Carissimi amici dal "Cuore Alpino", oggi è una giornata particolarmente triste per me e per chi ama la Brigata Paracadutisti "Folgore". Un anno fa, infatti, per l'ultima volta, volava in cielo un uomo, un eroe, un Parà: Santo Pelliccia.
Quando si parla di Santo non si può non pensare alla Battaglia di El Alamein dove - come cita la celebre frase -: "Mancò la fortuna, non il valore". In quella terra spoglia e desolata molti nostri soldati, compatrioti, giovani di belle speranze hanno reso l'anima al Padre cadendo sul suolo polveroso. Santo Pelliccia ogni volta che veniva intervistato faceva in modo di parlare di El Alamein e dei leoni che - a differenza sua - non ce l'avevano fatta. Santo Pelliccia era così: niente per sé, tutto per gli altri.
Qualche anno fa, intervistato dal bravo Giuliano Tristo, Santo disse: "L'unica cosa che non ci mancava era il coraggio. Gli Inglesi, verso la fine della guerra, quando videro che non riuscivano a spuntarla in nessun modo, crearono i Reparti anti-Folgore. Io sono un modesto rappresentante di quei ragazzi che in Africa hanno dimostrato - ancora una volta - che l'Italiano è superiore agli altri e posso permettermi di dire anche a nome loro: Grazie!". (Video integrale qui)
Cinque anni prima di rendere l'anima al Padre, intervistato da Banca della Memoria Roma, diceva: "Io ho combattuto a El Alamein, in Egitto. Ero nel 1 Reggimento Paracadutisti. Avevo appena compiuto 19 anni. Ho combattuto in buche perché eravamo troppo pochi per avere le trincee; ognuno di noi aveva la sua buca situata lungo il confine. Eravamo armati di mitragliatore o di moschetto; i capo squadra e i vice capo squadra, invece, avevano i mitra. Per gli attacchi ai mezzi usavamo le bombe a mano e le mine magnetiche che avevamo catturato agli Inglesi. La Battaglia di El Alamein è durata circa otto giorni, continui, senza sosta. Riuscivamo a dormire un poco soltanto durante il giorno anche se dovevamo stare sempre attenti perché i cannoni nemici non riposavano mai. Al termine degli otto giorni abbiamo ripiegato ma non ci siamo mai arresi, non c'è stata resa, la Folgore non si è mai arresa. Ci è stato ordinato di ripiegare su altre posizioni ed abbiamo dovuto obbedire. Non ci siamo arresi. Ci è stato ordinato di distruggere alcune armi e di cessare il combattimento. Sono stato fatto prigioniero in Egitto; la mia prigionia è durata circa tre anni e mezzo. Nel 1945, con l'armistizio, siamo passati da prigionieri a cooperatori; eravamo sempre nei campi di concentramento ma era un po' meglio. Il tempo nel campo di concentramento si passava distesi in tenda per consumare meno energie possibili visto che l'alimentazione non era molto abbondante. E' stata un'esperienza durissima, la prigionia non è mai buona. Mangiavamo una brodaglia con qualche nervo di carne, un pezzo di pane e basta. Eravamo solo italiani perché i tedeschi erano in un altro campo. Gli inglesi, durante la nostra prigionia, costruirono l'esercito più potente del mondo e dissero: Ufficiali tedeschi, materiale americano, soldati italiani. Dovrebbero saperlo gli italiani che all'estero i nostri soldati sono i più apprezzati. Gli italiani hanno dimostrato che sono superiori agli altri. Eravamo senza mezzi, avevamo alimentazione scarsa, però abbiamo tenuto testa al più potente esercito mai messo in campo in Africa. (Video integrale qui)
Poche settimane prima che Santo morisse, il 12 luglio 2019, il Colonnello R.O. Carlo Calcagni, andò all'Ospedale Militare di Anzio per fargli visita e in quell'occasione registrò un bellissimo video nel quale - secondo me - è contenuto il testamento spirituale del grande Santo: "Sempre forza e coraggio perché la forza può mancare ma il coraggio mai. Siamo sempre Paracadutisti, sempre, lo saremo sempre. La Folgore vivrà oltre tutto, la Folgore non muore mai! Non dobbiamo mai dimenticare chi ha dato la propria vita per la Patria. Mi auguro di poter dire queste cose a tutti i Paracadutisti, Forza Folgore! Grande Folgore! Mai arrendersi! Arrivederci a Livorno!". (Video integrale qui)
Ed è proprio nei cieli blu di Livorno che voglio pensare si trovi Santo Pelliccia. Quella Livorno che egli ha amato con cuore puro, candido e cristallino. Purtroppo non ho mai avuto il piacere di incontrare Santo Pelliccia da vicino. Lo vidi all'Altare della Patria qualche anno fa, mi pare fosse il 2010. Non ho potuto onorarlo ed avvicinarlo ma in ogni video in cui lo vedevo restavo colpito dai suoi occhi. Occhi profondi di chi ha visto il mondo cambiare, mutare, crescere... Occhi profondi di chi ha visto la morte in faccia, di chi ha chiuso gli occhi ai suoi compagni d'armi, di chi si è chiesto: "perché lui e non io"... Santo Pelliccia non era un uomo come gli altri, non era un italiano come tanti; egli era un eroe, un eroe vero, un sopravvissuto, un pezzo fondamentale della memoria storica e militare del nostro Paese.
Con Santo Pelliccia se n'è andato un pezzo di Italia ma, per obbedire alle sue parole, possiamo dargli ancora onore e continuità non dimenticando chi ha dato la propria vita per la Patria.
Viva l'Italia, viva la Folgore, onori a Santo Pelliccia!
Andrea Elia Rovera
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