpo della Gendarmeria dello Stato del Vaticano, nell'ambito di un articolato e lungo processo che ha portato alla impeccabile definizione delle misure organizzative di sicurezza connesse con lo svolgimento presso le strutture della Santa Sede di diversificati e complessi eventi - di respiro internazionale e di interesse strategico per l'Esercito, esercitava un'insostituibile e determinante azione nel consolidamento di preziosissime sinergie ai vari livelli tra le articolazioni della Forza Armata e quelle della propria organizzazione, fornendo, in virtù della perfetta e apprezzatissima riuscita di tali iniziative, un contributo decisivo per consolidare ed accrescere l'immagine dell'Esercito quale Istituzione dello Stato prestigiosa, seria ed affidabile. Roma, settembre 2015 - novembre 2017".
Il Comandante Giani ha dimostrato le attitudini e l'onore di un Ufficiale quando - pur non avendo responsabilità oggettive ha rassegnato le dimissioni da capo del Corpo per "fuga di notizie sulla sospensione di addetti vaticani". Jorge Mario Bergoglio le accetta prontamente il 14 ottobre 2019 lasciando l'amaro in bocca a quanti di Giani hanno sempre avuto stima e considerazione.
Il Tg2000 della Conferenza Episcopale Italiana, in quell'occasione, riportò così la notizia: "Un comunicato ufficiale della Santa Sede ha reso nota la decisione presa dalla fedele ombra del Pontefice che ha rimesso il suo mandato nelle mani del Papa, assumendosi "in toto" la responsabilità della fuga di notizie su una disposizione riservata che prevedeva limitazioni amministrative nei confronti di personale della Santa Sede. Era il 2 ottobre scorso quando alcuni organi di stampa pubblicavano nomi e foto di cinque dipendenti vaticani coinvolti sull'inchiesta su investimenti immobiliari in Gran Bretagna per centinaia di milioni di euro. Un fatto che aveva esposto alla gogna mediatica le persone coinvolte, semplicemente indagate, mostrando una falla nel sistema di informazioni ad uso interno. Per volere del Papa, nei giorni scorsi, era stata aperta un'indagine per individuare "la talpa" e l'autore materiale della divulgazione che lo stesso Pontefice aveva paragonato ad un peccato mortale, perché altamente lesiva dell'integrità morale dei dipendenti coinvolti. Non essendo emerso alcun responsabile, Giani - con un gesto d'altri tempi - si è dimesso. Un atto in linea con le qualità mostrate dal Comandante nel corso degli anni, senso dell'onore, umiltà, lealtà profonda che hanno garantito intorno ai tre Pontefici (di cui è stato l'angelo custode) un clima di naturalezza e sicurezza". (Video integrale clicca qui)
Carissimi, ho avuto la fortuna di poter parlare con il Comandante Domenico Giani in due occasioni all'interno delle mura vaticane e mi sono sentito sempre un piccolo esserino dinanzi ad un gigante. Egli è umilissimo, molto parco nel parlare, ma gli si leggono negli occhi una grande professionalità, un grande senso del dovere e dell'onore. Mi pareva giusto, anche se in poche righe, illustrare la sua figura e le sue gesta perché "Cuore Alpino" esiste per narrare ciò che nella Difesa rende onore ai nostri avi.
Andrea Elia Rovera
Responsabile della Memoria Storica del CMCS degli Alpini Giorgio Langella
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